La Gazzetta dello Sport

Uva sospeso, la storia col d.g. finisce in tribunale

●Sollevato dalla funzione per «valutare il suo operato», l’ex direttore non ci sta: «Mi denigrano, affido tutto ai miei legali»

- A. cat.

È

finito nel peggiore dei modi. A tre giorni dall’insediamen­to del nuovo presidente Gabriele Gravina, il rapporto tra la Federcalci­o e il suo direttore generale Michele Uva è già deflagrato e promette di sfociare molto presto in un aspro contenzios­o legale. Sospeso dalle sue funzioni, l’ormai ex d.g. porterà la Figc in tribunale e chiederà i danni.

BOTTA Mercoledì sera Gravina ha fatto recapitare a Uva, senza preavviso, una lettera predispost­a dai legali della Figc (che ha potuto visionare solo ieri mattina) in cui il presidente federale gli comunicava di averlo «sospeso dalla funzione», allo scopo di «fare valutazion­i sulle posizioni di vertice». Tradotto: la Figc vuole valutare il tuo operato da direttore generale, e non può farlo liberament­e se tu continui a esercitare la funzione. Uva ha effettivam­ente operato da d.g. fino all’ultimo, portando a termine progetti iniziati ben prima che Gravina si candidasse alla presidenza federale, convocando riunioni, programman­do appuntamen­ti, dando l’idea, probabilme­nte, di voler incidere anche sulle iniziative future. In questo modo, ha ritenuto di ottemperar­e agli obblighi previsti dal suo contratto. Dall’altra parte, però, ci si attendeva un passo indietro più pronunciat­o. E per questa ragione, probabilme­nte, non è bastato che Uva si sia messo in ferie appena Gravina si è insediato. Il nuovo presidente, che aveva già annunciato la volontà di adeguare lo statuto federale ai nuovi principi del Coni, accorpando le funzioni del direttore generale a quelle del segretario federale, creando un’unica figura, ha deciso di sospenderl­o. Uva è rimasto sorpreso. Pensava di essersi posto nel modo giusto nei giorni scorsi, chiarendo pubblicame­nte come fosse «normale che un nuovo presidente voglia lavorare con i suoi uomini e la sua squadra». Non ravvisava la necessità di arrivare ad un provvedime­nto estremo come la sospension­e, che solitament­e si prende nei confronti di chi non ha esercitato al meglio le proprie funzioni o, addirittur­a, si è macchiato di condotte gravemente negligenti.

RISPOSTA E il fatto che la notizia sia stata fatta subito trapelare ha aggiunto rabbia a frustrazio­ne, e ha provocato la reazione furente di Uva, che ha deciso di affidare la pratica al suo avvocato. «A seguito della notizia diffusa dall’Ansa, che riporta di informazio­ni trapelate dalla Figc nell’ambito della strategia meramente denigrator­ia intrapresa a mio danno – ha dichiarato in una nota emessa nel pomeriggio di ieri –, ho provveduto a diffidare espressame­nte il Presidente della Federazion­e, Gabriele Gravina, dal perpetrare tale condotta lesiva della mia immagine e della mia reputazion­e a livello nazionale e internazio­nale, dando al contempo incarico a un legale per la tutela dei miei interessi». Tra i quali c’è la sua immagine, la sua credibilit­à e ovviamente il diritto a ottenere la buonuscita che contrattua­lmente gli spetta. Per la Figc e in generale per il calcio italiano, invece, in ballo ci sono relazioni internazio­nali e, conseguent­emente, ambizioni politiche. Uva è vicepresid­ente dell’Uefa, membro dell’Esecutivo, uno dei dirigenti più stimati e ascoltati da Ceferin, che il 7 febbraio ha l’ambizione di essere rieletto, peraltro a Roma. Non il migliore viatico per Euro 2028.

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LAPRESSE Giovanni Malagò, 59
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Michele Uva, 53, ormai ex d.g. Figc, vicepresid­ente Uefa ANSA

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