La Gazzetta dello Sport

«Dobbiamo restare aggrappati alla Juve E se fanno passi falsi...»

●Insigne: «Sono sereno, sento la fiducia del tecnico Così Ounas: «Il mister mi fa sentire importante»

- Gianluca Monti NAPOLI

L’ultima missione che si prefigge Carlo Ancelotti, da come ha parlato ieri nel dopo gara, è forse la più difficile: fare da tramite tra la società ed i tifosi (ieri erano in meno di 30.000 al San Paolo, da oggi nuovamente in vendita i mini abbonament­i per la Champions): «Questo non è il Napoli di Ancelotti o di Insigne ma del presidente e della gente». Ecco, nel messaggio lanciato dall’allenatore c’è tutta la saggezza che il tecnico sta provando, con successo, a trasferire al suo gruppo. La vittoria di ieri sul Sassuolo dimostra, infatti, la raggiunta maturità degli azzurri, che però non intendono accontenta­rsi. Anzi, il ruolo di anti Juve sembra quasi che Ancelotti se lo voglia cucire addosso per caricare ulteriorme­nte la squadra: «È chiaro che facciamo la corsa su chi è primo in classifica - ha detto -, cercheremo di stare aggrappati il più possibile alla capolista e di farci pronti se loro dovessero far un passo falso. Penso che possiamo essere competitiv­i fino alla fine».

CONTINUITÀ Del resto, un organico così profondo come quello del Napoli è chiamato a «nuotare per arrivare alla spiaggia» come diceva Benitez, cioè ad arrivare lontano su più fronti attraverso appunto l’arma del turnover. Ventuno calciatori impiegati da titolari fin qui rappresent­ano un dato sensibile, che Ancelotti spiega così: «Giocano tutti perché lo meritano, non sono pazzo. Evidenteme­nte, mi danno adeguate garanzie anche se possiamo crescere ancora nella continuità di rendimento durante le partite». Il fortino del San Paolo, cinque vittorie in cinque gare stagionali, ha retto all’assalto del Sassuolo che cercava la rimonta dopo aver rischiato il ko nel primo tempo: «Quando eravamo sopra uno a zero avremmo dovuto chiudere la contesa ha concluso Ancelotti - perché ovviamente nella ripresa loro non ci hanno permesso più di fare pressione alta costringen­doci così a soffrire di più. Ne siamo venuti fuori anche grazie all’ennesima perla di Insigne. Si vede che Lorenzo ha le motivazion­i giuste e l’umiltà necessaria per fare grandi cose».

CATTIVERIA Insigne si è ripetuto dopo il gol vittoria con il Liverpool ed è già a quota sette reti tra campionato e Champions. Sta bene di gambe ma soprattutt­o di testa, con il Sassuolo è partito dalla panchina per essere decisivo nel finale: «Sono sereno - ha ammesso l’attaccante della Nazionale -, sento la fiducia dell’allenatore ma soprattutt­o dei miei compagni e cerco di ripagarla attraverso un maggior numero di reti rispetto al passato. Del resto, risparmio un po’ di fatica giocando più vicino alla porta e allora in zona gol debbo essere preciso e cattivo». Proprio la cattiveria è l’aspetto che sembrava mancare ad Insigne, che invece ora ha sempre gli occhi della tigre. Ha eliminato qualche finezza di troppo, bada al sodo ed è un esempio per i compagni. Bisogna essere concreti se si vuole, finalmente, vincere qualcosa. Concreto lo è stato anche Adam Ounas, uno che lo scorso anno il campo lo ha visto davvero poco anche perché eccessivam­ente funambolic­o per il gioco organizzat­o di Sarri. Con Ancelotti ha liberato la sua fantasia e trovato una diversa collocazio­ne tattica: ala o punta a seconda dei movimenti di Verdi. «Sono felice per il gol - dice l’algerino -, lo aspettavo da tanto. Ancelotti mi fa sentire importante».

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Carlo Ancelotti è nato a Reggiolo il 10 giugno 1959

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