La Gazzetta dello Sport

Gran Piemonte: volata Colbrelli Domani lo show del «Lombardia»

● Padrone in volata, sotto la pioggia, davanti alla Palazzina di caccia dei Savoia. Domani la Classiciss­ima delle foglie morte

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO A STUPINIGI (TORINO) twitter@ghi sa gazzetta

Da Bergamo a Como: altro duello tra Nibali e Valverde

«Mi piacciono le volate di testa. Mi sento più sicuro. Viceversa ho paura che mi anticipino, poi mi demoralizz­o o mi innervosis­co. Però “ada” (‘guarda’ in bresciano, ndr) stavolta sono partito davvero lungo e alla fine ho avuto timore che mi rimontasse­ro. Gli ultimi 50 metri non finivano mai». Sonny Colbrelli centra nel Gran Piemonte numero 102 il quarto successo stagionale grazie a una volata potente e prepotente. Il bresciano era partito dal Castello dei Savoia a Racconigi nettamente favorito sui rivali. Corridore di livello superiore, aveva pure la pioggia, che lui adora, come alleata. «Uscivo in bici con la pioggia già da bambino — spiega —. In queste condizioni io non vado più forte, sono gli altri che partono già battuti».

CRESCITA Fatto sta che ieri mattina, con quel brutto tempo che pareva inverno, settantaot­tanta giorni di corsa sulle spalle, 25mila chilometri circa nelle gambe e qualche caduta a far scricchiol­are le ossa e levigare la pelle, ci voleva davvero tanta grinta per attaccarsi il numero sulla maglia. Ma la grandezza di un corridore è anche quella di non sbagliare le occasioni che sembrano scontate. Le gare dove hai molto da perdere e poco da guadagnare. E il modo con cui Colbrelli ieri ha vinto è un segnale dell’importante passo avanti che ha fatto. «È vero, sono cresciuto molto. Ma questo, più che dalle vittorie come quella al Giro di Svizzera dove ho battuto Gaviria e Sagan, lo noto dai piazzament­i che sono stati tanti e di spessore, in gare importanti». Come quelli al Tour e a Montreal, in Canada. «Non avere vinto una tappa al Tour è il grande rammarico di questa stagione. Però sono arrivato due volte secondo battuto da quel corridore straordina­rio che è Peter (Sagan, ndr). A Montreal, invece, su un percorso molto duro pensavo di avere vinto ma mi sono stati fatali gli ultimi 20 metri quando è saltato fuori Matthews. Però ora ho una consapevol­ezza maggiore. Sono sicuro di due cose. La prima: potrò fare un ulteriore crescita. La seconda: posso giocarmela con tutti».

LAMPADINA Questa sicurezza gli ha già acceso una lampadina. «Il Fiandre è una classica che mi piace molto. Ci voglio arrivare giusto, a puntino. Quest’anno mi sono ammalato dopo le Strade Bianche. L’anno prossimo voglio che sia diverso. Ci punto». Colbrelli chiude la stagione con un successo nella classica Gazzetta che ha toccato cinque regge e castelli dei Savoia: Racconigi, Aglié, Venaria Reale, Rivoli e Stupinigi, con la Palazzina di caccia. E ora lancia il suo capitano Nibali verso il Giro di Lombardia di domani. «Con Vincenzo ci siamo visti la sera dopo l’Emilia. Però non parliamo quasi mai di ciclismo. Parliamo di orologi, di cose così…». Solo di lusso e amenità varie? «No dai, mi ha detto che ogni giorno sta meglio. Al Lombardia ci crede e sono convinto che farà molto

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