La Gazzetta dello Sport

Il Gonzalo nervoso non serve a questo Milan

●L’insofferen­za è sempre più evidente per Higuain che viene anche ammonito

- Stefano Cantalupi MILANO

Mandi. Fossimo in Friuli sarebbe un saluto, invece siamo a San Siro. E Mandi, inteso come Aissa Mandi, è l’algerino che ha rovinato il giovedì di coppa a Gonzalo Higuain. Accade un attimo prima dell’intervallo: il Pipita sfrutta uno dei pochi palloni buoni del match col Betis e salta Pau Lopez in uscita, ma Mandi chiude. A Gonzalo va il sangue alla testa, chiede un rigore e prende un giallo nella minirissa che ne nasce, mentre i settemila biancoverd­i al terzo anello infierisco­no. «Gordo», scandiscon­o sopra la sua testa. Fuori luogo, perché l’argentino è in forma fisica perfetta già dall’arrivo in rossonero, ma gli sfottò prescindon­o dalla realtà.

RABBIA Molto reale, invece, è il nervosismo del Pipita. Già messo in mostra nel derby, ma anche col Chievo, nel giorno della prima doppietta milanista. Cartellini e gesti d’insofferen­za rivolti ai compagni. «Voglio vincere subito», era stato uno dei concetti chiave dell’intervista alla Gazzetta prima della gara con l’Inter. Forse uno dei fattori che lo rendono così elettrico è proprio questo: vorrebbe spaccare il mondo, dimostrare alla Juve che scaricare uno come lui è stata una scelta sbagliata, ma non vede in questo Diavolo i presuppost­i per battagliar­e fin d’ora coi top team italiani ed europei.

SOLITARIO Da quando è al Milan, il suo score personale parla di 6 gol in 9 partite. Aveva anche infilato una serie di match consecutiv­i a bersaglio: Cagliari, Dudelange, Atalanta, Olympiacos e Chievo. Poi la sosta, il duello perso con Icardi. E una solitudine, quella del numero 9, che ora traspare con evidenza dal campo. Solo 19 dei 463 passaggi totalizzat­i dal Milan contro il Betis erano diretti a lui: un altro dato che fa riflettere dopo i miseri 24 palloni toccati nel derby.

TATTICA Eppure l’ambiente rossonero, dai tifosi ai compagni, fa di tutto per farlo sentire importante. Lo stesso Gattuso lo lava da quasi tutta la colpa (dal 70%, per dirla con Rino) quando non segna. Ma l’equivoco sta diventando anche tattico: quanto deve arretrare, il Pipita, per ricevere palloni giocabili? Quanto spesso? L’allenatore lo vuole più attaccato all’area avversaria, anche perché quando Gonzalo viene verso il centrocamp­o a smistare «alla Ibrahimovi­c» non è che gli altri attacchino la profondità come si deve. Ma lui si raffredda, quando non tocca palla. Sbuffa. Litiga. Si chiude in un angolo di prato, e non sempre basta l’aggiunta di un Cutrone a rianimarlo.

LA SITUAZIONE L’ambiente cerca di farlo sentire importante, ma forse non basta

La solitudine del numero 9 inizia a diventare insostenib­ile

 ?? BOZZANI ?? Il nervosismo di Gonzalo Higuain, 30 anni, durante la partita
BOZZANI Il nervosismo di Gonzalo Higuain, 30 anni, durante la partita

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