La Gazzetta dello Sport

Inter rimandata Per essere grande serve più coraggio

●Col Barça è mancata la personalit­à dei 7 successi Senza Nainggolan è dura: urge un segnale dai nuovi

- Davide Stoppini MILANO

C’è il titolo e il sottotitol­o, dietro ogni partita. E poco importa che si tratti di Champions o serie minore. Quel «le vittorie viziano» con cui Luciano Spalletti ha sintetizza­to la sconfitta del Camp Nou è una ricostruzi­one lucida e condivisib­ile, nonostante sia stata fatta a botta calda. A freddo però il lancio iniziale può lasciare spazio al titolo vero della serata: l’Inter non è pronta, rimandata all’esame contro un top club con tre note sul diario, aspettando l’appello del 6 novembre. E magari a San Siro si sentirà più in famiglia e le cose andranno meglio.

PERSONALIT­À Nota numero uno, la più evidente: a Barcellona l’Inter sì è smarrita proprio lì dove pensava di sentirsi forte. La personalit­à vista nel derby era la stessa che aveva accompagna­to la squadra nelle sette vittorie consecutiv­e. Qui non è in discussion­e una sconfitta che al Camp Nou diventa quasi fisiologic­a per una squadra normale. Ecco il punto. Quel che più ha disturbato, dentro e fuori l’Inter, è che Icardi e compagni nulla hanno fatto per uscire da quella normalità. L’Inter non è stata né carne né pesce, non ha scelto di essere né una squadra così convinta dei propri mezzi da andarsela a giocare a viso aperto – per dire, la via scelta dal Psv sullo stesso campo – e neppure una formazione che decide di abbassarsi conscia dei propri limiti. Impossibil­e dire se una delle due strade avrebbe garantito possibilit­à di successo, lo stesso Psv ha finito col lasciarci i tre punti. Di certo però c’è che la via di mezzo quasi mai risulta utile, men che mai contro il Barcellona. Ed è questo il gradino che Spalletti deve far salire ai giocatori. Le parole dure del post partita non erano casuali, ma avevano la finalità di stimolare una reazione DOPO IL K.O. COL BARCELLONA in vista del ritorno, per chiudere il discorso qualificaz­ione.

SENZA NINJA Seconda nota: dietro la personalit­à c’è anche un equivoco che Spalletti deve provare a risolvere. L’Inter è una squadra pensata attorno a Nainggolan, il 4-2-3-1 ne è l’ovvia conseguenz­a. Ma quando manca il belga, c’è da scavare per trovare una via alternativ­a che a certi ritmi — europei, s’intende — difficilme­nte può rivelarsi Borja Valero. Perché se è vero che la squadra non è ancora pronta per reggere Lautaro più Icardi, al Camp Nou la presenza di Borja al posto di un giocatore totale come Nainggolan è parsa un azzardo dal punto di vista fisico, prima che tecnico. L’Inter che ha abbandonat­o l’alternanza di moduli di inizio stagione così da regalare certezze ai protagonis­ti, ora è sufficient­emente pronta per sperimenta­re altre soluzioni tattiche.

FORZE FRESCHE La nota numero tre è ancora tecnica. Spalletti ha una rosa limitata in Europa causa financial fair play. A maggior ragione diventa un lusso non sostenibil­e non provare a sfruttare fino in fondo due dei sette nuovi acquisti. Lautaro e Keita hanno aperto e chiuso la campagna di rafforzame­nto. Ma per il tecnico sono ancora gioielli spendibili in rarissime occasioni. E l’argentino, entrando con la voglia di spaccare il mondo al Camp Nou, in qualche modo ha mandato segnali di insofferen­za. Spalletti, da sempre attento al capitolo motivazion­i, non può non far leva sulla voglia dei due per provare ad aumentare i giri del motore. L’Inter del Camp Nou non ha mai messo la sesta. Non se l’è goduta, la serata. L’ha solo subita.

MEGLIO SBAGLIARE CHE NON FARE NIENTE. E LE VITTORIE VIZIANO

LUCIANO SPALLETTI

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Luciano Spalletti, 59 anni

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