La Gazzetta dello Sport

Più forte di tutto

Ronaldo con un gol di rabbia batte anche le emozioni

- Fabiana Della Valle INVIATA A UDINE

Il bello del calcio è anche un piccolo invasore che scoppia in lacrime dopo aver ottenuto l’autografo del suo giocatore preferito. Cristiano Ronaldo ha impedito che la security lo portasse via, lo ha accarezzat­o e gli ha firmato la figurina Adrenalyn Panini con la sua immagine. Se c’è una cosa di cui CR7 ha bisogno in questo momento è normalità, che per uno come lui significa concedersi alle attenzioni dei tifosi e poi correre, lottare e soprattutt­o segnare. Ronaldo è tornato a farlo ancora in trasferta, quasi due settimane dopo la rete al Frosinone: siluro di sinistro senza stoppare il pallone consegnato­gli da Mandzukic su cui Scuffet, miracoloso poco prima su Mario, non può nulla. La sintesi del gesto tecnico è nel linguaggio del corpo di un tifoso in tribuna, che con le mani mima un inequivoca­bile «mamma mia». La difficoltà maggiore, in questi casi, sta nel capire in una frazione di secondo come posizionar­si con il corpo, come e dove mettere la gamba destra per fare da perno e lasciare spazio alla sinistra. Ronaldo esegue tutto e alla perfezione nello spazio temporale che basta ai campioni per fare la differenza.

GOL ALLA RONALDO Una giocata può cambiare una partita e anche allontanar­e i brutti pensieri e la negatività. Cris era arrivato con un istante di ritardo sul cross di Cancelo, anticipato dalla testa di Bentancur, è stato tempista subito dopo, sul 2-0. Forse non è il gol più bello segnato con la Juventus (gli contende lo scettro il secondo al Sassuolo), ma di sicuro è il più ronaldiano: un solo tocco, ma letale. Finora ha fatto quattro reti, tre di sinistro, che non è il suo piatto forte. Una decina di minuti prima, Allegri lo aveva chiamato per dirgli di allargarsi più a sinistra e cercare il fondo. Suggerimen­to ascoltato e risultato ottenuto. C’è qualcosa di liberatori­o nell’esultanza, perché Cristiano segue sì il solito copione ma con una rabbia inusuale mescolata alla soddisfazi­one. Voleva dimostrare al mondo di essere il numero uno anche nelle difficoltà, di essere in grado di gestire le emozioni anche in un momento come questo, forse il più delicato della sua vita. Il privato deve restare fuori dal campo, sempre. Dopo la posa a braccia larghe vicino alla bandierina, il primo a correre da lui è stato Matuidi, poi Cristiano ha chiamato a sé Mandzukic in segno di ringraziam­ento e insieme a Mario tutti sono corsi ad abbracciar­lo. RITORNO ALLA NORMALITÀ Non solo il gol: nella partita giocata alla Dacia Arena da CR7 c’è la smania di un ragazzo che non è appagato nonostante un museo pieno di trofei. Che si sente il migliore, in barba ai premi assegnati ad altri in questi ultimi mesi, e ha scelto la Juventus per ribadirlo. Ronaldo ha sbuffato fino all’ultimo secondo, ha mulinato le braccia in segno di stizza quando Scuffet gli ha negato la doppietta deviandogl­i un tiro forte e rasoterra, ha stuzzicato il pubblico con doppi passi, colpi di tacco e assist sapienti, come quello per Bernardesc­hi nella ripresa. Forse avrebbe voluto ancora di più, perché lui è un incontenta­bile nel dna, però si è goduto la banalità di una giornata come tante: la sua squadra vince e lui recita da protagonis­ta. Anche la pacata Udine si è inchinata a Cristiano: record d’incassi da

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