Curry no limits «Io ancora mvp? Sarebbe speciale»
●I 51 punti con 11 triple con Washington sono la ciliegina sulla torta del super avvio della star dei Warriors. Kerr: «Non è mai stato così forte»
Questo Steph Curry è migliore di quello del 2016. Possibile? Sì, è possibile. Vero, in carriera ha vinto per due volte il premio di mvp, 2 anni fa addirittura all’unanimità, primo di sempre a riuscirci. Ma il fenomeno con il 30 sulla schiena e la scritta Warriors sul petto non è mai stato così incantevole come in questo inizio di 2018-19. «Credo sia al suo apice, sia fisico che mentale — lo incorona Steve Kerr, il suo coach, dopo il capolavoro da 51 punti con Washington —: è al decimo anno in Nba, conosce meglio questa lega, i suoi compagni, gli avversari, il suo corpo. Probabilmente non è mai stato così forte».
L’ARTISTA Lo show contro i Wizards, 51 punti con 11 triple a bersaglio, è la ciliegina sulla torta di un inizio di stagione in cui Curry ha ufficialmente iniziato la campagna per il suo terzo premio di miglior giocatore della regular season. Ha steso Washington con una sequenza impressionante di tiri da fuori, stupendo compagni ● Le triple centrate da Curry nelle prime 5 gare, record personale. Finora ha fatto meglio di 4 team: Pelicans, Clippers, Cavs e Thunder e avversari. «È un artista» lo ha incoronato Kevin Durant. «Ho finito le parole per descrivere quello che fa — ha rilanciato Kerr —. È roba da videogame». Curry finora è stato strepitoso: 173 punti in 5 partite con appena 109 tiri; 33 triple a bersaglio, lui da solo meglio addirittura meglio di Pelicans (32), Clippers (29), Cavaliers (28) e Thunder (26). Tira col 55% dal campo e il 52,4% da tre; viaggia con 34,6 punti e 6,6 triple a partita: continuasse con questo insostenibile passo, potrebbe addirittura mettere nel mirino le 500 triple in stagione. «Probabilmente non ci riuscirei
— aveva detto qualche tempo fa l’unico uomo ad essere mai andato sopra le 300, stabilendo a 402 il record in una singola annata -. Probabilmente...».
SENZA LIMITI La realtà è che questo Curry sembra non avere limite. È più forte del 2016 perché è più leader, circondato anche da una squadra migliore di quella che chiuse con 73 vittorie, record di sempre in regular season. In campo domina come faceva in quella irripetibile stagione, chiusa a 30,1 punti di media col 50,4% dal campo e il 45,4% da tre. Contro Washington ha segnato 16 punti in poco più di due minuti: se Kerr non l’avesse tenuto in panchina per tutto il quarto periodo, a risultato acquisito, sarebbe andato a caccia del record personale di punti (54) e di quello assoluto di triple (13, che già gli appartiene). «Ho in campo un giocatore che tira da 10 metri e non posso nemmeno arrabbiarmi, perché fa sempre canestro — ha scherzato Kerr —. Quello che lo rende un grande giocatore è la persona che è: ama la vita, trova gioia in ogni cosa che fa, sia in campo sia con la sua famiglia».
MVP Curry è il miglior giocatore di questa prima parte di stagione: inevitabile considerarlo tra i candidati al premio di mvp 2019. «Sarebbe speciale, anche perché non sono in molti ad averlo vinto tre volte. — ammette lui —. Onestamente, non pensavo sarei stato di nuovo tra i candidati: come successo le altre volte, non voglio preoccuparmi di queste cose. Preferisco pensare alla squadra, a quello che succede ogni partita, a godersi il successo gli uni degli altri: è questo che ci rende speciali». Ed è anche quello che rende Steph così unico. E così fenomenale.
33
LA CHIAVE Steph domina come nel 2015-16, quando fu il primo re della regular season eletto all’unanimità. Durant: «Un artista»
● La media punti di Steph dopo le prime 5 partite: sarebbe la più alta della sua carriera. Sta tirando col 55% dal campo e col 52,4% da tre.
34,6