«Vincere è bello Ma nella storia voglio entrare per le acrobazie»
●«I piloti sono ricordati per il carattere e lo stile, non i titoli. Spero sia così anche per me»
«Serve un po’ di incoscienza e l’avvicinarsi al limite: mi piace giocare con questo confine»
«Porca miseria, ma sei tu! Sei un fenomeno, ragazzo». Marc Marquez salta per lo spavento. Un colosso australiano gli sbuca alle spalle, mentre sta parlando con suo fratello Alex, e poi pretende letteralmente una foto. Una stretta di mano, altri complimenti e il tizio se ne va tutto contento. Tre giorni dopo aver conquistato il suo settimo titolo Mondiale (il quinto in MotoGP in soli sei anni), il pilota spagnolo è già arrivato a Phillip Island dove da domani si torna in pista per il terzultimo appuntamento della stagione. Ma per almeno un giorno si rilassa, godendosi la spiaggia e il mare sull’isoletta a sud di Melbourne. E trova il tempo per una lunga intervista con la Gazzetta e per le foto. Quelle di un ragazzo felice.
Marc, ha metabolizzato un po’ il trionfo del Giappone o un pilota abituato a vincere è sempre proiettato alla gara successiva?
«Potessi, andrei in vacanza e mi godrei molto di più il momento. Ma l’ho già visto nel 2016, devi essere concentrato sulle gare successive. La festa si fa a Valencia, dopo l’ultimo GP della stagione, ma arriva un mese dopo...».
Prima il Giappone, ora l’Australia, quindi la Malesia: viaggiare per lei è solo spostarsi da una gara all’altra o le piace scoprire il luogo?
«No. Sono arrivato il martedì, avrei potuto restare due giorni a Melbourne ma preferisco venire qui a riposarmi. Non si può avere lo spirito di chi va in vacanza».
C’è un posto dove le piacerebbe vivere che non sia Cervera, dove è cresciuto?
«Come la Spagna, ma anche l’Italia, non ce n’è. Soprattutto il mangiare, ma anche il clima o lo stile di vita. Da noi è perfetto».
E lei è parecchio italiano: a 25 anni va a vivere da solo...
«Sì, ma sempre vicino al papà e alla mamma, solamente cinque minuti a piedi».
Abbiamo capito dove andrà a mangiare.
«Esatto! Io non sono un gran cuoco. Una pasta o qualcosa alla griglia le so fare, ma se mi chiedi un risotto da dove iniziamo?».
Ha preso un cane, ma niente fidanzata: è una distrazione?
«No, un momento: mio fratello
Alex si è arrabbiato nel leggere la notizia perché in realtà il cane è il suo. La fidanzata, invece, non l’ho ancora trovata».
25
L’ETA’
Marc ha centrato il 7o titolo a 25 anni e 246 giorni. Rossi ci riuscì «solo» a 26 anni e 221 giorni
69
LE VITTORIE
I successi iridati dello spagnolo in carriera: 43 nella MotoGP, 16 nella Moto2 e 10 in 125
CI PARLO SPESSO, DOPO ALONSO È QUELLO CHE AMMIRO DI PIÙ
SU LEWIS HAMILTON
Ci dica qualcosa della sua vita dove non siano presenti le due ruote.
«Uff. Poche cose. A me piace lo sport: in inverno sciare, giocare a calcio, non ho hobby che non siano legati allo sport».
Libri? Che cosa le piace?
«Pochi. Ho letto qualche autobiografia e quella di Agassi mi è piaciuta perché racconta cose che ho visto succedere: padri che hanno più voglia del figlio e che si arrabbiano con un bambino di 8 anni per il quale questo dovrebbe essere solo un gioco, non il futuro o un lavoro. Io non ho mai odiato la moto perché non mi hanno mai obbligato, ma alcuni tra quelli che ho conosciuto e che correvano forzati, a 17 anni avevano smesso».
Domenica probabilmente Lewis Hamilton vincerà il suo quinto Mondiale. L’inglese è il Marquez della F.1, e lei Marc è l’Hamilton della MotoGP?
«Lewis ha tanto talento, anche se lo stile rispetto a me è differente. Con lui parliamo spesso, ci scriviamo. Lo ammiro molto. Dopo Fernando Alonso è il pilota di F.1 che mi piace di più, fa cose differenti, ha personalità. Mi ha fatto i complimenti, spero possa festeggiare presto pure lui».
HA TANTA FIDUCIA IN SÉ, MI HA RESO I CORPO A CORPO PIÙ DIFFICILI
SU ANDREA DOVIZIOSO
Se non fosse Marquez, che sportivo vorrebbe essere?
«Ho sempre avuto la curiosità di sapere com’è essere calciatore, convivere con altri campioni in uno spogliatoio. Noi piloti in fondo siamo soli, mentre in un insieme di sportivi di quel livello c’è sicuramente una guerra di ego e mi ha sempre intrigato capire se il gruppo esiste davvero».
Andrea Dovizioso ha speso belle parole su di lei. Che avversario è?
«Lui ha tanta fiducia in se stesso. Nella sua carriera c’è stato chi lo batteva, ma ora ha trovato in Ducati il luogo dove poter vincere e lo sta facendo, migliorando sempre.
Ha una fiducia in se stesso fondamentale per uno sportivo, da lui ho imparato questo».
Dovi sta diventando il pilota con cui lotta più spesso.
«È quello con cui ho combattuto di più e per più tempo consecutivo. Negli ultimi due anni ci siamo sfidati direttamente quasi a ogni gara, è quello che mi ha reso i corpo a corpo più difficili».
In Honda arriverà Lorenzo: ci sarà tensione dopo l’episodio di Aragon? (Lorenzo cadde e accusò Marc di averlo ostacolato; n.d.r.)
«No, non credo. È chiaro che ognuno ha il proprio carattere, le proprie idee e le difende. L’ho chiamato perché parlando la gente si chiarisce: lui difendeva il suo punto di vista, io il mio, ma volevo sapere come stava, la rivalità in pista è una cosa, ma fuori saremo compagni».
Sarà più difficile controllarlo in pista o fuori?
«La chiave è la pista. Se vai for-