Valentino, ti stupisci di essere competitivo?
●«E dire che sulla carta non era un circuito per noi: pensavo di soffrire, e invece... Ma ora serve una conferma a Motegi»
Veloce passo indietro, al 23 settembre 2018 ad Aragon: Valentino Rossi 8° a 15”199, Maverick Viñales 10° a 22”457. 7 ottobre 2018: Viñales 3° a 0”270, Rossi 4° a 1”564, dopo qualifiche da protagonisti. Da non credere. Lo stesso Valentino fatica a dare una spiegazione rigorosa. «Sulla carta, questo non è un circuito favorevole alla Yamaha: qui eravamo convinti di soffrire, invece è stata la nostra miglior gara della seconda parte della stagione. Sicuramente abbiamo fatto un passo in avanti in alcuni aspetti (nella gestione elettronica dell’accelerazione, n.d.r.), ma credo che conti di più il grip dell’asfalto. Non ci sono certezze, però.
PAZIENZA Insomma, c’è bisogno di una controprova per dire che la Yamaha è tornata a livelli accettabili. «Già in Giappone capiremo se abbiamo migliorato la base, se effettivamente è stato fatto un passo in avanti. Poi si andrà in Australia, dove l’anno scorso io e Viñales eravamo andati fortissimo, finendo sul podio», spiega al termine di una gara in cui è stato anche in testa per sei giri. Una bella differenza rispetto a due settimane fa. «Siamo sempre stati lì vicino anche se, per la verità, non abbiamo avuto la possibilità di attaccare Marquez e Dovizioso. Ho guidato il più dolcemente possibile, ho cercato di conservare le gomme, ho sperato nel podio, ma Viñales è stato più bravo di me: era più a posto e ne aveva un po’ di più», si rammarica Rossi, comunque soddisfatto di essere stato quantomeno protagonista.
SOLLIEVO Giovedì sembrava quasi rassegnato: ci voleva una prestazione così. «Ad Aragon era stato difficile, ma non ero sfiduciato, anche se non è facile andare a un GP per fare sesto o settimo. Qui è stato decisamente più divertente, ti svegli al mattino e ti dici: se sono bravo mi gioco la prima fila e il podio», spiega Rossi che, come tutti, ha dovuto pensare a salvaguardare le gomme: «Ultimamente le gare sono un po’ particolari, sembrano una corsa di ciclismo: prima va avanti uno, poi ci prova un altro, poi quando uno scatta, tutti gli vanno dietro. È un po’ strano, ma, se non altro, c’è sempre una bella bagarre». Dalla qua-
UNA GARA COSÌ DOVREBBE ESSERE LA NORMALITÀ, NON L’ECCEZIONE
MAVERICK VIÑALES
TERZO CON LA YAMAHA
le, per la verità, Rossi sperava di uscirne meglio. «Sono partito bene, ma poi ho avuto troppo calo della gomma e alla fine è stato un peccato non poter partecipare alla sfida per la vittoria. Ho provato, se non altro, a passare Viñales, ma ero troppo lontano e all’ultima curva sono finito anche un po’ largo» racconta. EPA MONITO Un Gran premio così potrebbe far pensare che la M1 non sia poi così male: Rossi spera che non accada. «Sarebbe una mentalità perdente. A volte, gli ingegneri giapponesi sono contenti se, per esempio, Viñales fa un buon giro, o se viene conquistata la prima fila. Ma bisogna analizzare a fondo i nostri risultati e anche qui, dalla moto, erano evidenti i problemi. Honda e Ducati vanno forte dappertutto e in ogni condizione, noi non possiamo accontentarci di essere competitivi ogni tanto», chiosa Valentino con chiarezza. Come aggiunge Maverick Viñales: «Una gara così dovrebbe essere la normalità, non l’eccezione». Già.