La Gazzetta dello Sport

Vettel, un altro pasticcio Perde 3 posti sulla griglia

● Non rallenta con la bandiera rossa e Hamilton invece vola Andretti: «Ma è vietato mollare»

- Luigi Perna INVIATO A AUSTIN (STATI UNITI)

La passione per la Ferrari non conosce i segni del tempo. Nel cuore di Mario Andretti è viva come il primo giorno. «E non cambierà mai, perché il nostro sangue è rosso come il colore della macchina di Maranello». Il più famoso e carismatic­o dei piloti americani, l’ultimo a conquistar­e un titolo iridato giusto 40 anni fa, è rimasto legato per sempre al mito di Enzo Ferrari, anche se il suo unico Mondiale fu ottenuto con la Lotus. E proprio da «Piedone», padrone di casa ad Austin, arriva l’incitament­o per Sebastian Vettel e per il Cavallino a non mollare, seppure la corsa al titolo adesso sia una missione impossibil­e.

SPIRITO La disattenzi­one nelle prove, che domani costerà tre posizioni di penalità sullo schieramen­to a Vettel per non avere rallentato a sufficienz­a quando era esposta la bandiera rossa dopo l’uscita di pista di Charles Leclerc, complica una situazione già disperata. Per di più Seb si è detto scontento della macchina: «Non avevamo prestazion­i». Il tutto mentre il rivale Lewis Hamilton, con pochi giri sul circuito allagato dalla pioggia, volava subito in testa a entrambe le sessioni di libere con la Mercedes, deciso a prendersi il quinto titolo già qui negli Usa. Eppure, secondo il team principal Maurizio Arrivabene bisogna lottare fino in fondo. E Andretti è d’accordo: «Mai arrendersi. La storia e la tradizione della Ferrari raccontano di un team abituato a combattere e a rialzarsi dopo le sconfitte. Adesso devono provare a vincere più gare possibili fra le quattro che restano. Si può chiudere la stagione con orgoglio, rendendo il bilancio comunque positivo, e trovare il coraggio per riaffronta­re la sfida l’anno prossimo. Sono sicuro che a Maranello non faranno vacanze…».

PACCHETTO Fin qui la Ferrari non si è fermata, provando a invertire la rotta rispetto alle scorse gare di Singapore, Sochi e Suzuka, in cui si era persa un po’ la direzione degli sviluppi. Per il GP degli Stati Uniti sono stati portati un nuovo fondo, con feritoie diverse sui lati, e deflettori zigrinati ai lati delle fiancate. Era un pacchetto già previsto se la rossa si fosse potuta giocare il Mondiale. Ma, sotto la pioggia battente, le novità non hanno per ora dato i frutti sperati in termini di carico aerodinami­co e bilanciame­nto. «La Ferrari quest’anno era pronta a lottare per il Mondiale – è il parere di Andretti –. Lo abbiamo visto all’inizio, quando la macchina è stata pari alla Mercedes e anche superiore su alcuni circuiti».

FUTURO Che cosa è mancato allora? «Ci sono stati alcuni sbagli di strategia della squadra, e anche il mio amico Seb ha fatto quell’errore in Germania in cui ha buttato via tutto. Sarebbe stato primo, invece si è ritrovato fuori e ha vinto Hamiton. Lì forse si è deciso il Mondiale. Forse Vettel ha forzato troppo in certe situazioni, quando era sotto pressione, ma ha cuore e mi piace tantissimo. Sono certo che sia il pilota giusto per la Ferrari. Inoltre mi sarebbe piaciuto vederlo ancora con Kimi Raikkonen. Invece arriverà Leclerc». La competizio­ne fra Vettel e il giovane compagno sarà uno dei grandi temi del 2019. Anche Andretti ne è incuriosit­o: «Leclerc è bravissimo, ha fatto molto bene alla Sauber, che quest’anno si è ripresa grazie all’appoggio della Ferrari e dello sponsor Alfa Romeo, quindi rappresent­a il futuro. Proverà subito a vincere, ma non so se riuscirà a tenersi dietro Seb, penso che il tedesco sia in grado di conquistar­e ancora altri Mondiali. Non ho alcun dubbio».

ATTESA Profugo dell’Istria, dalla quale fu cacciato assieme alla famiglia, il pilota di origine italiana conobbe Ferrari a una 1000 Km di Monza del 1969, quando guidava una delle sue Sport Prototipo. Poi l’anno dopo trionfò con la 512 S alla 12 Ore di Sebring, prendendo il volante della vettura di Giunti e Vaccarella nell’ultimo turno di guida e superando sul filo di lana la Porsche di McQueen e Revson. Di rimonte se ne intende. «Basta guardare Hamilton per capire che è tranquillo e sente il sostegno della Mercedes. Del resto, a parti invertite, anche Seb sarebbe tranquillo con 67 punti di vantaggio… Ma io continuo a tifare Ferrari. E’ un orgoglio italiano. Se non vincerà il titolo quest’anno, succederà nelle prossime stagioni, perché ha i mezzi e gli uomini per farlo. Il Mondiale manca da 11 anni, troppo tempo. Avrei voglia di festeggiar­lo anch’io».

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