Milan Uscita d’insicurezza: Gigio diventa un caso
●Fra amnesie difensive e cali di tensione, i tifosi puntano il dito: stavolta Gattuso è il primo imputato
Gigio Donnarumma, 19 anni CANTALUPI, FALLISI, PASOTTO, VERNAZZA
Che stavolta la situazione si sarebbe rivelata (molto) complicata da ricomporre è stato chiaro qualche minuto dopo il fischio finale, quando Gattuso ha ordinato ai suoi di andare sotto il secondo anello della curva Sud per ringraziare del sostegno. Risultato: imbarazzo dei giocatori, che non sapevano come e cosa fare (e si sono tenuti a debita distanza); indifferenza dei tifosi, che li hanno osservati immobili nello sconforto. Un silenzio inquietante che ieri si è trasformato nell’inevitabile caos sui social. Molto banalmente, il Milan ha «scelto» la partita peggiore per uscire dal ring al 92’, una macchia che sarà difficile lavare via (ieri Maldini è stato segnalato a Milanello di umore particolarmente cupo). Il termometro della rabbia è chiarito perfettamente dagli obiettivi messi nel mirino dalla gente rossonera: Donnarumma e la difesa, ovviamente, ma anche (e soprattutto) Gattuso.
ACCUSE Ecco la grande novità. Come se l’allenatore, fino a sabato in qualche modo sempre assolto dalla maggior parte dell’opinione pubblica, avesse esaurito il bonus. Lo slogan «Rino uno di noi» improvvisamente è stato accantonato sull’altare del processo di piazza, che stavolta ha coinvolto anche la Curva Sud, inteso come gruppo di riferimento ultrà. «I derby si giocano, si lotta si combatte si sputa sangue e poi magari si possono anche perdere – ha scritto sui social il responsabile della Curva –. Ieri il nulla. Vergognatevi tutti. Da chi scende in campo a chi vi mette in campo a chi permette che tutti voi abbiate questa testa in partite del genere». Per la prima volta dallo scorso novembre Gattuso è finito, senza distinzione, nel pentolone degli accusati. Anche agli occhi di quei tifosi che, a prescindere dai risultati, lo adoreranno sempre per tutto ciò che ha rappresentato.
STRATEGIA Assieme all’allenatore sono, come si legge, sotto processo tutti: giocatori e dirigenza («chi permette che tutti voi abbiate questa testa in partite del genere»), destinatari della rabbia di chi, prima del risultato, non digerisce l’atteggiamento. Questo è senza dubbio stato il problema più evidente, nonostante le raccomandazioni di Rino in vigilia. In particolare nel primo tempo, trascorso ad attendere e – è supponibile – a fare sfogare l’Inter, di cui Rino temeva la fisicità. Una strategia che avrebbe dovuto pagare nella ripresa: Gattuso infatti si è disperato per le ripartenze degli ultimi venti minuti non andate a buon fine. Come pulire, lucidare e caricare un’arma che poi si inceppa quando deve fare fuoco. Un’evoluzione della partita che stride con la «qualità» decantata dal tecnico in vigilia. Mandare in fumo tre contropiedi importanti in un quarto d’ora non è sinonimo di qualità, come non lo è la gestione difensiva nell’azione del gol.
1
IL NUMERO
Il Milan negli ultimi 9 derby in A ha vinto solo una volta. E negli ultimi 5 ha conquistato soltanto 3 punti con 3 pareggi
ATTENZIONE Qui però si innesca un’altra lacuna, stavolta di aspetto mentale: Romagnoli che permette a Vecino di crossare, Donnarumma che interpreta male il movimento e Musacchio che perde il contatto con Icardi somigliano di più a giocatori che a quel punto della partita stavano vivendo un calo di tensione. Della serie: ormai è finita. E’ in questo che è poco riconoscibile il Milan di Gattuso, uno che in campo non mollava un centimetro fino all’ultimo secondo. E qui non si tratta di fisicità più o meno presente: ma di attenzione. Un approccio mentale che non accenna a migliorare e, nel caso di questa partita, va di pari passo con la mancanza di coraggio. Tutti fattori che messi insieme producono poi la desolazione offensiva dell’altro ieri, con Higuain che ha toccato il pallone solo 24 volte – record negativo stagionale – e col Milan che ha fatto il primo tiro in porta dopo ottanta minuti. Questo è l’elenco dei problemi che affliggono il Milan e Gattuso. Delle mancate promesse che hanno impedito per il momento di risolverli. In cima alla lista ne resta uno particolarmente pesante: la mancanza di continuità. Una partita ben fatta, quella successiva in cui la bussola impazzisce. Non è questa la strada giusta per il quarto posto.