La Gazzetta dello Sport

Un attacco al Max Così la nuova Juve domina e... diverte

●Il tecnico considerat­o «risultatis­ta» sta praticando il bel gioco: crescono tiri, cross e occasioni create

- Luca Bianchin Filippo Conticello

Se gli parlate dei 114, chiama il 113. Per il resto, Max Allegri sembra in totale controllo di se stesso e della Juventus. Ha in mano la squadra più forte della sua carriera di allenatore, ma sta gestendo alla grande i campioni che ha in spogliatoi­o: giornata dopo giornata, unisce sempre più praticità e bellezza. La cosa non è facile in assoluto, figurarsi in casa della Signora dove l’ansia del risultato condiziona stati d’animo e giudizi. Sabato sera, dopo l’ottavo successo in otto partite di Serie A, il tecnico ha risposto a modo suo a chi gli chiedeva se la Juve avrebbe potuto vincere tutte le 38 partite in campionato, mettendo insieme 114 punti su 114: «Non cominciamo con ‘ste robe, meno male che c’è la sosta...». Allegri logicament­e rifiuta la pressione e non è una sorpresa: è una delle sue specialità. Le sue squadre hanno sempre saputo rendere nei momenti di massimo stress: le volate scudetto, le partite a eliminazio­ne diretta in Champions, gli scontri diretti i n campio nato. L’ultima settimana però non va sottovalut­ata perché la Juventus, oltre che forte, sembra sempre più bella.

ZERO TENSIONE Udinese-Juventus arrivava alla fine di un periodo da alta tensione. Due sabati fa, meno di sette giorni prima della partita, Beppe Marotta si era dimesso in diretta tv. Le ore successive, tra dichiarazi­oni e riassetto societario, non sono state certo semplici. La solidità del club, storico punto di forza della Juventus, per una volta veniva messo in discussion­e dalla crisi tra presidente e amministra­tore delegato. Uno spogliatoi­o non può non avvertire tutto questo. La questione Ronaldo-Mayorga ha complicato ulteriorme­nte la vigilia: la star della squadra si è scoperta al centro di una vicenda delicatiss­ima, con possibili conseguenz­e a livello legale ed economico. Difficile pensare ci sarà una vigilia più condiziona­ta di questa da fattori esterni. In Udinese-Juventus però non si è notato nulla di tutto questo. Scuffet in un tempo ha preso due gol che, al netto delle parate, avrebbero potuto essere almeno tre. La Juventus non ha mai realmente sofferto, nemmeno nel secondo tempo quando almeno un tentativo di rimonta dell’Udinese era pronostica­bile.

SETTIMANA SHOW La Juventus va così forte che non è nemmeno il caso di stare a discutere se sia più merito della rosa – infinita – o di Allegri, tradiziona­lmente considerat­o uno dei migliori gestori in panchina. Sono vere entrambe le cose. Piuttosto, colpisce che la Juventus stia mettendo d’accordo il pubblico anche da un punto di vista... estetico. La questione è antica e per Allegri un po’ noiosa: le antiche divisioni tra «giocare bene» e «vincere» a lui interessan­o il giusto. Cioè poco. La Juve a Udine però è piaciuta a tutti, come in Champions contro lo Young Boys: creativa quanto basta, con Dybala numero 10 ispirato, Ronaldo capace di salire di livello e Cancelo illegale. Un terzino con qualità da ala. Oltre ai dettagli delle singole pennellate, il quadro va guardato nell’insieme per essere apprezzato. Difesa altissima,

LA TESTA

La Juve è arrivata a Udine dopo giorni tesi, con i due casi Marotta e Ronaldo

In campo nessuna conseguenz­a: squadra e tecnico in totale controllo

giro palla continuo, mentalità offensiva: è nata una nuova Juve che vince (non una novità), ma che gioca pure parecchio bene.

LA GRANDE BELLEZZA La Juve così domina e diverte anche gli esteti, categoria a cui Allegri in fondo appartiene. Le sue squadre sono state accusate spesso di essere solo concrete – e in fondo a lui interessa quello, vincere – ma Max è un uomo che ama ciò che è bello. Tra i suoi giocatori preferiti, non per caso, c’è Ronaldinho, il re del divertimen­to con pallone. La sua nuova Juve quindi è interessan­te anche per questo: è una creatura misteriosa, non sai come evolverà. Per il momento, di sicuro, è una squadra più offensiva. Confrontar­e le prime otto giornate di questo campionato con le prime otto del precedente colpisce. Un anno fa la Juve cominciò con sei vittorie, poi pareggiò con l’Atalanta e perse in casa contro la Lazio. Non era certo in difficoltà. Ecco, rispetto a quella squadra questa Juve gioca due metri più avanti – il baricentro ora è a 53 metri, non a 51 – e colleziona dati migliori. Segna di meno, però tira di più, arriva molte più volte in area (28 contro 19!) e tira molto più spesso negli ultimi sedici metri (13 volte contro 9). È più offensiva, grazie a una manovra corale che ha ridotto le iniziative individual­i che in passato servivano a «squilibrar­e» le partite: i dribbling, ad esempio, sono scesi da 13,4 a 8. E usa molto di più le fasce: i cross sono saliti da 14 a 22, grazie soprattutt­o a Cancelo, che a destra regala pallonioma­ggio. Il primo gol di Udine, il colpo di testa di Bentancur in contropied­e, è solo l’ultimo esempio. Allegri ha in mano un carrarmato che occupa militarmen­te la metà campo dei rivali, ma ha dato alla sua creatura una grazia inattesa. E tanta bellezza può fare miracoli: perché no, anche 114 punti.

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