La Gazzetta dello Sport

DEJAN SAVICEVIC

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Da calciatore cresce nel Budućnost per approdare all’età di 22 anni alla Stella Rossa dove vince una coppa di Jugoslavia, tre scudetti e una Coppa Campioni (1990-1991). Nel 1992 arriva al Milan di Fabio Capello. In rossonero resterà fino al 1998 con tre scudetti, tre Supercoppe italiane, una Coppa Europea e una Champions League (1993-1994). Nel 1999 un breve ritorno alla Stella Rossa per poi chiudere nel Rapid Vienna. Giocò nella nazionale jugoslava e poi fu c.t. della Serbia-Montenegro. Oggi è presidente della federazion­e del Montenegro.

prende gol da 13 gare di fila in A. Al suo Milan invece, era quasi impossibil­e segnare…

«Era un calcio diverso rispetto a quello di oggi, e soprattutt­o noi avevamo un’altra difesa, forse la più forte nella storia del calcio. Tassotti e poi Panucci, Baresi, Costacurta e Maldini erano fenomenali. Se davanti a loro giocavano Rijkaard, Ancelotti, Boban o Albertini non cambiava molto...».

Che effetto le fa rivedere Leonardo e Maldini ai vertici del club?

«Mi fa piacere. Con poco tempo a disposizio­ne Leo ha portato un campione come Gonzalo, adesso spero che scovi in Brasile i nuovi Kakà, Thiago Silva o Pato come aveva fatto nella prima esperienza da dirigente. Colpi azzeccati e a costi bassi».

A proposito di colpi, la Juve ha preso un certo Ronaldo...

«Vinceranno lo scudetto, arriverebb­ero davanti anche senza CR7. Ora che si è sbloccato, mettendosi a segnare, sarà tutto più facile».

Nel frattempo, Berlusconi ha comprato il Monza.

«Mi incuriosis­ce molto, soprattutt­o quello che ha in mente per i giocatori. Niente tatuaggi, capelli a posto…».

Dejan sorride. Nel suo calcio, i tatuaggi non erano di moda e i social non esistevano nemmeno. La scena si rubava a colpi di Genio, beato chi ne aveva uno in squadra.

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