Hamilton, l’uomo tranquillo: «Vado contro il mio Dna»
●«Vorrei vincere sempre ma ora penso più ai punti». E su Austin spiega: «Dopo il GP abbiamo scoperto un problema»
Rapido anche sull’amato monopattino che quest’anno è la sua nuova coperta di Linus. Zero occhiaie, nessuna traccia di stanchezza sulla faccia sorridente di Lewis Hamilton. Quella di chi dorme profondamente sul cuscino dei 70 punti di vantaggio sul rivale Sebastian Vettel: tesoretto importante e (probabilmente) irraggiungibile. E poi c’è il tepore del Messico, dopo gli acquazzoni di Austin, a evocare scenari di gloria già vissuti. Perché, coincidenza, proprio qui dentro l’autodromo Hermanos Rodriguez, Hamilton si era impossessato del titolo l’anno passato battendo Vettel. Dodici mesi fa gli bastò arrivare 9o, ora, in caso di trionfo del tedesco, dovrebbe piazzarsi almeno 7o. Scherza Lewis: «Non vinsi la gara e quando succede non sono mai di buonumore, ma mi misi in tasca il Mondiale: un fatto piuttosto rilevante». Poi più serio aggiunge: «Conquistare il primo titolo è dura, ripetersi è sempre più difficile. Perché è vero che sono cresciuto come pilota, ma è salita di livello anche la concorrenza».
APPROCCIO Per chiudere la partita sembra solo questione di tempo. Dopo aver fallito il primo match point a disposizione domenica scorsa, Hamilton vive questa seconda opportunità senza ossessioni da prestazione. Sa bene che in queste circostanze più che il successo di tappa, conta stare alla larga dai pericoli e dagli sbagli per non compromettere le possibilità di AFP centrare il grande bersaglio. Con la sua consueta flemma, il passato fine settimana aveva spiegato la ragione per cui dopo aver attaccato Max Verstappen per scalzarlo dal 2o posto, vista la resistenza del giovane olandese, aveva desistito: «I miei obiettivi in questo momento sono diversi da chi punta solo alla vittoria. Io devo accumulare punti e pensare al campionato. I Mondiali non si conquistano sgomitando con gli altri e commettendo errori stupidi». Proprio questa ultima frase qualcuno l’aveva letta come un messaggio, neppure troppo velato, a Vettel. E allora Hamilton ci tiene a rettificare: «Non c’era alcun riferimento a Sebastian. Lui era stato penalizzato e doveva per forza attaccare e prendersi dei rischi. Io potevo controllare e, anche se non è nel mio dna, permettermi di mantenere la posizione».
BILANCIAMENTO L’inglese svela anche quale è stato il problema della Mercedes ad Austin: «Abbiamo scoperto a posteriori un problema di bilanciamento. Un carico che insisteva sulla ruota anteriore destra e posteriore sinistra di 50 kg superiore alle altre due. La macchina non girava». Solo un intoppo. Ora Lewis è pronto per l’ultimo assalto di questa straordinaria stagione.