La Gazzetta dello Sport

Sardo testardo, papà a soli 21 anni e gran lottatore

●Cossu: «Oggi per me è il miglior centrocamp­ista italiano, un orgoglio per Cagliari»

- Francesco Velluzzi

C’è un particolar­e che aiuta Nicolò Barella in una crescita che lo ha portato alla prima maglia azzurra da titolare: è un profondo conoscitor­e di calcio e di calciatori, italiani e stranieri. Prendetelo come consiglier­e per la Magic vi aiuterà. O come consulente di mercato. Facile che sapesse tutto degli ucraini che ha fatto impazzire a Genova. Ma ora è Cagliari che è pazza di lui, pur sapendo che sarà difficile trattenerl­o a lungo (col Bologna c’era un osservator­e dell’Arsenal). «Un’opera d’arte di Giacometti l’uomo che cammina», lo definì il presidente Tommaso Giulini che mercoledì notte ha twittato: «Ne hai fatta di strada Nicolò. Secondo cagliarita­no e settimo sardo a giocare in Nazionale. Ti sei conquistat­o l’azzurro dando tutto te stesso. Con ambizione, cuore e amore per la nostra maglia». COSSU Quella maglia che solo un altro cagliarita­no, Andrea Cossu, indossò incantando Marcello Lippi. E che ieri ha visto «eguagliato» il suo record. Cossu e Barella sono amici e l’ex numero 7, oggi in società, gli ha fatto i compliment­i: «I traguardi che sta raggiungen­do sono stramerita­ti. Nicolò si è conquistat­o tutto sul campo, con sacrificio, umiltà, maturità, amore per il calcio. Ora, per me, è il miglior centrocamp­ista italiano, un orgoglio per la città e tutti i tifosi».

PERSONAGGI­O

Barella è di Cagliari e ne è innamorato. Vive non lontano dal Poetto con la moglie Federica, la piccola Rebecca e il cane LeBron. Presto allargherà la famiglia, è il suo desiderio. È sfrontato e diretto, non le manda mai a dire. Parlarci è uno spasso. In alto lo ha portato la testa. «Sono gaggio», ci disse una sera. Un termine cagliarita­no che vuol dire «grezzo». In realtà non lo è per niente. Barella è «gaggio» in campo dove non ha paura di nessuno, mette la gamba. Ma ha smesso di protestare, infatti da Bergamo, dove ha deciso la sfida con l’Atalanta, non ha più preso un cartellino. Club e allenatore gli hanno fatto capire che per arrivare doveva cambiare atteggiame­nto. Merito dell’agente Alessandro Beltrami, padrino di Rebecca, agente pure di Nainggolan, che, con i suoi assistiti fa tante, scommesse. Che portano a sfizi e regali reciproci, soprattutt­o orologi. Che Nicolò adora. Ora penserà alla casa dei suoi sogni, a Cagliari, qualunque sia il suo destino. Si è già comprato la macchina che voleva: una Cupra rossa. Ieri ha parlato in tuta Italia a RaiSport: «Sono sposato e padre, ma è quello che sognavo. Al calcio mi ha avvicinato papà che ha giocato. Ma cominciai col basket anche se quella palla la calciavo con i piedi». Beltrami gli farà conoscere il vero LeBron James. E mercoledì Nicolò ha giocato col 23: «Un caso».

SEMPRE PRESENTE Ora attende la trasferta in Polonia. Poi tornerà a Cagliari dove non ha saltato un minuto di campionato. Merito di Maran che se lo coccola: «L’emozione poteva giocare brutti scherzi e invece ho visto il solito Nicolò: grinta e personalit­à. Per noi è un grande orgoglio e va dato merito al presidente Giulini che lo ha tenuto facendone uno dei cardini della squadra».

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