Gattuso fiducia a tempo
Cambiare il Milan in soli tre giorni «Ci siamo persi Io il responsabile»
●La società lo conferma, ma la Samp domenica è già decisiva. «Non penso al mio c..., devo trovare soluzioni»
Prima le attenuanti, perché almeno in questo caso il discorso si può esaurire in due righe. Il mancino di Lo Celso si infila all’angolo, il destro di Castillejo sbatte sul palo: anche l’aria di San Siro, che ieri ospitava oltre seimila tifosi spagnoli, era avversa. Nel finale è invece l’arbitro olandese Bas Nijhuis a negare il possibile rigore del pari, per un fallo di Bartra ancora su Castillejo. Stop. Il discorso sulle responsabilità milaniste è molto, molto più lungo. Il ragionamento prende più spazio e soprattutto più tempo: alle dieci e mezzo Gattuso era ancora dentro San Siro, ad analizzare la batosta con lo staff. E solo poco prima avevano lasciato lo stadio Leonardo e Maldini, che lo stesso avevano sentito la necessità di un lungo confronto. La proprietà se n’era invece già andata da un pezzo, anche se con la faccia scura: l’ultima figuraccia era andata in scena in un San Siro mezzo vuoto ma con la tribuna autorità sold-out. Seduto al fianco del presidente Scaroni c’era Gordon Singer, figlio di Paul e rappresentante della proprietà. Quello che succede qui, al centro del primo anello, dà il senso della situazione: c’è stato un momento in cui la tensione spingeva verso un immediato cambio in panchina. Poi, con calma, ha prevalso la volontà di continuare insieme e insieme di trovare la soluzione al problema. Così i vertici si sono stretti intorno all’allenatore e fatto filtrare un pensiero condiviso, firmato Scaroni e Leo: «Gattuso non è in discussione. La panchina non è assolutamente in pericolo e non ci sono ultimatum». Anche in questo caso però l’umore può rovesciarsi in poco tempo: è evidente che l’esame contro la Samp - ed eventualmente l’appello con il Genoa - saranno decisivi per rinsaldare la panchina o sgretolare definitivamente l’impalcatura che la sostiene. A rimetterla in piedi potrebbero nel caso essere chiamati Conte (costoso) o Donadoni, ipotesi più verosimile: ieri Leonardo ha smentito contatti con altri allenatori e parlato di rispetto come caposaldo del rapporto con Rino (invitato però a trovare «le soluzioni e usare i giocatori giusti»).
LACUNE In tre giorni Gattuso dovrà dunque cambiare tutto, visto che ieri sera «non ha funzionato quasi nulla, è stata una prestazione imbarazzante». Deve murare la difesa, che in 11 partite stagionali ha incassato 15 gol, oltre uno a gara. Deve rinvigorire il centrocampo «piatto e senza inserimenti delle mezzali» e rifornire Higuain: «Ci siamo involuti, e di conseguenza a lui non arrivano palloni». Soprattutto Rino – come chiedeva anche ieri la Sud – deve incidere sull’anima e sulla mente. Non è una banale questione di disposizioni, ma una più imperscrutabile condizione di debolezza psicologica. Ecco perché la notte di Gattuso è stata preannunciata insonne. «Abbiamo perso la bussola – attacca l’allenatore –. Continuiamo a perdere certezze. Non giochiamo con la mente libera, non ci troviamo. E stavolta ci è andata anche bene, il Betis ha dominato. Abbiamo una fragilità che mi preoccupa e bisogna capire perché non riusciamo a fare le cose che prima ci facevano fare la differenza. C’è da capire, parlando con i giocatori, qual è il problema. Con il Betis abbiamo cambiato tantissimo anche a livello tattico ma non la prendevamo mai. Questo perché non è una questione di modulo ma di paura, è la testa che non ci fa reagire ed essere padroni. Non sappiamo più cosa fare con la palla: prima creavamo, ora no. Facciamo cose arruffate. Sono io il responsabile, io devo trovare qualcosa di diverso per far rendere la squadra: mi assumo le colpe ed è giusto che venga messo in discussione. Dopo una prestazione così è difficile andare a casa e dormire
perché è stata una delle partite più brutte di sempre, sembravamo quelli di Verona o Benevento. E se manca voglia il responsabile, ripeto, sono io. Ci sono preoccupazione e amarezza perché non posso accettare una prova così. Quando hai questa maglia addosso non puoi giocare in questo modo. Non ci sono scusanti: vedo una squadra impaurita, si è spenta la luce, se con l’Inter c’era stata cattiveria, stavolta no. Abbiamo fatto una figuraccia, io su tutti. Però non penso al mio culo in questo momento, penso che se mi verrà data la possibilità farò di tutto per trovare la soluzione. Qualsiasi cosa succederà dopo mi andrà bene. Questa partita pareva una giostra: le abbiamo provate tutte ma se ognuno pensa a fare il compitino poi vengono fuori gare così. C’è paura di prendersi qualche responsabilità in più. Ma siccome la squadra la preparo io, sono sempre io a dovermi fare delle domande: gli errori ci stanno, ma non da parte di tutta la squadra che non fa nulla di quello che gli si chiede».