La Gazzetta dello Sport

ICARDI L’EUROPA CHIAMA

●Dopo la rete nel derby, Mauro si confronta con i principali centravant­i di Champions. Ne è all’altezza? La risposta è sì

- Pierfrance­sco Archetti

Il capitano dell’Inter domani al Camp Nou per una prova da big. Il nostro confronto con i migliori 10 centravant­i al mondo Boninsegna: «È già fra i top cinque» Nainggolan tenta il recupero per il ritorno

Stanco di sentire che il campionato italiano non è più il centro del mondo, anche se magari non lo pensa, Mauro Icardi a 25 anni ha intenzione di scalare in fretta l’Olimpo internazio­nale. Per riuscirci, ha bisogno della visibilità planetaria che soltanto la Champions League e la nazionale possono fornire. Per quanto riguarda la Seleccion, il progetto è a medio termine: Icardi si è riappacifi­cato con l’Argentina, e viceversa. Il nuovo c.t. Lionel Scaloni lo ha sistemato tra i titolari nelle recenti amichevoli contro Colombia e Brasile. A fine stagione, tra giugno e luglio, si terrà in Brasile la Coppa America, l’ultima negli anni dispari, dopodiché diventerà un appuntamen­to quadrienna­le, con meno possibilit­à di scalare il successo. L’obiettivo del centravant­i dell’Inter è di essere desiderato protagonis­ta anche per la sua nazione (finora zero gol in sei presenze), quindi la Champions è indispensa­bile per mettere a posto più in fretta possibile il suo mondo.

I MONUMENTI L’Inter è casa sua, dice spesso Maurito; la Champions è un parco mai frequentat­o, prima del mese scorso. Icardi ha varcato i confini emotivi con il cento per cento nel rapporto gol/partite, ma il risultato non può che essere una battuta: due su due per il nuovo arrivato, mentre i monumenti che popolano Champions Park sono in doppia, se non in tripla cifra: Cristiano Ronaldo, il primatista di reti, è a 120 in 154 uscite nel torneo vero, preliminar­i esclusi. Robert Lewandowsk­i viaggia sopra il 60% con 46 centri in 74 partite compresa una finale, anche se non l’ha vinta: era al Borussia Dortmund, lasciò la coppa al Bayern e poi cambiò maglia per cercare di acchiappar­la. Sergio Aguero del Manchester City, suo connaziona­le, ha una media di un gol ogni due match circa (63-32). E anche un concorrent­e iscrittosi da poco come Harry Kane mostra una frequenza strepitosa, 12 gare e 10 sigilli.

STESSA ALTEZZA Può Icardi sentirsi alla stessa altezza dei colleghi? O ne ha le qualità per aspirare a raggiunger­li? La ri-

sposta è sì e deriva dalle caratteris­tiche, dall’età e margini di migliorame­nto, dal gioioso impatto con la nuova competizio­ne e dai suoi numeri in Serie A. Che non sarà più al centro del mondo, però non è un gratuito pranzo di nozze per gli attaccanti. Consideran­do i primi cinque tornei d’Europa dall’agosto 2013,

Icardi ha una percentual­e realizzati­va in base ai tiri tentati del 23%, la più alta della compagnia dei monumenti: Cavani e Suarez (avversario domani) sono al 22, Lewandowsk­i al 20, Ronaldo al 16. Maurito con l’Inter è a quota 104 reti in 166 partite, la quantità «ronaldesca» è più elevata (170 reti con lo stesso numero di gare), però le opportunit­à di tiro sono più numerose.

IL CONSORZIO

Seguendo cifre e occasioni si apre un tema più articolato, che non ha portato vantaggio a Icardi nel passato. I suoi più rinomati euro-concorrent­i appartengo­no a club leader, capaci di accatastar­e trofei e gloria, titoli nazionali ed europei. Già il fatto che l’argentino abbia debuttato in Champions League il mese scorso è significat­ivo: senza offese, ma i rendimenti stagionali sono dati oggettivi, l’Inter non ha avuto nell’era Icardi una produttivi­tà da big. Il capitano e la sua ciurma si stanno aiutando a vicenda. La risalita societaria inevitabil­mente deve correre parallela all’ascesa dell’uomo simbolo. I baci del derby e le lacrime post Tottenham, sempre di gioia, servono a rifinire il proprio splendore (e discutere dello stipendio) ma pure a far ritrovare all’Inter un’eccellenza smarrita fra le nostalgie del Triplete e la svolta asiatica. Icardi e l’Inter si scambiano gesti di cortesia, vampate di passione e interesse comune. Quando si arriva nell’Olimpo, chiedono anche chi ti abbia mandato.

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Robert LEWANDOWSK­I Romelu LUKAKU Cristiano RONALDO Luis SUAREZ

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