I conti? Pessimismo strategico e prospettive da record
«business plan» si ipotizza di uscire dal girone di Champions e giocare 2 turni di Europa League. Invece il fatturato sarà top
In fondo è come quando ci si prepara ad un esame universitario. Si studia tanto, ad un certo punto arriva l’ansia da prestazione e poi, quando arriva il giorno, si pensa con lucidità: «Ho fatto tutto il possibile. Mi piacerebbe prendere 30, però se arrivasse un 26-27 non è da disprezzare». Ecco, la Roma che ha appena approvato nel Cda un bilancio «da laurea» – 250 milioni di fatturato, depurato dalle plusvalenze: record della storia del club – nel «business plan» per la stagione in corso ha zavorrato le proprie ali. Non è questione di sfiducia e neppure di scaramanzia, ma potremmo dire di serietà. Cioè, perché vendere sogni all’inizio (correndo il rischio di risvegliarsi male) quando alla fine si può festeggiare lo stesso se le cose vanno bene? TERZO POSTO Così la dirigenza, come peraltro è successo quasi sempre in casi analoghi, nel pianificare i ricavi ha ipotizzato una eliminazione dalla Champions nel girone di qualificazione e lo scivolamento in Europa League, dove la simulazione è quella di superare due turni (sedicesimi e ottavi) per poi uscire. Ovvio che la Roma pensi a ben altro cammino. In fondo grazie alla scorsa stagione sono arrivati in cassa 98,5 milioni dalla cavalcata Champions che, a dispetto della prudenza, può ripetersi.
NUOVO PRIMATO Al netto della doverosa prudenza, comunque, la dirigenza ha già posto le basi per battere un nuovo record di fatturato a giungo prossimo. Motivo? Semplice. Solo nell’attuale bilancio saranno inseriti i 62,5 milioni della cessione di Alisson (più 10 di bonus) e i 25 milioni (più 3 di bonus) di Strootman. Ma non basta. Entreranno a regime anche gli 11 milioni a stagione proveniente dal nuovo «main sponsor» Qatar Airways, gli 8,5 dal «back sponsor» rappresentato dalla Hyundai e i 5 portati in dote dalla Betway.
INGAGGI E PAREGGIO Con cifre del genere già in partenza, è facile ipotizzare che la Roma – libera tra l’altro anche dalle pendenze del «fair play» finanziario – possa chiudere in pareggio (adesso il «rosso» è di circa 25 milioni). Ma dipenderà anche delle scelte strategiche, perché il club non ha intenzione di diminuire in competitività. Lo si nota dal monte ingaggi che, al netto degli ammortamenti, è stato di circa 158 milioni. Alto, certo, ma le statistiche dicono che (tranne eccezioni in stile Leicester) i piazzamenti nei primi posti (e quindi la partecipazione alla Champions) è direttamente correlata agli stipendi. Insomma, finanziariamente parlando, gli esami paiono da 30. Per la lode, al solito, occorrerà un trofeo.