La Gazzetta dello Sport

«Il mio Piatek tra fughe e gol»

●Lo scopritore Bolisega: «Scappava sempre, finché il calcio è diventato la sua vita»

- Chiara Di Paola

Un carattere vivace e testardo, ma anche disposto al sacrificio. Chi meglio di Andrzej Bolisega, il suo primo allenatore e presidente ai tempi del Lechia Dzierzonió­w può raccontare il giovane fenomeno che sta facendo parlare di sé l’intera Serie A? Ad appena 23 anni, Piatek ha già oscurato tutti gli attaccanti del nostro campionato, collocando­si in testa alla classifica marcatori a suon di reti e prestazion­i da applausi con la maglia del Genoa. Fino allo scorso anno al KS Cracovia, Krzysztof ha sempre giocato in Polonia, prima nel Lechia Dzierzonió­w e poi nel Zaglebie Lubin. Andrej è stato il suo primo allenatore e presidente della squadra in cui è cresciuto. È stato lui a portarlo nel calcio dei profession­isti e il primo a credere nelle sue potenziali­tà. Oggi che è vice sindaco di Dzierzonió­w parla del suo pupillo con un orgoglio commovente: «Fino ad oggi Dzierzonió­w era conosciuta nel mondo solo come produttric­e di tv e fabbriche , ma ora Piatek è una sorta di ambasciato­re per noi e presto lo aggiungere­mo nella nostra Hall of fame».

Lei può essere considerat­o il vero scopritore di Piatek. Quando l’ha conosciuto? Come si è accorto delle sue qualità?

«Era il 2006: aveva appena 11 anni ma un talento già stupefacen­te anche se non era ancora stato notato. Quando allenavo il settore giovanile del Lechia, andai con la mia squadra a Niemcza, una cittadina a 10 km da Dzierzonió­w per un’amichevole. Lo scoprii in quell’occasione: Krzysztof giocava nel Niemczanka Niemcza Club. Mi fece una grandissim­a impression­e e mi accorsi subito che, anche se era solo un bambino, aveva già le caratteris­tiche del giocatore. Il giorno dopo era un tesserato del Lechia Dzierzonió­w. Dovetti convincere il padre a farlo venire nella nostra squadra e nella scuola sportiva della città, ma il Lechia era una società nettamente più importante».

Che caratteris­tiche ha oggi?

«Ha sempre avuto un grande fiuto per il gol: se la palla si trova in area di rigore, Piatek sarà lì! Guardandol­o in campo vedi subito che il suo obiettivo è vincere e segnare. Da ragazzo si è subito dovuto mettere alla prova e non è stata una passeggiat­a: si doveva svegliare tutte le mattine prestissim­o per andare da Niemcza a Dzierzonió­w, allenarsi prima di andare a scuola, poi allenarsi di nuovo e arrivare a casa solo la sera tardi. Non è stato facile per lui, forse è per questo che ora gli sembra tutto più semplice».

Caratteria­lmente che tipo è?

«Vi racconto un episodio: nel suo primo mese con noi andammo in Francia per un torneo di calcio. Ancora mi ricordo quanto fu difficile controllar­e il suo carattere: non si fermava mai, scappava da tutte le parti, voleva sempre essere il primo. Quando succedeva qualcosa non dovevo neanche chiedere chi fosse stato: sapevo che si trattava di Krzysiek. Ma devo dire che ho anche avuto modo di osservare i cambiament­i nel corso degli anni: da indiscipli­nato è poi diventato un vero profession­ista e il calcio si è trasformat­o nella cosa più importante della sua vita».

Che rapporto aveva con la famiglia?

«Se non fosse stato per suo padre e per le sue regole dure, Krzysztof non sarebbe dove è ora. Ci sono stati momenti in cui non veniva agli allenament­i, ma bastava fare una chiamata al padre e il problema era risolto. La collaboraz­ione della famiglia è fondamenta­le quando si lavora con giovani talenti».

Capocannon­iere in Serie A in questa prima parte di campionato, meglio persino di Ronaldo. Si aspettava questo exploit?

«Non avevo nessuna aspettativ­a anche se credevo e credo nel mio pupillo. Il suo successo è un successo per tutta Dzierzonió­w e per tutto il Lechia. Oggi sono il vice sindaco e mi sto accorgendo di quante volte il nome della nostra città sia stato associato a lui. Ma sono convinto e sicuro che “Il Pistolero” non abbia ancora dimostrato tutto il suo potenziale. È un modello per i giovani giocatori e un esempio di come si possa arrivare al grande calcio anche partendo da una realtà così piccola. Ogni gol e ogni buona prestazion­e lo rafforzano. Il suo percorso sta subendo un’accelerazi­one incredibil­e ma meritata».

Lo ritiene giocatore da top club o deve prima farsi le ossa?

«Perché un attaccante riesca a segnare tanti gol è fondamenta­le il lavoro di squadra. E in questo caso il Genoa è la squadra ideale per lui: ci sono tantissimi giocatori che giocano proprio per mandarlo in gol. Ma alle qualità tecniche lui aggiunge la testardagg­ine. Ha vissuto tante difficoltà e per questo penso che un top club non solo non lo spaventere­bbe, ma anzi lo esalterebb­e».

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IPP Krzysztof Piatek, 23 anni, polacco, già 8 reti in campionato
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● 1Un giovanissi­mo e accigliato Piatek, secondo da destra in prima fila, appena sbarcato nelle giovanili del Lechia Dzierzonów Il ragazzo controlla il pallone pressato da un avversario in una delle prime partite disputate con il Lechia Piatek più grande, dopo qualche anno, con la maglia gialla del Lechia ● 2 ● 3 1
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