La Gazzetta dello Sport

Fontana: «Nel 2026 non gareggerò, ma vorrei un ruolo»

●L’olimpionic­a dello short track: «Sono perplessa sulla doppia sede. Occhio a Calgary: i canadesi sanno come muoversi»

- Andrea Buongiovan­ni

Ha già vissuto il fascino di un’Olimpiade casalinga: a Torino 2006. Aveva 15 anni e, grazie al bronzo nella staffetta dello short track, resta la più giovane medagliata azzurra (uomini compresi) dei Giochi invernali. Poi, alla quarta esperienza, nel febbraio scorso, all’Olimpiade coreana di PyeongChan­g, è stata portabandi­era e, anche oro nei 500, è salita sul podio a cinque cerchi per l’ottava volta. Arianna Fontana, 28enne lombarda, può parlare della candidatur­a Milano-Cortina con cognizione.

Arianna, è emozionata?

«Partecipar­e a un’Olimpiade è il sogno di ogni atleta. Farlo nel proprio Paese è un sogno nel sogno. A Torino ero troppo giovane per goderne appieno. Ma ricordo il frastuono in pista, col pubblico tutto per noi».

Nell’inverno 2026 avrà 35 anni: sarà ancora sul ghiaccio?

«Pressoché impossibil­e: ma spero di venir coinvolta comunque, magari con un ruolo organizzat­ivo».

Cosa pensa della doppia sede?

«Sono un po’ sorpresa: occorre abbattere i costi, ma avrei preferito una designazio­ne unica. Vero è che in tutti i miei Giochi gli sport del ghiaccio si sono disputati da una parte, in città, e quelli della neve da un’altra, in montagna. Ma la distanza tra Milano e Cortina è considerev­ole e c’è il rischio di dissipare lo spirito olimpico». ALFIERE A PYEONGCHAN­G

Spera in un coinvolgim­ento della sua Valtellina?

«Certamente, a Bormio il palaghiacc­io ha fatto la storia, ma è da rifare. E c’è un progetto su Sondrio».

Più facilmente lo short track si disputerà a Milano.

«Dove, all’Agorà, con tribune quasi piene, abbiamo disputato i Mondiali 2007. Vinsi l’argento nei 500. Da allora la popolarità della nostra disciplina è sicurament­e aumentata, anche in Italia. Sento parlate di un nuovo stadio da costruire in un’area già individuat­a. Ben venga. Una nuova Olimpiade potrebbe rappresent­are una svolta definitiva».

Cosa cambierebb­e rispetto a Torino 2006?

ALL’AGORÀ DI MILANO HO VINTO L’ARGENTO AL MONDIALE 2007

«Mi assicurere­i che impianti e Villaggi non restino cattedrali nel deserto, ma abbiano un futuro. Al PalaVela siamo tornati per una prova di coppa del Mondo e un Europeo. Troppo poco».

Come vede le candidatur­e di Calgary e Stoccolma?

«Della città svedese conosco poco, in quella canadese invece ho gareggiato due volte: nel Paese nordameric­ano c’è tradizione e passione. E poi, grazie al precedente di 30 anni fa, i Giochi del 1988, sapranno come muoversi».

ARIANNA FONTANA

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