INTER E MILAN AVANTI IL DERBY DIRÀ LA VERITÀ
Questa Juve sembra irraggiungibile, ma Inter e Milan continuano la loro avvincente rincorsa senza più perdere un colpo. Due successi, da grandi quello rossonero, non del tutto convincente quello nerazzurro, ma per motivi opposti molto importanti. Icardi è un giustiziere implacabile che trasforma in gol ogni pallone che tocca, nascondendo qualche limite nerazzurro di gioco e personalità che riaffiora. Higuain non è mai partito così forte, ha ritrovato quella centralità che in bianconero doveva condividere con altre stelle. e accanto a Cutrone può quasi replicare in rossonero la coppia Ronaldo-Mandzukic in un Milan che adesso ci crede.
Ora c’è la Nazionale, ma poi arriverà il derby a risolvere parecchi interrogativi su chi, dal «secondo» campionato, può sfidare la Juve che per ora sembra giocare da sola. Napoli, Roma e Lazio sono le altre pretendenti, come se la classifica si stesse riconciliando con le previsioni della vigilia e i valori assoluti. Una cosa però è la classifica, dove comunque un +6 in otto turni sulla seconda è enorme, un’altra il distacco tecnico e psicologico. Vincono Roma, Napoli, Inter e Milan, ma soltanto la Juve mette paura: le avversarie non si «scansano», soltanto non riescono ad affrontarla alla pari. Per le altre non è così. Mai dire mai, però. Non siamo neanche a un quarto di stagione: quello che il calendario dà (una partenza abbordabile) il campionato toglie (Allegri si ritroverà una serie di sfide ad alto rischio nel momento cruciale).
Intanto, nel successo dell’Inter con la Spal c’è tanto da rivedere. La squadra di Semlici s’è permessa di giocare a viso aperto, apertissimo. Meritava almeno il pari. Rispetto al Psv, un paio di passi indietro per Spalletti nella gestione della teorica superiorità, dote sempre presente nel Dna di una grande. Il rovescio della medaglia è che l’Inter è irriducibile, continua a vincere anche giocando male, e ha un paio di top (Icardi, Nainggolan) che possono sempre creare il break.
Sembra quasi più solida del Napoli che gioca meglio dei nerazzurri, sicuro, ha sconfitto anche il Sassuolo (al solito bellino, elegante ma poco pratico), però ha goduto di un erroraccio di Locatelli e di una magia di Insigne che si è preso il centro del Napoli, non soltanto metaforicamente. Ancelotti si conferma il rivale più credibile, perché più consapevole e perché la squadra non è cresciuta rispetto a Sarri ma si è evoluta, reinventando ruoli, posizioni e sistema. Così sta ritrovando quegli automatismi che con Sarri nascevano scientificamente e qui sono conseguenza di pratica e mestiere.
Ma è il Milan quello che più incuriosisce. Il suo valore non è ancora chiaro, ma la striscia positiva spiega che c’è una qualità di base alta (Suso, Calhanoglu, Biglia se torna Biglia) su cui impostare una manovra che in attacco può essere devastante, ma deve trovare continuità ed equilibrio. Gattuso non sarà un teorico alla Sarri ma sta convincendo i suoi con scelte di buon senso e tanta coerenza, correggendo gli errori. Il suo MIlan non rinuncia mai al gioco, Higuain è un leader com’era al Napoli, il centrocampo va equlibrato.
Appunti sparsi. Non è più in discussione che il grido d’allarme di Gasperini fosse motivato, che la Lazio abbia un’anima diesel che la tiene in alto, pur senza Miliknovic, che la Samp e il Parma non rinuncino al gioco. E che Piatek sia un fenomeno da studiare molto seriamente, sì.