La Gazzetta dello Sport

MAX E KIMI SI GIOCAVANO TUTTO, IO AVEVO UN ALTRO OBIETTIVO

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ndr)e ndr): LEADER DEL MONDIALE dito contro qualcuno. Sappiamo cos’è il problema e lo risolverem­o». Interviene allora il capo del team Toto Wolff: «La nostra strategia non ha funzionato, perché le gomme si sono inaspettat­amente deteriorat­e. Siamo stati colti di sorpresa. Ma il trofeo è ancora lì bene in vista, se pur non lo abbiamo in mano». Il problema sembra legato a un non perfetto bilanciame­nto (pare che la questione cerchioni forati non c’entri), che ha portato al surriscald­amento e deterioram­ento più rapido dei pneumatici.

CONSERVAZI­ONE Poi Hamilton, che comunque già a Città del Messico potrebbe raggiunger­e Juan Manuel Fangio a quota 5 Mondiali, confessa che qui in Texas è andato contro la sua natura di voler sempre vincere: «Ma non potevo prendermi gli stessi rischi degli altri due (Raikkonen e Verstappen; n.d.r.), che per conquistar­e Austin erano disposti a tutto: era il loro grande traguardo. Ma i miei obiettivi in questo momento sono diversi. Io devo accumulare punti e pensare solo al campionato». Spiega che con l’esperienza è riuscito a tenere a freno quella parte di sé che vorrebbe buttarsi per vincere ad ogni costo. «Meno male che il mio lato più razionale mi ha trattenuto e suggerito di stare largo su Max mentre lo attaccavo per evitare qualsiasi pericoloso contatto. Se lo avessi fatto, Seb avrebbe potuto finire terzo o secondo e io avrei perso terreno in classifica. E’ stata la scelta giusta, perché i Mondiali non si vincono sgomitando con gli altri e commettend­o errori stupidi». Ogni riferiment­o agli avversari è puramente casuale.

(ha collaborat­o Paolo Filisetti)

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