La Gazzetta dello Sport

Milan Uscita d’insicurezz­a: Gigio diventa un caso

●Fra amnesie difensive e cali di tensione, i tifosi puntano il dito: stavolta Gattuso è il primo imputato

- Marco Pasotto MILANO

Gigio Donnarumma, 19 anni CANTALUPI, FALLISI, PASOTTO, VERNAZZA

Che stavolta la situazione si sarebbe rivelata (molto) complicata da ricomporre è stato chiaro qualche minuto dopo il fischio finale, quando Gattuso ha ordinato ai suoi di andare sotto il secondo anello della curva Sud per ringraziar­e del sostegno. Risultato: imbarazzo dei giocatori, che non sapevano come e cosa fare (e si sono tenuti a debita distanza); indifferen­za dei tifosi, che li hanno osservati immobili nello sconforto. Un silenzio inquietant­e che ieri si è trasformat­o nell’inevitabil­e caos sui social. Molto banalmente, il Milan ha «scelto» la partita peggiore per uscire dal ring al 92’, una macchia che sarà difficile lavare via (ieri Maldini è stato segnalato a Milanello di umore particolar­mente cupo). Il termometro della rabbia è chiarito perfettame­nte dagli obiettivi messi nel mirino dalla gente rossonera: Donnarumma e la difesa, ovviamente, ma anche (e soprattutt­o) Gattuso.

ACCUSE Ecco la grande novità. Come se l’allenatore, fino a sabato in qualche modo sempre assolto dalla maggior parte dell’opinione pubblica, avesse esaurito il bonus. Lo slogan «Rino uno di noi» improvvisa­mente è stato accantonat­o sull’altare del processo di piazza, che stavolta ha coinvolto anche la Curva Sud, inteso come gruppo di riferiment­o ultrà. «I derby si giocano, si lotta si combatte si sputa sangue e poi magari si possono anche perdere – ha scritto sui social il responsabi­le della Curva –. Ieri il nulla. Vergognate­vi tutti. Da chi scende in campo a chi vi mette in campo a chi permette che tutti voi abbiate questa testa in partite del genere». Per la prima volta dallo scorso novembre Gattuso è finito, senza distinzion­e, nel pentolone degli accusati. Anche agli occhi di quei tifosi che, a prescinder­e dai risultati, lo adoreranno sempre per tutto ciò che ha rappresent­ato.

STRATEGIA Assieme all’allenatore sono, come si legge, sotto processo tutti: giocatori e dirigenza («chi permette che tutti voi abbiate questa testa in partite del genere»), destinatar­i della rabbia di chi, prima del risultato, non digerisce l’atteggiame­nto. Questo è senza dubbio stato il problema più evidente, nonostante le raccomanda­zioni di Rino in vigilia. In particolar­e nel primo tempo, trascorso ad attendere e – è supponibil­e – a fare sfogare l’Inter, di cui Rino temeva la fisicità. Una strategia che avrebbe dovuto pagare nella ripresa: Gattuso infatti si è disperato per le ripartenze degli ultimi venti minuti non andate a buon fine. Come pulire, lucidare e caricare un’arma che poi si inceppa quando deve fare fuoco. Un’evoluzione della partita che stride con la «qualità» decantata dal tecnico in vigilia. Mandare in fumo tre contropied­i importanti in un quarto d’ora non è sinonimo di qualità, come non lo è la gestione difensiva nell’azione del gol.

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IL NUMERO

Il Milan negli ultimi 9 derby in A ha vinto solo una volta. E negli ultimi 5 ha conquistat­o soltanto 3 punti con 3 pareggi

ATTENZIONE Qui però si innesca un’altra lacuna, stavolta di aspetto mentale: Romagnoli che permette a Vecino di crossare, Donnarumma che interpreta male il movimento e Musacchio che perde il contatto con Icardi somigliano di più a giocatori che a quel punto della partita stavano vivendo un calo di tensione. Della serie: ormai è finita. E’ in questo che è poco riconoscib­ile il Milan di Gattuso, uno che in campo non mollava un centimetro fino all’ultimo secondo. E qui non si tratta di fisicità più o meno presente: ma di attenzione. Un approccio mentale che non accenna a migliorare e, nel caso di questa partita, va di pari passo con la mancanza di coraggio. Tutti fattori che messi insieme producono poi la desolazion­e offensiva dell’altro ieri, con Higuain che ha toccato il pallone solo 24 volte – record negativo stagionale – e col Milan che ha fatto il primo tiro in porta dopo ottanta minuti. Questo è l’elenco dei problemi che affliggono il Milan e Gattuso. Delle mancate promesse che hanno impedito per il momento di risolverli. In cima alla lista ne resta uno particolar­mente pesante: la mancanza di continuità. Una partita ben fatta, quella successiva in cui la bussola impazzisce. Non è questa la strada giusta per il quarto posto.

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IPP Gonzalo Higuain, 30 anni, arrivato dalla Juve
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Rino Gattuso, 40 anni, dà le consegne ai suoi PHOTOVIEWS

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