PARLA SHEVA UN DERBY DA CHAMPIONS
IL C.T. DELL’UCRAINA TRA L’AMICHEVOLE DI DOMANI CONTRO LA NAZIONALE E LA STRACITTADINA: «NERAZZURRI E ROSSONERI SULLA STRADA GIUSTA PER TORNARE IN ALTO»
Prima di tutto, le vite degli altri. «Quello che è successo a Genova è una tragedia. Sarà una partita particolare per l’Italia, ma anche per noi. Nel crollo è morta tanta gente, ricordiamocelo sempre».
L’italiano adottivo Andriy Shevchenko porterà la sua Ucraina domani al Ponte Morandi, vuole che i suoi giocatori siano accanto a quelli di Mancini nel ricordo delle vittime previsto prima della partita con gli azzurri e tiene a parlare di questo prima di ogni cosa. «Essere lì con l’Italia è stata una mia richiesta, è un modo di testimoniare la vicinanza con il popolo italiano che è sempre stato amichevole con gli ucraini». E lo sa bene Sheva, che ha l’Italia nel destino da quando era bambino. «È stata la mia prima trasferta, a Roma e ad Agropoli, vicino a Napoli. C’era un torneo giovanile, sono stato il capocannoniere».
Capocannoniere anche al primo anno da giocatore del Milan, impresa non facile.
«È vero, e l’Italia mi ha segnato in tanti modi. In Italia ho incontrato mia moglie, in Italia è nato il mio primo figlio Jordan... Ho festeggiato proprio a Genova, con un gol alla Samp. Sono legato a Genova anche per questi bei ricordi: avevo passato la notte a Milano in ospedale con Kristen, ero tornato mezzo addormentato, mi hanno mandato a riposare e ho faticato a sentire la sveglia... Quando sono arrivato sul pullman per Marassi erano già tutti lì a ridere: ero in ritardo, stan-
«Porterò i miei giocatori al Ponte Morandi: saremo vicini a Genova e al popolo italiano»
Giocatore di successo, ora c.t.: il prossimo step?
«La Nations League. Incontrare l’Italia ci permetterà di misurare il nostro processo di crescita, ma la partita con la Repubblica Ceca è la più importante perché può darci la qualificazione. In questo momento penso soltanto a portare l’Ucraina agli Europei dopo essere rimasta fuori dal Mondiale. La situazione nel mio Paese è ancora difficile, c’è un conflitto, ci sono difficoltà economiche e questo ha influito tanto sul calcio. Gli ucraini nello Shakhtar o nella Dinamo Kiev fanno fatica a imporsi perché ci sono molti stranieri e rimangono in panchina, in alcuni ruoli siamo costretti a chiamare ragazzi che non giocano nei loro club, ma hanno voglia di far bene e qualcosa stiamo creando. Abbiamo buoni elementi come Yarmolenko, Konoplyanka, Marlon, Malinovskyi. Abbiamo poca esperienza ma l’atteggiamento è positivo. L’Italia è una squadra che può sempre contare su grandi individualità, noi dovremo puntare sul collettivo».
Lei sta costruendo qualcosa, però anche Mancini è dovuto ripartire dopo la delusione del Mondiale mancato: come giudica questa Italia?
«Una squadra in progresso. Mancini è un allenatore esperto, ha vinto tanto, sa che cosa serve. Ho visto le ultime quattro gare dell’Italia: il c.t. sta cercando la formula giusta e in queste amichevoli può provare giocatori diversi. Il calcio italia- no è in ripresa, c’è un passaggio, un cambio generazionale ma il talento non manca. E il valore degli allenatori italiani è riconosciuto nel mondo: per tanto tempo sono mancati i soldi per ingaggiare le star, così i tecnici si sono inventati soluzioni nuove, hanno curato ancora di più la tattica, hanno lanciato nuove metodologie di allenamento. Sono esempi da seguire. I tecnici hanno arricchito il calcio italiano».
Intanto però la Juve sta ammazzando il campionato: concorda?
«La Juve con Cristiano Ronaldo si è rinforzata ancora e più che mai può pensare a vincere tutto, però c’è competizione. E io sono entusiasta del Milan che finalmente ha trovato la direzione. Con Paolo Maldini e Leonardo è tornata la serenità, c’è una serietà enorme, è stata fatta una buona campagna acquisti, si dà fiducia all’allenatore. Nessuno dice che devono vincere la Champions League, sono in costruzione, ma stanno tornando ad essere competitivi. Tutto questo mi dà soddisfazione, la serietà e la professionalità di questo Milan mi rendono orgoglioso. Devono lavorare, ma torneranno in alto».
Si può costruire un grande Milan con Gattuso?
«Perché no? Rino non è solo carattere. Ha dimostrato di essere un allenatore che sa aggiungere qualcosa alla squadra».
Le piace Cutrone?
«Anche l’anno scorso avevo detto che era bravo. Trova sempre il gol e per un attaccante il gol è fondamentale. In più, poter lavorare con campioni come Higuain aiuta a migliorarsi».
Quando il Milan ha ingaggiato Higuain, lei si è detto subito entusiasta.
«E come avrei potuto non esserlo? È giusto costruire una squadra pensando al futuro e inserendo anche dei giovani, ma Gonzalo è nel pieno della carriera e non finirà tanto presto di fare gol. È un giocatore abituato alla Serie A, ha già dimostrato che cosa sa fare: sposta gli equilibri, aiuta la squadra, non soltanto segnando».
A proposito di gol, dopo la sosta ci sarà il derby con lo scontro argentino fra Higuain e Icardi. Le piace questa Inter?
«Ha cominciato male, ma piano piano i risultati stanno arrivando. Spalletti è un allenatore solido e l’Inter ha dei giocatori di qualità, non soltanto Icardi, un grandissimo centravanti che è capitano, leader, uomochiave per come sa caricare i compagni».
Milano potrà tornare in alto, come quando lei e Mancini vi giocavate le finali Champions, in ruoli diversi?
«Il mondo del calcio è cambiato, però Milano resta una città di grandi tradizioni. Vedo che sia il Milan sia l’Inter stanno ritrovando la strada giusta. Se si vuole avere successo si deve andare per gradi».
A proposito di vecchie conoscenze, le piace il Napoli di Ancelotti?
«Ancelotti sta portando qualcosa di suo, sta cambiando con il suo stile l’impianto di Sarri che aveva fatto un grande lavoro e ne sta facendo uno altrettanto buono in Premier: spesso vado a trovare il Chelsea a Cobham e parliamo, è un piacere confrontarsi con allenatori del genere. Ho avuto la fortuna di averne tanti bravi. Carlo è diverso da Sarri, ma ha grande esperienza e sa bene che non si può trasformare tutto per renderlo più simile alle proprie idee. Nel calcio ci vuole tempo per ogni cosa».
Ci vuole tempo anche per trovare un nuovo Shevchenko. C’è un calciatore simile a lei in giro per il mondo?
«No, ma non ci sono mai calciatori uguali agli altri. E io a come ero da giocatore non penso neanche più, non me lo ricordo. Sono troppo concentrato su quello che sono adesso: un tecnico che vuole portare l’Ucraina all’Europeo, lasciare una traccia nelle persone che allena. E poi un giorno mi piacerebbe allenare una squadra di club». Non chiedete quale.