I due mondi della Ferrari
Vettel mette i tecnici nel mirino Raikkonen li esalta
>Il tedesco pare frastornato e l’arrivo di Leclerc può ingigantire la sua fragilità
● Seb: «Troppo tempo per capire che le novità di Sochi e Suzuka non funzionavano» Però Kimi ha sfruttato gli errori altrui, lui no
E’un campione in crisi, ma onesto fino in fondo: «Avevo la velocità per vincere». La frase di Sebastian Vettel equivale a un’ammissione di debolezza. Perché la Ferrari stavolta c’era, e il tedesco ad Austin ha perso l’ennesima occasione di quest’annata disgraziata. Lo fa capire anche Toto Wolff, il capo dei rivali della Mercedes: «Se non si fosse scontrato all’inizio con Ricciardo, la gara l’avrebbe vinta Seb». In pratica, una sentenza. D’altra parte Vettel ne è sembrato consapevole, a giudicare da quanto era demoralizzato: «Sono contento per il successo di Kimi, ma dispiaciuto per la mia domenica. Non credo di avere la colpa dell’incidente, volevo solo mettere pressione a Ricciardo per la curva successiva e lui non mi ha visto. Mi scuso per avere deluso la squadra».
MORALE A prescindere dal contatto nelle prime fasi, il ferrarista si era complicato la vita con la penalità nelle prove per non avere rallentato abbastanza in regime di bandiera rossa, disattenzione costata tre posizioni al via. Obbligato a partire indietro, in mezzo al traffico, non ha avuto quindi la possibilità di impostare una corsa in testa come ha fatto invece Raikkonen, che partiva secondo con le gomme ultrasoft e ha subito infilato il poleman Lewis Hamilton. Fra l’altro, Seb ha aggiunto un’altra considerazione: «Non è stato un periodo facile per me ultimamente, e i cattivi risultati fanno parte del momento, ma penso che sia sempre possibile superare gli ostacoli». Una dichiarazione che lascerebbe pensare a problemi extra sportivi, personali o familiari, dei quali però non c’è conferma.
CLIMA Di certo i tanti errori di quest’anno, fra cui quelli di Hockenheim e Monza, non hanno contribuito a mantenere un’atmosfera di fiducia attorno al quattro volte campione del mondo, che sarebbe parecchio isolato all’interno del team. Altro fattore psicologico da tenere in considerazione. Inoltre c’è il rischio che nel 2019 l’arrivo alla Ferrari del giovane predestinato Charles Leclerc rischi di amplificare le insicurezze e la fragilità di Vettel. Come risposta, Seb domenica ha rivolto una critica abbastanza esplicita alla direzione tecnica a proposito degli sviluppi sulla vettura che non hanno funzionato a Singapore e a Sochi: «Ci abbiamo messo troppo a capirlo. Tornare indietro alla macchina di tre o quattro mesi fa, per essere competitivi, non è una buona notizia». Più o meno quello che ripete da un po’ Maurizio Arrivabene, in conflitto con il d.t. Mattia Binotto, pur avendo riconosciuto «che la squadra ha dimostrato grande coraggio a tornare sui propri passi, in un momento molto delicato».
REAZIONE D’altra parte sarebbe disonesto puntare il dito su
tre gare di amnesia tecnica, in un Mondiale dove le amnesie di Vettel sono state molte di più, tanto da ritrovarsi a ben 70 punti da Hamilton. La Ferrari, che a Suzuka aveva ritrovato il ritmo nonostante la vettura danneggiata da Vettel in un altro incidente con Verstappen, ha vinto domenica grazie a un ottimo bilanciamento, una perfetta gestione delle gomme e una power unit che sui rettilinei ha fatto il suo dovere. Il ritorno al successo di Raikkonen, dedicato da Arrivabene a Daniele Casanova, ingegnere della squadra morto nel sonno a 48 anni, è la conferma della bontà di base della SF71H, una macchina con la quale il Cavallino quest’anno avrebbe potuto davvero vincere il titolo.
COINCIDENZE E’ stato giusto celebrare il trionfo di Kimi, che per la legge dei grandi numeri ha ritrovato la vittoria dopo 113 GP e oltre 5 anni di digiuno, proprio nello stesso giorno in cui vinse il suo unico titolo con la rossa nel 2007. Ma non bisogna confondersi, credendo che il 39enne finlandese sia di colpo ringiovanito, tornando alla velocità di 10 anni fa. L’impresa di Austin è stata propiziata dalla giornata «no» della Mercedes, in difficoltà con le gomme e fuori strada con le strategie, oltre al fatto che Vettel non era lì per approfittarne. Senza nulla togliere a Raikkonen, che a un certo punto della corsa ha dovuto anche fare da stopper su Hamilton e dopo chiedere il «permesso» per tornare davanti a Seb, riuscendo a vincere lo stesso… Intanto la Ferrari l’ha spuntata in una battaglia politica: la Fia ha infatti chiesto che la Mercedes dal Messico elimini i mozzi forati che aiutano a regolare la temperatura delle gomme. Caso chiuso.