Ho visto un Re
Hamilton domina, Vettel solo sesto: corona a un passo
Egiunta l’ora di fare i conti. Non quelli che la Ferrari farà a Maranello tra qualche ora, lontano dai riflettori, per analizzare la serie di errori, tra team e piloti, che hanno vanificato in Giappone anche l’obiettivo minimo, il podio. No, i conti sono quelli legati alle combinazioni che possono consentire a Lewis Hamilton, per la quarta volta consecutiva sul gradino più alto del podio da quando il Mondiale è ripreso a Spa dopo la pausa estiva, di vincere il titolo iridato già tra due settimane ad Austin. E’ questa la miscela creatasi tra il suo successo e il modesto sesto posto raccolto da Vettel, al termine di una corsa complicata dal contatto all’ottavo giro con Verstappen, che ha ricacciato il ferrarista in fondo al gruppo, costringendolo a rimontare. Ora dunque il vantaggio dell’inglese è salito a 67 punti. Stando così le cose, se Lewis dovesse continuare la striscia vincente anche in Texas, su un altro tracciato che lo esalta, come dimostrano le 5 vittorie in 6 edizioni (non ci perde dal 2014) e Vettel salire andare anche solo sul gradino più basso del podio, l’impresa di raggiungere Juan Manuel Fangio a quota 5 titoli sarebbe completata. A quota 77 Hamilton non sarebbe più raggiungibile con tre gare da disputare e un mese sulla conclusione del campionato.
SCATTO Scenario difficile ma non impossibile, considerata la forza della Mercedes nelle ultime corse, come ha ricordato ancora ieri Toto Wolff: «Siamo andati forte su una pista ultra veloce come Monza, quindi su un cittadino come Singapore, poi a Sochi e qui a Suzuka che costituisce un mix di piste come questa. Però adesso dobbiamo restare concentrati, basta una gara storta, un ritiro…io penso al trofeo quando ce l’ho in mano, non prima». E si può stare certi che l’idea di un altro fine settimana da padrone intrighi e parecchio Hamilton: «Austin è una pista tradizionalmente favorevole per noi, non vedo l’ora di scatenare questa bestia su quella pista». La bestia è, ovviamente, questa W09 che è cresciuta gara dopo gara dopo il sonoro schiaffo rimediato in Belgio dalla Ferrari. «Dopo quella sconfitta ho mandato una email – ricorda Wolff – a tutto il team, dicendo che non avevo nessuna intenzione di perderlo questo mondiale, che non era il caso di mollare. La ricetta vincente? Sviluppo, ricerca, mentalità e divertimento».
GIOIA Sia come sia, la Mercedes è stata brava a fornire a Lewis una macchina veloce e robusta, il resto a Suzuka ce l’ha messo il pilota che su una pista vecchia maniera si è esaltato: «Ma perché non ne fanno più di piste di questo tipo? Un divertimento ogni attimo. Sognavo una seconda parte di campionato così, ma poi realizzarla è un’altra cosa. La Ferrari? Francamente non mi aspettavo che sbagliasse così tanto, ma non sono problemi mei».
LA GARA Conquistata la pole, Hamilton sapeva che se fosse passato al comando dalla prima curva, la sua corsa si sarebbe trasformata in una marcia trionfale e così è stato: coperto alle spalle da Bottas, che avrà (forse) modo e tempo di vincere qualche gara a missione compiuta, ha semplicemente dovuto gestire le gomme soffici e medie, senza particolari patemi. E ogni tanto per tenere desta l’attenzione su di sé ha chiamato il box, sostenendo di avvertire rumori sinistri. «A parte un po’ di blistering sulle gomme, non c’era niente – ha garantito Wolff – sentiva qualcosa in scalata di marcia, ma abbiamo verificato, nulla». Forse annoiato a un certo punto Lewis se l’è quasi presa con il suo ingegnere Pete Bonnington: «Bono, ti sei preso una pausa? E’ un po’ che non mi tieni informato». E l’unico vero inconveniente Lewis l’ha vissuto dopo la corsa, quando il fotografo brianzolo Alberto Crippa, spinto da un collega, è franato addosso al trofeo del vincitore, distruggendolo. Per punizione, Lewis gli ha versato addosso l’intera bottiglia di champagne!