La Gazzetta dello Sport

Vettel, operazione fiducia «Starò alla larga dai guai»

●Il ferrarista deve ricaricars­i in vista del 2019, con l’aiuto del team: «Lewis merita il titolo, ma ora debbo tornare a vincere»

- Luigi Perna INVIATO A CITTÀ DEL MESSICO (MES)

La vera missione della Ferrari non è vincere questo Mondiale, ormai nelle mani di Lewis Hamilton e della Mercedes, ma ritrovare il miglior Sebastian Vettel. Fare in modo che si risollevi come pilota e nel morale. L’operazione recupero è l’obiettivo pensando al 2019, visto che il destino della rossa sarà ancora legato al tedesco, nel tentativo di riportare a Maranello il titolo sfuggito nelle ultime due stagioni e atteso ormai da 11 anni. Da parte sua, Seb sembra avere già cominciato il processo di autoanalis­i, tornando indietro ad alcuni episodi recenti e analizzand­oli con grande onestà.

ONESTO Ieri in Messico, alla vigilia della terz’ultima gara del campionato, il ferrarista ha parlato di nuovo dell’incidente di domenica ad Austin con Ricciardo, e sui contatti precedenti con Hamilton a Monza e con Verstappen in Giappone. «In tre occasioni mi sono trovato a lottare con gli altri molto da vicino, senza essere chiarament­e davanti, e ho avuto la peggio. La prossima volta proverò all’esterno, per evitare di girarmi in testacoda…», ha detto sorridendo. Poi però si è fatto serio, parlando in particolar­e dello scontro con Ricciardo (il quale SUGLI SBAGLI DI VETTEL AFP ad Austin, deluso dal ritiro, si è fatto male a una mano tirando un pugno contro la parete dell’hospitalit­y Red Bull): «Tutti nel paddock avranno la loro opinione, ma solo io posso giudicare dall’abitacolo. E’ vero, mi sono girato, ma non era una manovra pazza o stupida. Ci ho provato. La prossima volta mi terrò molto più margine».

EX EROE Basta e avanza per parlare di un campione che ammette i propri errori. Vettel si trova di fronte all’incubo peggiore per un pilota: guardarsi allo specchio e mettere in dubbio se stesso. Deve essere ancora più difficile, per chi come lui è arrivato al successo giovanissi­mo, con le stimmate del «Wonder Boy», e ha costruito tutta la carriera sulla convinzion­e di essere il migliore. Il Vettel in crisi di oggi non è il ragazzino spensierat­o degli anni d’oro alla Red Bull, quello che guidava un missile e veniva cullato dalla squadra sull’onda di vittorie a ripetizion­e. Perciò è proprio questa fiducia che il team principal Maurizio Arrivabene deve ricostruir­e insieme a Seb, sostenendo­lo nel modo giusto. Alternativ­e, visto il contratto che lega (per ora) il tedesco alla Ferrari fino al 2020, non ce ne sono.

SVOLTA? L’inverno sarà fondamenta­le. Ma prima bisogna chiudere degnamente quest’annata incompiuta. «Il nostro obiettivo è vincere le gare che restano — conferma Vettel —. E’ stato importante ad Austin avere ripreso a capire la monoposto e che cosa non aveva funzionato in precedenza. Adesso serve un passo avanti e le prossime settimane saranno altrettant­o impegnativ­e, ci aspetta ancora molto lavoro. Hamilton ha fatto più punti di tutti, se vincerà il titolo lo avrà meritato, ma bisogna anche valutare il suo vantaggio attuale e ammettere che in alcune gare noi siamo stati competitiv­i e in altre no». L’importante è che questo non diventi un alibi per se stesso e per chi dirige la squadra. La battuta di arresto legata agli sviluppi portati a Singapore e successiva­mente a Sochi non giustifica 70 punti di distacco dall’inglese. La Ferrari SF71H era ed è una vettura da Mondiale. Non bastassero le pole position e le cinque vittorie conquistat­e da Vettel fino a Spa, la conferma è arrivata anche da Kimi Raikkonen, che ad Austin ha ritrovato il successo a 39 anni, dopo cinque stagioni e 112 GP di digiuno. Non un caso.

RESET La tesi di Arrivabene secondo il quale servirebbe un’auto dominante come il 2002 e il 2004, per perdonare anche gli errori, è abbastanza

COMMETTERE ERRORI FA PARTE DEL GIOCO. NE VERRÀ FUORI

KIMI RAIKKONEN

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Kimi Raikkonen, 39 anni, davanti a Lewis Hamilton, 33, a Austin
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IPP Il testacoda di Vettel ad Austin dopo il contatto con Ricciardo
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