La Gazzetta dello Sport

Fascetti

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SUL CALCIO DI IERI E OGGI degli atleti ha ristretto il campo. Servono centrocamp­isti che fanno partire subito il gioco per evitare l’aggressivi­tà degli avversari. Ma di Pirlo non ne vedo più. Fossi Mancini, che mi piace come c.t., mi terrei stretto Barella. Poi servono attaccanti veloci che tagliano il campo. L’Italia dei tre piccoletti è una buona idea. Chiesa, Insigne e Bernardesc­hi possono regalarci delle grandi soddisfazi­oni».

SCACCHI «Ho ottant’anni e mi volto indietro con piacere. Ho inventato io il termine “squadra camaleonti­ca”. Vi ricordate il mio “casino organizzat­o” dei tempi di Varese? Da amante degli scacchi credo che sia fondamenta­le a volte creare una mossa inattesa. Poteva capitare che il mio stopper finisse a fare il centravant­i. Ma mi vanto anche di aver portato nel calcio insieme al professor Arcelli metodologi­e di allenament­o per quei tempi rivoluzion­arie. Chi è figlio di una sola idea non mi convince. Allegri è il più bravo di tutti perché in questi anni ha saputo adattare la Juve al materiale umano che la società gli metteva a disposizio­ne. Quest’anno può vincere la Champions. Tornando agli allenatori mi piace Di Francesco perché va sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Anche con la Roma. E poi Conte. Testa dura ma grande qualità. Sarri o Ancelotti? Sarri è troppo rigido, Carlo sa come si vince».

SACCHI, SCHERZI? «Vede questo titolo: “Una vittoria senza merito è una vittoria che non vale”. Lo dice Sacchi. Ma stiamo scherzando? Io alleno il Bari o il Lecce e devi affrontare il Milan o la Juve: dovrei forse andare a sfidarli giocando a viso aperto? Magari mi prendo degli elogi ma i punti finiscono altrove. Invece è un godimento andare a complicare la vita con artifici tattici alle grandi. Però ragionando così non sei di moda. Ora piace tanto De Zerbi. È bravo ma prende valanghe di gol. E al mio amico Sacchi ricordo che il suo Milan era stato in parte costruito da Liedholm e in parte dagli investimen­ti di Berlusconi. Con quei campioni a disposizio­ne ha vinto poco».

CASSANO E I DIARI «Cassano ha fatto bene a dire basta. Rischiava di diventare patetico. Antonio ha sfruttato il cinquanta per cento del suo potenziale. Lui poteva arrivare all’altezza di Totti o Baggio. Lo vedrei bene a insegnare calcio ai bambini. Non chiedetemi invece di Balotelli. Per me è un prodotto solo mediatico. Cosa mi immagino per il mio futuro? Voglio ancora vivere a lungo. A patto di avere ancora la testa lucida. Ho tre figli, un maschio e due femminile. Vivono a Londra, a Milano e una anche a Viareggio. Ho un nipotino di 12 anni che gioca in una squadretta legata al Chelsea. Tutto mancino, tutto talento. Deve avere qualcosa dei miei geni. Poi mi piacerebbe che qualche giovane allenatore venisse a vedere i miei diari. Ho sempre scritto tutto il mio lavoro. Giorno dopo giorno, anno dopo anno. Magari poi lo porto a fare una passeggiat­a sulle Apuane. Sono fantastich­e».

SPALLETTI PARLI PIÙ CHIARO, STRAVEDO PER CHIESA

IL CASINO ORGANIZZAT­O DI VARESE? È TUTTO NEI MIEI DIARI

EUGENIO FASCETTI

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Antonio Cassano con Fascetti al Bari: fu il tecnico che lo lanciò
 ??  ?? Eugenio Fascetti è nato il 23 ottobre 1938: dopo la lunga carriera sul campo è stato opinionist­a televisivo ANSA
Eugenio Fascetti è nato il 23 ottobre 1938: dopo la lunga carriera sul campo è stato opinionist­a televisivo ANSA

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