Inter rimandata Per essere grande serve più coraggio
●Col Barça è mancata la personalità dei 7 successi Senza Nainggolan è dura: urge un segnale dai nuovi
C’è il titolo e il sottotitolo, dietro ogni partita. E poco importa che si tratti di Champions o serie minore. Quel «le vittorie viziano» con cui Luciano Spalletti ha sintetizzato la sconfitta del Camp Nou è una ricostruzione lucida e condivisibile, nonostante sia stata fatta a botta calda. A freddo però il lancio iniziale può lasciare spazio al titolo vero della serata: l’Inter non è pronta, rimandata all’esame contro un top club con tre note sul diario, aspettando l’appello del 6 novembre. E magari a San Siro si sentirà più in famiglia e le cose andranno meglio.
PERSONALITÀ Nota numero uno, la più evidente: a Barcellona l’Inter sì è smarrita proprio lì dove pensava di sentirsi forte. La personalità vista nel derby era la stessa che aveva accompagnato la squadra nelle sette vittorie consecutive. Qui non è in discussione una sconfitta che al Camp Nou diventa quasi fisiologica per una squadra normale. Ecco il punto. Quel che più ha disturbato, dentro e fuori l’Inter, è che Icardi e compagni nulla hanno fatto per uscire da quella normalità. L’Inter non è stata né carne né pesce, non ha scelto di essere né una squadra così convinta dei propri mezzi da andarsela a giocare a viso aperto – per dire, la via scelta dal Psv sullo stesso campo – e neppure una formazione che decide di abbassarsi conscia dei propri limiti. Impossibile dire se una delle due strade avrebbe garantito possibilità di successo, lo stesso Psv ha finito col lasciarci i tre punti. Di certo però c’è che la via di mezzo quasi mai risulta utile, men che mai contro il Barcellona. Ed è questo il gradino che Spalletti deve far salire ai giocatori. Le parole dure del post partita non erano casuali, ma avevano la finalità di stimolare una reazione DOPO IL K.O. COL BARCELLONA in vista del ritorno, per chiudere il discorso qualificazione.
SENZA NINJA Seconda nota: dietro la personalità c’è anche un equivoco che Spalletti deve provare a risolvere. L’Inter è una squadra pensata attorno a Nainggolan, il 4-2-3-1 ne è l’ovvia conseguenza. Ma quando manca il belga, c’è da scavare per trovare una via alternativa che a certi ritmi — europei, s’intende — difficilmente può rivelarsi Borja Valero. Perché se è vero che la squadra non è ancora pronta per reggere Lautaro più Icardi, al Camp Nou la presenza di Borja al posto di un giocatore totale come Nainggolan è parsa un azzardo dal punto di vista fisico, prima che tecnico. L’Inter che ha abbandonato l’alternanza di moduli di inizio stagione così da regalare certezze ai protagonisti, ora è sufficientemente pronta per sperimentare altre soluzioni tattiche.
FORZE FRESCHE La nota numero tre è ancora tecnica. Spalletti ha una rosa limitata in Europa causa financial fair play. A maggior ragione diventa un lusso non sostenibile non provare a sfruttare fino in fondo due dei sette nuovi acquisti. Lautaro e Keita hanno aperto e chiuso la campagna di rafforzamento. Ma per il tecnico sono ancora gioielli spendibili in rarissime occasioni. E l’argentino, entrando con la voglia di spaccare il mondo al Camp Nou, in qualche modo ha mandato segnali di insofferenza. Spalletti, da sempre attento al capitolo motivazioni, non può non far leva sulla voglia dei due per provare ad aumentare i giri del motore. L’Inter del Camp Nou non ha mai messo la sesta. Non se l’è goduta, la serata. L’ha solo subita.
MEGLIO SBAGLIARE CHE NON FARE NIENTE. E LE VITTORIE VIZIANO
LUCIANO SPALLETTI