Gli «operai» fanno gol
REGGIO È VIVA «PICCOLI PASSI, GRANDI SOGNI» DOPO LA GROTTESCA VICENDA PIAZZA È NATA L’AUDACE, A «ZERO DEBITI E GESTIONE SOSTENIBILE». IL TECNICO ANTONIOLI: «QUI GIOCA CHI SA SOFFRIRE»
Un’estate peggiore sarebbe stata difficile da immaginare: nemmeno la fantasia di Stephen King l’avrebbe dipinta tanto orribile. I fatti in ordine cronologico: 1) la Reggiana viene sbattuta fuori dai playoff di C a causa di un rigore che definire discutibile è decisamente poco; 2) il padrone della società, l’americano Mike Piazza, disgustato per quanto accaduto, annuncia di voler cedere il club e non lo iscrive al campionato; 3) il fallimento è inevitabile, dato che non avviene nessun passaggio di proprietà; 4) il titolo sportivo torna nelle mani del sindaco e si deve fare in fretta per raccogliere una cordata di imprenditori in grado di far rinascere il calcio a Reggio Emilia.
I RISULTATI SPORTIVI SONO IMPORTANTI, MA SE RISPETTANO LE LINEE ECONOMICHE LUCA QUINTAVALLI PRESIDENTE REGGIO AUDACE
GENTE TOSTA A completare il quadro, un dettaglio tutt’altro che trascurabile: a venti chilometri di distanza, in quegli stessi giorni, gli storici rivali del Parma festeggiano la promozione in Serie A aumentando così quel sentimento di frustrazione, quasi di impotenza, che i tifosi ancora non sono riusciti a scrollarsi di dosso. Siccome, però, i reggiani sono gente tosta, per nulla facile da abbattere e piena di iniziativa, in men che non si dica si sono trovati i mezzi economici per rimettere in piedi la società e per iscriverla al campionato di Serie D. Da queste parti sanno che cosa significa combattere: il carattere di oggi è figlio delle sofferenze e del coraggio di ieri, quando la maggior parte degli abitanti di questa provincia si nascose sui monti per fuggire alle violenze dei nazisti e, alla fine, dopo una lunga resistenza, riuscì a liberarsi. C’è questo temperamento d’acciaio a sorreggere il popolo di Reggio Emilia, e non è una qualità da poco quando si devono affrontare momenti di dolore collettivo.
BENEDIZIONE DEL SINDACO Luca Vecchi, il sindaco della città, era già intervenuto dopo l’eliminazione dai playoff e aveva ufficialmente gridato: «A distanza di molte ore, e di una visione ripetuta di quanto accaduto a Siena, non si placa l’amarezza per l’eliminazione della Reggiana dai play off per accedere alla Serie B. Un’eliminazione ingiusta e immeritata, frutto di un calcio di rigore concesso ai padroni di casa al 100° minuto che definire assurdo è poco. Il mio ruolo istituzionale mi impedisce di andare oltre ma viene da chiedersi in che modo un mondo del calcio che ama autodefinirsi “professionistico” pensi di mettere in campo gli strumenti necessari affinché episodi del genere non abbiano più a ripetersi. In particolare aspettiamo di sapere come gli organi competenti valuteranno quanto successo, e quali decisioni verranno prese nel merito, quali conseguenze avrà una decisione che ha falsato in modo palese l’esito della contesa sportiva. Siamo in attesa e osserveremo con attenzione quanto accadrà». Parole durissime che non ottengono risposta, anche perché nel frattempo Mike Piazza decide di sbarazzarsi della società. E allora tocca ancora al sindaco prendere il microfono e chiamare a raccolta il popolo: «Abbiamo assistito a una concezione di una storia della Reggiana come fosse mera proprietà privata. Non c’era la volontà di cercare accordo, era un uomo solo al comando che è l’esatto opposto della cultura a cui noi siamo abituati qui. Auspico che tutti i soggetti reggiani che si sono detti interessati alla Reggiana, facciano sistema. Auspico, inoltre, che l’intero mondo economico della città si senta sensibile, impegnato e interessato a dare un piccolo, medio o grande contributo, a rimettere una storia che proprio nell’anno del centenario non ha nessun diritto di essere fermata. La rimetteremo in moto questa società, ma questa volta alla reggiana e non all’americana». Fare alla reggiana, in parole povere, significa non esagerare con le spese, condividere la gestione, tenere un profilo basso. E questo progetto, finalmente, nella calura dell’estate, ha visto la luce. Due gruppi imprenditoriali si sono uniti: uno reggiano, che ha come uomo di riferimento il presidente Luca Quintavalli e che detiene il 60 per cento delle quote azionarie; e l’altro, composto da industriali «forestieri», così a Reggio Emilia chiamano quelli che non sono di qui, che fa capo all’ingegner Marco Arturo Romano e detiene il 40 per cento delle quote. Il sindaco Vecchi ha benedetto l’unione e, per adesso, le due anime vanno d’amore e d’accordo.
LEZIONE Il nome è cambiato, ma la sostanza no: non più Reggiana, ufficialmente si chiama Reggio Audace. Il passo più importante è stato l’accordo con il Sassuolo per l’utilizzo del Mapei Stadium. Il presidente Quintavalli ha sottolineato con soddisfazione la fine delle polemiche e della rivalità. La nuova Reggiana, per l’intera stagione di Serie D, ha messo sul tavolo circa un milione di euro con la speranza di poter aumentare il budget grazie all’intervento degli sponsor. «I risultati sportivi sono importanti, ma non vogliamo ottenerli facendo debiti o non rispettando le linee economiche che ci siamo dati» ha spiegato Quintavalli. Calcio sostenibile, dunque. Basta con le «americanate» stile Mike Piazza, che andranno bene a New York ma non possono funzionare in una realtà come Reggio Emilia. La gente sta rispondendo con entusiasmo al progetto: già tremila abbonamenti sottoscritti, che non sono pochi in Serie D. Sul campo la Reggiana si è affidata a Mauro Antonioli in panchina e il suo ragionamento non si scosta molto da quello dei dirigenti: «L’obiettivo è quello di avere una squadra operaia, che sappia soffrire e lottare». Nessun volo pindarico, tanta concretezza. Anche per evitare di alimentare le illusioni che, magari, in primavera, diventano incubi. La regola è semplice: un passo alla volta, facendo bene attenzione a dove si mettono i piedi. I partigiani, quando camminavano nel bosco per sfuggire ai nazisti, facevano così, e la lezione è sempre valida.
(3. continua - Già pubblicate: Bari, 3/10; Cesena, 10/10)