SAGAN APRE IL LIBRO «STAVO PER SMETTERE»
●Dall’autobiografia «My World»: «Nel 2015 Julich, il coach, mi ossessionava con i numeri». La svolta con Vila e Szmyd. E la Quick-Step lo rifiutò dopo il test
«NESSUNO HA MAI VINTO GRAZIE AL MISURATORE DI POTENZA»
«AVEVO GIÀ COMINCIATO A VEDERMI DA EX SULLA SPIAGGIA»
SAGAN SULLA PREPARAZIONE
«Ero completamente sfinito, e infelice. Cominciai a pensare di spegnere il cellulare o darmi malato. Era grottesco. Adoro allenarmi, ma quell’allenamento mi stava uccidendo. Morto per statistiche». Nella primavera del 2015, Peter Sagan era già Peter Sagan — il sottinteso è: un fenomeno — anche se non aveva ancora vinto nessuno dei tre Mondiali di fila, né il Fiandre, né la Roubaix. Nessuno però poteva sapere che per la mente gli stava passando l’idea di abbandonare il ciclismo. «Basta, mi dissi. Vaffanculo, io lascio».
PAROLE È lo stesso Peter a svelarlo, attraverso le pagine di «My World - La mia storia di ciclista tre volte campione del mondo Uci», che ha dedicato al figlioletto Marlon. Lo slovacco ha 25 anni, è alla TinkoffSaxo e per la preparazione viene seguito dall’americano Bobby Julich: sì, lo stesso che concluse al terzo posto il Tour 1998 vinto da Pantani. «Parlavamo ogni giorno. Come stai, Peter? Che hai fatto oggi, Peter? Che frequenza a riposo hai, Peter? (...) Che hai mangiato, Peter? Di che colore era la cacca, Peter?». Sagan lo spiega chiaramente: «L’allenamento per me è preparazione alla gara, non un fine in sè. L’allenamento per l’allenamento: è quello che sentivo di fare con Bobby. Era ossessionato dai miei numeri. (...) Ma perfino Froome deve smettere di stare al computer e salire sui monti con gli scarpini da ciclista, ogni tanto». La svolta si trovò grazie a un cambio di guida. Patxi Vila, attuale d.s. alla Bora-Hansgrohe, cominciò a occuparsi della preparazione di Sagan assieme all’ex pro' polacco Sylwester Szmyd: il ruolo di quest’ultimo è una delle novità che il libro propone. E non è l’unica. Colpisce ad esempio il fatto che la Quick-Step, la squadra più vincente al mondo, si sia lasciata scappare un Sagan all’ultimo anno da dilettante. «Andai a fare un test alla loro Academy. (...) Né i miei risultati in gara né quelli durante i test furono sufficienti a farmi emergere. (...) Mi dissero di darmi da fare ancora un paio di stagioni tra gli under 23». Invece arrivò la Liquigas...
FLASH Da Zilina alla cima del mondo. Ma le pagine del libro, scritto con John Deering, restituiscono un Sagan che non ha dimenticato le origini. Di quando andava alle gare con il polacco Kwiatkowski, un altro diventato campione. «Lui con le bici, i kit coordinati e tutto il resto. Io scendevo dal sedile posteriore della macchina di mio padre, con le ruote della bici incastrate tra le gambe e gli scarpini infilati sotto il sedile del passeggero». Anche questo è «My World». Il mondo di Peter.