La Gazzetta dello Sport

Pazzi per le ragazze del volley

●Usa k.o.: 9 su 9 tra gioventù, grinta e il rito del gatto-manga. Sylla: «Adesso ci temono»

- Gian Luca Pasini INVIATO A OSAKA (GIAPPONE)

L’Italia batte anche gli Usa: 9 su 9. Ora Giappone e Serbia

Doraemon sta facendo il suo lavoro egregiamen­te. Da quando l’osteopata delle azzurre, Andrea Marconi, l’ha vinto in una delle prime giornate giapponesi, a Sendai, dove l’avventura è iniziata, il pupazzo che raffigura una celebre Anima nipponica accompagna ogni cerimonia di festeggiam­ento delle azzurre. A fine partita nella classica foto con il gruppo festante, il gatto robot (azzurro, questo è il suo colore) venuto dal futuro compare assieme a Chirichell­a e compagne. Una simbiosi che all’inizio magari pareva casuale, ma che adesso sembra essere un segno del destino. Questa squadra, con le sue nove vittorie e solo tre set persi in un Mondiale scintillan­te come la notte di una metropoli giapponese, un po’ nel futuro c’è già. Anagrafica­mente, senza dubbio, ma molto di più per come vive questa avventura. Si parla spesso di giovani senza obiettivi, basterebbe guardare la faccia di queste ragazze/donne per capire quando a volte i luoghi comuni siano ricchi di ipocrisia.

SOGNO «Non mi voglio svegliare, fino all’ultima partita. Cosa sogno io? È più o meno la stessa roba che sognano le ragazze. Tutto quello che fanno è contagioso — racconta Davide Mazzanti con l’animo aperto —, dal come stanno in campo alla lucidità con cui fanno le cose, mi stanno stupendo in un modo particolar­e. Credo che sia fondamenta­le per la nostra consapevol­ezza e per andare a giocarci queste Final Six con tutte le esperienze che abbiamo fatto finora, con tutta la consapevol­ezza che abbiamo maturato. La cosa più importante adesso è non farsi distrarre dal rumore, stiamo facendo una cosa di importante. Ma siamo noi che abbiamo la penna in mano per scrivere una bella storia e non dobbiamo smettere di immaginarc­ela come l’abbiamo in testa». Davide Mazzanti crede al grande potere dell’emozione. Si vuole lasciare stupire da un gruppo che oggi è arbitro del proprio destino. Nello sport (per fortuna) non c’è nulla di scritto nella pietra, ma a oggi, alla fine della seconda fase del Mondiale, le azzurre hanno la loro vita fra le mani. E non la vogliono lasciare a nessun altro. Per nessun motivo.

GROSSE COSÌ In questo Myriam Sylla è una specie di portavoce, è una ragazza espansiva e molto spesso con il sorriso sulle labbra. Anche lei collega spesso il cuore alla bocca, quando schiaccia, quando riceve, ma anche quando poi racconta le emozioni di questo viaggio. «Non ci vogliamo fermare, anzi vogliamo spingere ancora più forte sull’accelerato­re. Avevamo voglia di metterci in gioco, di fare vedere che non vogliamo fare calcoli, con ci vogliamo accontenta­re - e senza usare parafrasi aggiunge -. Con tanta grinta e con due palle grosse così, se si può dire (abbassa il tono di voce, perché non vuole essere volgare, ma perché questo è quello che dice il campo, n.d.r.)». È stato così con la Cina, è stato così con la Russia ed è stato così anche con gli Stati Uniti: l’Italia dopo i primi due set poteva accontenta­rsi del primato in classifica già in tasca e invece non lo ha fatto. Non sono strafotten­ti queste ragazze, ma guardano tutti in faccia senza abbassare lo sguardo, una caratteris­tica che nello sport non capita a tutti. «Non abbiamo paura di nessuno, perché se vuoi arrivare in fondo a un Mondiale devi battere tutti — continua Sylla —. Ci hanno sempre un po’ snobbati, gli avversari, però secondo me adesso un po’ gli trema la canottiera. Non siamo più la ruota di scorta. Abbiamo dato una bella svegliata a tutti quanti per dire adesso noi ci siamo».

DIVERTIMEN­TO «Abbiamo deciso di puntare davvero in alto — racconta Ofelia Malinov, tornata in cabina di regia —. Ci stiamo divertendo. E più ci divertiamo, più i risultati arrivano. Noi ci crediamo. Se qualcosa non va pensiamo subito alla palla dopo. Ci sopportiam­o tanto e questo ci fa andare oltre. Ci arrivano un sacco di messaggi dall’Italia: vuole dire che l’energia che abbiamo fra noi, riusciamo a trasmetter­la anche a chi sta a casa e questo è bellissimo», «Anzi — chiude Sylla — abbiamo bisogno di tutto il vostro affetto, non smettete di supportarc­i...». Non accadrà: i tifosi e il gatto azzurro Doraemon sono pronti alle prossime battaglie...

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