La Gazzetta dello Sport

Capello PREMIUM conferma

«GIOVANI, FIDUCIA E TANTO BEL GIOCO SÌ, LA SERIE A ORA È ALLENANTE»

- f.li.

«I MIGLIORI SONO RIMASTI, SONO ARRIVATI GIOCATORI E ALLENATORI IMPORTANTI ANCHE LA NAZIONALE È ALLA SVOLTA, MA SERVONO DIFENSORI DI VALORE»

«Sì, si può dire, il campionato è diventato più allenante. Ma non è questa l’unica spiegazion­e della risalita italiana». Se c’è un’espression­e che è entrata nel gergo comune calcistico — criticata, lodata, discussa, stravolta, riletta a piacimento — è proprio quella pronunciat­a nel 2014 da Fabio Capello: «Il nostro campionato è poco allenante». Pochissime volte smentita dai fatti. Qualcosa però sta cambiando «sia nei club sia in Nazionale».

Che cosa succede?

«I migliori sono rimasti in Serie A, sono arrivati giocatori e allenatori importanti, s’è creata d’improvviso un’atmosfera di fiducia nelle nostre possibilit­à. E le rivali europee si sono rafforzate in maniera molto meno esponenzia­le che in passato. Non è poco. Pensi a quello che sta facendo Ancelotti a Napoli».

Nel senso che sta ridimensio­nando Sarri?

«Per niente. Ha portato novità, esaltando quanto di bello aveva fatto Sarri, grazie alla sua straordina­ria esperienza. E ha cambiato la testa ai giocatori: sembra quasi che alcuni vogliano essere soldatini, Ancelotti ha dato loro libertà. Il problema è che siamo legati spesso a stereotipi e pensiamo che ci sia soltanto un modo di giocare. Ma non è così».

A cosa si riferisce?

«A quelli che hanno visto Guardiola e hanno pensato che si giochi soltanto con il possesso, che la manovra s’imposti dal portiere. Se hai Reina puoi farlo, ma non è da tutti. Produci il vino con l’uva che hai...».

Bellissimo il Napoli, impression­ante la Juve: saranno cresciuti i giocatori, ma anche Allegri è un altro dopo cinque stagioni...

«Ho sempre difeso Allegri a spada tratta da quelli che dicevano “Non gioca bene”. Discorsi da bar. Mi consenta un altro paragone: nell’arte ci sono l’astrattism­o e il figurativi­smo, non si può dire che sia bella soltanto una corrente, bisogna capirle entrambe. Siamo sicuri che un gol dopo venticinqu­e tocchi sia migliore di uno arrivato dopo tre passaggi? Possono essere bellissimi entrambi».

La Juve somiglia al Real di Ronaldo, al Milan di Sacchi o...?

«Non mi addentro in confronti, dico solo una cosa. Cè la Juventus di Champions, insaziabil­e, con Ronaldo che ha portato serietà, dedizione, voglia di vincere in una squadra nella quale vincere è sempre stato fare il proprio dovere, e ha trascinato gli altri leader. E poi c’è la Juventus di campionato, che gioca con un po’ di leggerezza e poca cattiveria, così consapevol­e di essere più forte che a volte sembra abbia il freno a mano tirato. Però il secondo tempo col Napoli dopo tanta sofferenza, il Valencia e lo United fanno capire che alla Juve si sentono fortissimi e sanno di potersela giocare con chiunque».

Meno bene l’ultima Inter.

«Sono deluso e l’ho detto a Spalletti in tv. Ero convinto che avrebbe fatto una gran figura contro il Barcellona, dopo le ultime partite, e invece le sono mancate le forze e la convinzion­e per la prima volta dopo questo percorso di crescita. Per fortuna la classifica le dà una mano».

Infine la Roma con i suoi su e giù. Di Francesco ha commesso qualche errore?

«È l’ambiente che a Roma ti esalta e ti demoralizz­a in un giorno. Però ci sono giovani che stanno crescendo bene e cominciano a capire campionato e Champions League. E Di Francesco ogni tanto sbaglia come tutti gli allenatori. Tutti».

Bei segnali finalmente anche dalla Nazionale, no?

«Sicuro. Roberto Mancini ha un po’ pagato il noviziato. Gli è mancata esperienza, ha fatto ricerche a largo raggio e sottovalut­ato l’importanza di alcune partite. Ma nelle ultime ha giocato davvero un ottimo calcio, soprattutt­o di personalit­à. Però attenzione al discorso dei tre attaccanti senza centravant­i: la Polonia ci ha reso tutto facile senza pressare mai, vediamo nelle prossime sfide».

Comunque la svolta non si può negare.

«La svolta c’è e la cosa più importante è che i giovani, Barella, Pellegrini, Bernardesc­hi, stanno tornando. Dobbiamo però trovare qualche difensore centrale perché qui due (Bonucci e Chiellini, ndr) non possono essere infiniti».

ANCELOTTI HA CAMBIATO LA TESTA AI GIOCATORI DEL NAPOLI

FABIO CAPELLO SUL TECNICO DEGLI AZZURRI

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Fabio Capello, 72 anni, ha vinto la Champions ‘94 alla guida del Milan
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