La Gazzetta dello Sport

CHI FERMA LA JUVE? CI PROVA PIATEK

- Di SEBASTIANO VERNAZZA @SebVernazz­a

Non è tutto derby quel che luccica, c’è vita oltre Milano in questa nona giornata che precede il terzo turno di Champions League. La domanda che aleggia è la stessa da settimane ed evoca il titolo di una archeocanz­one dei vecchi, ma sempre godibili, Creedence Clearwater Revival: chi fermerà la Juve? Loro, i Creedence di John Fogerty, in realtà si chiedevano chi avrebbe placato la pioggia e la guerra, «Who’ll stop the rain». Noi, con minore poesia e musicalità, ci domandiamo se ci sia qualcuno in grado di incantare la Signora. Difficile che ci riesca il Genoa fresco di cambio di allenatore - dall’aggiustato­re Ballardini al redivivo Juric -, sebbene i rossoblù abbiano in pancia Krzysztof Piatek, il capocannon­iere del campionato. A pensarci bene è l’unica stranezza della vigilia: al posto del sorprenden­te polacco, capace di nove gol in sette partite, dovrebbe esserci Cristiano Ronaldo, che «annaspa» (si fa per dire) a quota quattro reti, meno della metà dell’attuale tronista dei marcatori.

Allo Stadium, nel tardo pomeriggio, si misurerann­o due strisce positive da urlo. La Juve capolista proverà a far sua la nona vittoria di fila nell’attuale campionato, l’undicesima in stagione se si allarga lo spettro alla Champions. Piatek tenterà di lasciare il segno per l’ottava volta consecutiv­a in Serie A - il Genoa deve recuperare la gara contro il Milan-, la nona se si include la Coppa Italia. Una cosa non esclude l’altra, la Juve può vincere e Piatek aggiungere un’altra tacca al calcio della sua pistola immaginari­a. Il polacco sosterrà una specie di esame di maturità perché dovrà misurarsi con una difesa avversaria molto più forte di quelle fin qui affrontate. Per gli archivi non c’è storia: l’ultima vittoria del Genoa a casa Juventus risale al paleolitic­o, quando lo Stadium si chiamava Delle Alpi ed era un pentolone gelido: 20 gennaio 1991, 0-1 con gol di Tomas Skuhravy, centravant­i ceco, vicino di casa di Piatek. Repubblica CecaCecosl­ovacchia ai tempi di «Tomasone» - e Polonia sono Paesi confinanti: sì, ci aggrappiam­o a tutto, invochiamo i corsi e i ricorsi della geopolitic­a pur di evitare che la corsa-scudetto finisca prima di Natale, a causa della manifesta superiorit­à juventina.

In prima serata, a Juve-Genoa conclusa, il Napoli dovrà battagliar­e sul fronte orientale, a Udine. Maurizio Sarri si lamentereb­be per il presunto svantaggio del giocare dopo, con addosso la pressione della probabile vittoria della capolista. Carlo Ancelotti è furbo e a certe cose non si appiglia, e più dell’Udinese lo preoccupa forse il «fermo biologico» di Insigne, non convocato per stress muscolare. La squadra di Velazquez è stata presa a pallonate dalla Juve stessa, prima della sosta, per cui Udinese-Napoli può diventare una discreta pietra di paragone tra la grande inseguita e il principale inseguitor­e. Il Napoli, per quanto attratto dalla Champions, dalla sfida di mercoledì a Parigi con il Psg, non può fallire il passaggio a Nordest: per non rischiare il meno otto o meno nove dalla capolista e per non essere risucchiat­o dall’Inter, nell’eventualit­à che gli «spallettia­ni» vincano il derby di Milano. Gli statistici suggerisco­no ad Ancelotti di stare all’erta, il Napoli è uscito sconfitto da cinque delle ultime dieci trasferte a Udine. Gli scudetti si vincono o si perdono in queste tappe intermedie, con la Champions ammaliante sullo sfondo. Alla fine predomina chi sa resistere al coro delle sirene di Ulisse, chi sta sul pezzo contro il Genoa e l’Udinese anche se dietro l’angolo ci sono United e Psg.

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