Miccichè: «Programmi compatibili con Gravina»
La Serie A è tornata nel governo del calcio, dopo anni di sterile opposizione e qualche sconfinamento sull’Aventino. Alcuni patron, da Claudio Lotito ad Aurelio De Laurentiis, avrebbero voluto esprimere un candidato di via Rosellini ma alla fine ha prevalso la realpolitik. La montagna Gravina sarebbe stata dura, se non impossibile da scalare. E allora si è scesi a patti col futuro presidente della Figc. Nelle trattative un ruolo decisivo è stato svolto da Gaetano Miccichè, da pochi mesi presidente della Lega maggiore e capace di applicare il suo imprinting manageriale nella partita federale. Probabilmente, se non ci fosse stata una guida così carismatica in A l’alleanza con Gabriele Gravina non si sarebbe nemmeno materializzata.
PROTAGONISTA La Lega è salita in corsa sul treno della maggioranza, ha conquistato una vicepresidenza e soprattutto la sponda presidenziale a molte sue battaglie: l’allargamento degli extracomunitari, la riduzione automatica degli stipendi in caso di retrocessione, il coinvolgimento nella gestione del Club Italia, la revisione delle seconde squadre. Inoltre verrà assicurata alla Serie A, visto il peso elettorale ridotto (12%), la golden share, cioè il potere di veto, sulle questioni più sensibili. «Il 90-95% del programma di Gravina è compatibile col nostro. Una sola cosa gli chiedo: stabilire una priorità nei tempi di realizzazione. Avrà tutto il supporto della Serie A, che vuole sviluppare nei prossimi mesi un ruolo di propulsore per il movimento. Serviranno riforme per tutto il sistema, non riforme della Serie A, della Serie B o della Lega Pro. C’è bisogno di unità nel calcio italiano in modo da qualificare il nostro prodotto con la certezza delle regole e la trasparenza dei comportamenti. Solo così potremo attrarre tv e sponsor internazionali, in un mondo che cambia», la riflessione finale di Miccichè.