La Gazzetta dello Sport

Ferrari caos! Ma i processi non ora

●●li errori di Vettel, del team e un Mondiale da finire bene. Pesa la divisione Arrivabene-Binotto?

- Andrea Cremonesi INVIATO A SUZUKA

La scossa è stata data, il messaggio recepito ma adesso è tempo di ricostruir­e: questo campionato, che sino a Monza poteva essere vinto e che invece ora è praticamen­te perso, bisogna chiuderlo da Ferrari. Lo sostiene chi a Maranello ha vinto titoli iridati a raffica: Ross Brawn. «Durante il mio periodo in Italia ho sperimenta­to diverse crisi, e so per esperienza che questo è il momento di stare uniti e di guardare avanti — ha detto l’ex d.t. nella tradiziona­le newsletter di Liberty Media post gara —: la macchina è più affidabile di un anno fa e lo staff tecnico è stato in grado di colmare il gap dalla Mercedes. Chiaro che la scomparsa di Sergio Marchionne ha avuto un impatto ed è ● I GP che restano al termine del Mondiale 2018: sono Usa (21 ottobre), Messico (28 ottobre), Brasile (11 novembre) e Abu Dhabi (25 novembre) comprensib­ile, ma la ricetta è sempre la stessa: si vince e si perde tutti insieme, senza recriminaz­ioni».

SFURIATE Pure l’ex presidente Luca di Montezemol­o nel suo lungo regno al timone della Ferrari ogni tanto picchiava metaforica­mente i pugni sul tavolo e si infuriava pubblicame­nte quando le prestazion­i non erano all’altezza. Ci sta che il team principal Maurizio Arrivabene abbia deciso di strigliare pubblicame­nte la squadra dopo lo svarione strategico di sabato, quando i piloti sono stati spediti in pista con gomme da bagnato senza che cadesse ancora la pioggia. E Arrivabene è convinto che la scossa sia servita, con benefici effetti sulla corsa giapponese (gomme diversific­ate per i due piloti, pit stop effettuati al momento giusto).

MANCA SEB Però, stavolta è mancato (ancora) il pilota di punta: seppure con la correspons­abilità di Max Verstappen, Sebastian Vettel è incappato nell’ennesimo errore, contraddic­endo ciò che sabato sera sosteneva di lui proprio Arrivabene: «Gli ho parlato,

TEAM PRINCIPAL FERRARI

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L’ARRABBIATU­RA A VOLTE CI STA, MA NON SIGNIFICA AVERE FRATTURE

MAURIZIO ARRIVABENE SONO IN FERRARI DA PIÙ DI 20 ANNI, CI SONO INGEGNERI MOLTO PREPARATI

MATTIA BINOTTO PARLANDO A MONZA

Seb è tranquillo, sereno». Perché il tedesco è diventato così incline all’errore? «Non conosco ciò che accade dentro il suo team, ma quando correva con noi Seb doveva sempliceme­nte preoccupar­si di guidare», diceva ancora a Sochi il team principal della Red Bull, Christian Horner. Vettel, nella smania di recuperare e mettersi in coda alle Mercedes, ha lasciato punti preziosi al punto che ora neppure il secondo posto nella classifica piloti è più al sicuro

(Bottas a -57 punti è più vicino di quanto lo sia lui a Hamilton). Dunque la prima missione è quella di fare in modo che Seb torni ad essere tranquillo al volante perché possa nelle restanti 4 gare esprimersi al meglio.

UNITA’ Poi occorre fare un po’ di chiarezza all’interno del team e qui si entra nel delicato campo dei complicati rapporti tra Arrivabene e Mattia Binotto. Nel paddock si vocifera che le comunicazi­oni tra i due siano ai minimi termini e che il d.t. attenda ancora di essere convocato dall’a.d. Louis Camilleri. Arrivabene non ha mai pronunciat­o il nome di Binotto nel suo atto di denuncia di sabato, è giusto sottolinea­rlo, e garantisce che non ci siano problemi. Ma in generale il settore tecnico c’è rimasto male, secondo ciò che ci è stato riferito, nel leggere e udire le parole di Arrivabene sull’inesperien­za del team, ritenendol­e un atto di aperta sfiducia. Ma la Ferrari potrebbe permetters­i di perdere un tecnico di valore come Binotto? Non è stato in fondo lui, alla guida dei «quattro sbarbati», definizion­e di Marchionne, a guidare la riscossa della Ferrari dopo la magra del 2016 e il conseguent­e allontanam­ento di James Allison?

PRESTAZION­I Vero, nell’ultimo mese la SF71-H pare aver perso un po’ di terreno nei confronti dei rivali: ma questo è dovuto alla mancata crescita della Ferrari, a qualche sviluppo che non è andato a buon fine o piuttosto è merito della Mercedes che ha fatto un ulteriore passo avanti esattament­e come aveva fatto nell’ultimo scorcio del 2017? Anche il caso del secondo sensore sulle batterie si è sgonfiato: «Posso escludere che abbia potuto influenzar­e le prestazion­i», ha sottolinea­to domenica sera il delegato della Fia, Charlie Whiting. E in effetti la Ferrari di Vettel, seppure danneggiat­a (nell’impatto con Verstappen si è disintegra­to il deflettore anteriore destro e si è rovinata la parte anteriore del fondo), viaggiava a un ritmo superiore rispetto alle Mercedes, anche se ovviamente Hamilton e Bottas si limitavano a gestire la corsa per non rovinare le gomme. Tutto questo per dire che la Ferrari ha l’arma per tornare a vincere in questo finale di campionato e di contrastar­e ancora il cammino di Hamilton, ritardando i festeggiam­enti per il quinto titolo. Perché c’è modo e modo di perdere un Mondiale.

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