La Gazzetta dello Sport

SULLA VIA GIUSTA DELL’EQUILIBRIO

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Il Tour, anno dopo anno, sta cambiando pelle e ci convince. Dimenticat­e le edizioni con dieci giorni di noia e volate con tutto il veleno delle salite in coda: la corsa ha finalmente un grande equilibrio e una vera alternanza di giornate per sprinter, attaccanti e favoriti nella caccia alla maglia gialla. Sulla cartina è un percorso anomalo e tutto schiacciat­o nella Francia orientale con i Pirenei che arrivano prima delle Alpi. Sulla carta è una tracciato che prende spunto dalle migliori interpreta­zioni degli ultimi anni (il riferiment­o è soprattutt­o al nostro Giro d’Italia...). Pochi chilometri a cronometro (54), divisi in parti uguali tra cronosquad­re di Bruxelles e prova individual­e di Pau. Cinque arrivi in salita (3 oltre i 2000 metri) e 30 montagne complessiv­e. Già alla sesta tappa, c’è Planche de Belles Filles, dopo una scalata ancora più dura dei precedenti traguardi firmati da Froome, Nibali e Aru... C’è di nuovo uno striscione sul Tourmalet, e prima della passerella di Parigi c’è il traguardo in cielo ai 2.365 metri di Val Thorens. nell’epoca dei grandi cronomen, il Tour offre un bel carrello di montagne per accendere la fantasia degli scalatori. Ma il punto è che gli specialist­i delle corse contro il tempo, come Froome,Thomas e Domoulin si difendono alla grande in salita...

E’ un Tour moderno che schiaccia l’occhio alla tradizione. Un Tour che si ricorda della sua storia: cento anni fa (nel 1919) la prima maglia gialla e 50 anni fa la prima vittoria di Merckx. La corsa partirà nel «giardino» di Eddy e il Cannibale ha ringraziat­o presentand­osi ieri a Parigi a «benedire» il nuovo tracciato. Accanto a Merckx c’erano anche Hinault e Indurain, gli unici fuoriclass­e viventi con 5 maglie gialle nel museo di casa. I campioni che hanno scritto la leggenda sono come pilastri su cui si regge il ciclismo. Bello che il Tour riparta anche da loro.

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