La Gazzetta dello Sport

INTER E NAPOLI GIOIE E RIMPIANTI

Le italiane in Champions League

- Di ANDREA DI CARO

Ci sono sconfitte che non fanno piangere, pareggi che fanno sorridere, e mancate vittorie che fanno disperare. Tra le prime della lista si inserisce il k.o. dell'Inter al Camp Nou contro il Barcellona. Si sapeva che l'impegno non era proibitivo (quando Messi manca, tutto è possibile), ma certo molto arduo. E tale si è confermato in campo. Perché anche senza Leo, poi devi vedertela con quel satanasso di Suarez e altri 10 tra cui alcune vecchie conoscenze come Rafinha che al terzo tentativo, servito dal dentone uruguaiano, ha fatto centro al termine di un'azione in cui tre giocatori del Barcellona hanno avuto la meglio su sette dell'Inter a coprire. Non è stata l'unica azione della serata in cui l'Inter si è vista chiusa nella propria metà campo. Come le è accaduto anche durante la striscia di vittorie, l'Inter ha sudato, faticato e anche sofferto. Stavolta, al contrario delle altre, il livello dell'avversario però è stato superiore e l'ultimo cazzotto non è stato nerazzurro, ma di Jordi Alba. Ha avuto un paio di opportunit­à la squadra di Spalletti per pareggiare con tiri da fuori di Vecino e Politano, ma nel computo delle azioni, dei tiri nello specchio, di quelli di poco fuori e del possesso palla (64 per 100 a 36 per gli spagnoli) si deve concludere che il Barcellona ha vinto meritatame­nte. Poteva l'Inter fare di più? Forse sì. Non ha fatto grandi errori, ma neanche grandi cose. E se non fai nulla di grande, a Barcellona il risultato non lo porti via.

Ma ci sono anche pareggi che fanno sorridere, e nel caso dell'Inter è quello dell'altra sfida tra Psv e Tottenham, che consente all'Inter di avere 5 punti di vantaggio su entrambe, terze e lontane. La qualificaz­ione passa per San Siro contro il Psv e dovrebbe bastare un punto tra Barcellona a Milano e trasferta a Londra.

Tra i pareggi che devono lasciare soddisfazi­one non può che inserirsi anche quello del Napoli, splendido per gran parte della partita contro il Psg costretto non solo a inseguire due volte, ma messo alle corde dal punto di vista del gioco, della fluidità di manovra e delle occasioni. Aspettavan­o tutti Neymar ed è spuntato il talento puro di Insigne. Lorenzolo, come lo chiamava Zeman per alludere ai sette nani ai tempi di Pescara, è stato un gigante. Ha giocato per 50 minuti a tutto campo, segnando un gol con un cucchiaio delizioso. E un altro piccoletto dai piedi d'oro, Mertens, ha siglato il secondo vantaggio prima del capolavoro di Di Maria che tiene vivo un Psg a un passo dal baratro. Perché al 93' la classifica recitava Napoli 7, Liverpool 6, Psg 3 e Stella Rossa 1. Il gol dell'argentino ricrea il mischione, ma questo Napoli di qualità, sempre più ancelottia­no, se gioca così non deve temere nessuno e può ambire alla qualificaz­ione e al primo posto.

E qui veniamo alle vittorie mancate, quelle che fanno infuriare. E non ci riferiamo a questa al Parco dei Principi. Perché anche se domini per lunghi tratti, non puoi disperarti per un pareggio a casa di NeymarCava­ni-Mbappé. Ma di certo puoi farlo per uno 0-0 all'esordio a Belgrado contro una squadra modesta, che nelle successive due partite ha incassato 10 gol. Con quella vittoria il Napoli sarebbe oggi quasi qualificat­o. Lo score delle italiane in Champions finora recita: due squadre prime, Juventus (a punteggio pieno) e Roma (per differenza reti col Real), due seconde, con grandi chance, Inter e Napoli. Otto vittorie complessiv­e, due sconfitte, due pareggi. L'Europa è avvertita, l'Italia c'è e può arrivare fino in fondo.

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