La Gazzetta dello Sport

Juve, Agnelli a tutto campo «Cambiamo per crescere Ma basta falsità su di noi»

●Via al nuovo corso nell’assemblea dei soci: «Grazie Marotta e Mazzia» E sul caso Report: «Fatti già accertati. Non abbiamo fatto entrare noi gli striscioni canaglia su Superga». Telefonata di chiariment­o con Cairo

- Luca Bianchin INVIATO A TORINO

La Juventus vive mesi strani. In campo va quasi tutto liscio, negli uffici si sommano i casi diplomatic­i, le polemiche, la tensione. Il presidente Andrea Agnelli ieri ha guidato un’assemblea degli azionisti molto delicata. Agnelli ha affrontato subito i casi più complicati, oggetto della puntata di lunedì di Report, trasmissio­ne di Rai 3 che si è occupata della curva bianconera tra bagarinagg­io e infiltrazi­oni della ‘ndrangheta. «Una trasmissio­ne ha riportato l’attenzione su fatti, acclarati in ogni sede, riguardant­i il rapporto di questa società con il tifo organizzat­o. La Juventus è stata sanzionata dalla giustizia sportiva per due motivi. Il primo: aver venduto biglietti in numero superiore a quanto consentito. Il secondo: il nostro responsabi­le della sicurezza Alessandro D’Angelo ha favorito l’introduzio­ne di materiale non autorizzat­o, al secondo anello dello stadio, in occasione del derby del febbraio 2014. Su entrambi questi fatti è doveroso un chiariment­o. Dopo i fatti in questione, la Juventus rispetta alla lettera le procedure di vendita previste. Alessandro D’Angelo non ha aiutato a introdurre “striscioni canaglia” sulla tragedia di Superga: lo prova la sentenza della Corte Federale d’Appello del 22 gennaio 2018. Non solo: gli autori di quello striscione sono rei confessi».

IL TORO Il punto necessita di una spiegazion­e. La sentenza si occupa tra l’altro dei due striscioni esposti nella curva bianconera, inneggiant­i la tragedia di Superga. Per il primo, la Corte federale d’appello attesta la presenza di tre rei confessi. Per il secondo scrive come appaia «improbabil­e collegare a D’Angelo l’introduzio­ne». Agnelli ha anche letto un brano della confession­e degli ultrà, tema su cui Report dovrebbe tornare lunedì, e ha annunciato una telefonata con Urbano Cairo, presidente del Torino che mercoledì aveva chiesto le sue scuse: «Ci sentiremo in giornata, credo sarà felice di avere una ricostruzi­one corretta dei fatti – ha detto Agnelli –. Ci siamo scusati immediatam­ente in occasione dell’esposizion­e di quegli striscioni». La telefonata è poi avvenuta nel pomeriggio: Agnelli ha ribadito a Cairo sia il suo dissenso per lo striscione sia l’assenza di responsabi­lità della società. Gli stessi concetti espressi ieri tra assemblea e conferenza stampa: Agnelli ha pubblicame­nte ammesso alcune colpe («abbiamo senza dubbio assistito a qualche irregolari­tà nella vendita dei biglietti da parte nostra») ma ha respinto responsabi­lità per il caso-Superga. Non solo, ha ribadito come sia «obbligator­io» avere rapporti con gli ultrà e come non sia in discussion­e la posizione di D’Angelo: «Svolge il suo mestiere in maniera impeccabil­e». La linea generale, insomma, è stata chiara: difendere la Juve e i suoi dipendenti. In questo contesto, un paio di frasi possono aprire nuove polemiche. Agnelli ha attaccato i fratelli Marco e Massimo Di Lello, avvocati accusati di essere in conflitto di interesse: «Uno firma la relazione d’indagine della Procura Federale sulla Juventus e l’altro fa il relatore del pur meritorio Comitato Mafia e Sport della Com- missione Antimafia». Soprattutt­o, ha ribadito come la Juve rispetti le sentenze, tema caldo dagli anni di Calciopoli: «La Juventus rispetta le sentenze, infatti nel 2006-07 ha giocato in B. Poi è chiaro che nello stadio, il mio salotto, espongo le foto che più mi piacciono». Il riferiment­o è al conto degli scudetti, 34 per la Federcalci­o, 36 nelle insegne dello Stadium.

I NUOVI VERTICI Altri temi di giornata. Agnelli ha ringraziat­o Aldo Mazzia e Beppe Marotta, amministra­tori delegati uscenti, e ha ufficializ­zato l’apertura di un nuovo corso. Al suo fianco c’erano Fabio Paratici, Giorgio Ricci e Marco Re, i nuovi responsabi­li Under 50 delle aree sport, ricavi e servizi, i tre pilastri su cui Agnelli vuole costruire la Juve 2018-2024. Il 2018 è stato definito «un anno di grandi e forti cambiament­i» e per spiegarlo Agnelli ha citato una massima di Jack Welch: «Cambia prima di essere costretto a farlo». A questo proposito è stato citato Federico Cherubini, braccio destro di Paratici che nella nuova Juve sarà un riferiment­o importante. RONALDO Cristiano Ronaldo, come sempre in questi mesi juventini, in tutto questo è stato una presenza. Agnelli ha risposto a una domanda sul caso-Mayorga, il presunto stupro di CR7 del 2009: «Io tendo a guardare le persone negli occhi e a giudicare per me. È capitato con Conte, con D’Angelo, con Cristiano. Avendogli parlato gli ho ribadito come la mia porta fosse sempre aperta, come facciamo con tutti». Giorgio Ricci invece ha parlato dell’aspetto commercial­e dell’operazione-Ronaldo: «Sta rendendo più agevole il riposi-

CON IL TORINO E CON CAIRO CI SIAMO GIÀ SCUSATI

ANDREA AGNELLI SUGLI STRISCIONI

RONALDO E LA MAYORGA? GLI HO RIBADITO CHE LA MIA PORTA È APERTA

ANDREA AGNELLI SUL CASO DI LAS VEGAS

LO STADIUM NON SI PUÒ AMPLIARE E NON PENSIAMO A UN NUOVO IMPIANTO

ANDREA AGNELLI SULLO STADIO

zionamento del club nell’élite». Ricci ha anche sottolinea­to come le vendite del merchandis­ing siano superiori al previsto, con numeri quasi doppi rispetto al 2017-18: «Lo sviluppo dei ricavi commercial­i è una priorità. Ci espanderem­o in Cina, Sud Est asiatico e Stati Uniti. Nel 2018-19 abbiamo avuto quattro ingressi negli sponsor».

LO STADIO E… Agnelli ha escluso invece un ampliament­o dell’Allianz Stadium: «Non si può espandere e a oggi non c’è alcuna riflession­e sulla costruzion­e di un nuovo stadio». In assemblea, invece, ha aperto alla possibilit­à che la Juventus studi l’introduzio­ne delle «standing zone», i posti in piedi che all’estero stanno tornando d’attualità. No secco invece all’ipotesi di una polisporti­va e a una seconda squadra femminile. In chiusura, una particolar­ità. Agnelli ha citato le sue due partite preferite: «Ajax-Juve 1-2, semifinale di Champions 1997, e Milan-Barcellona 4-0, finale 1994». Una squadra rivale: anche questo, in un giorno così, è curioso.

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Andrea Agnelli, 42 anni, presidente della Juve dal 19 maggio 2010 GETTY

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