La Gazzetta dello Sport

PERCHÉ IL DERBY NON È FINITO

L’agonia di Gattuso e il proclama mondiale di Zhang

- Di ALESSANDRO DE CALÒ

Teneri. Pensavamo che il derby di Milano fosse finito domenica notte, con quella zampata di Icardi piantata sul traguardo come un gigantesco - e per metà doloroso - golden gol.

Teneri. Pensavamo che il derby di Milano fosse finito domenica notte, con quella zampata di Icardi piantata sul traguardo come un gigantesco – e per metà doloroso – golden gol. Sipario, titoli di coda e amen. Ingenui, non funziona così. Quel gol è stato un accelerato­re di particelle, una spinta che rende più visibili – quasi gridati – i percorsi e le linee di tendenza sulle quali si muovono adesso nerazzurri e rossoneri. L’Inter celebra il suo nuovo presidente, numero 21 nella storia del biscione, e sogna con il mantra del giovane Zhang. Parla a nome della famiglia, Steven, quando dice che vuole trasformar­e l’Inter nel migliore club al mondo. Dobbiamo credere che sia possibile? Zhang junior assicura di avere l’appoggio di Suning a sostegno di questo obiettivo e i 120 milioni investiti di recente raccontano qualcosa delle fondamenta che si vanno costruendo. Possibile è possibile, dato che le parole arrivano da un ragazzo di 26 anni esponente di una famiglia cinese, tra le più ricche del pianeta. Probabile? Beh, questo lo vedremo.

In ogni caso si tratta di una Lunga Marcia, che avrà bisogno di evoluzioni graduali, di successi sportivi, economici e commercial­i. considerat­o che in questa stagione i fatturati dei top club, tipo Barça e Real sfiorerann­o il miliardo di euro. L’Inter, per ora, è sotto ai 300 milioni, c’è molta strada da fare. Molta strada, ma intanto la marcia è cominciata. Steven Zhang oggi è il presidente più giovane tra i grandi club d’Europa, promette di impegnarsi a vita nell’impresa. Dopo due anni di tirocinio prende il comando della società chiudendo il capitolo Thohir e il tempo della transizion­e nel dopo Moratti. Presto un top manager come Beppe Marotta potrebbe essere cooptato per voltare pagina.

Nel derby che continua, la faccia triste ha il profilo rossonero. Il Milan è ancora con i piedi affondati nel Mekong di un passaggio verso il complicato futuro del dopo Berlusconi. Evaporato il cinese Yonghong Li, restano tracce confuse del recente passato. Il club è nelle solide mani di Elliott, uno dei grandi fondi di investimen­to mondiali, l’unico che mostra una faccia e un nome, quello della famiglia Singer che lo controlla. In questa partita, il giovane Gordon Singer – figlio del principale azionista – può giocare la parte del competitor di Zhang junior. A lui e al padre toccherà di condivider­e qualche scelta che può accorciare i tempi del rilancio rossonero. La panchina bollente di Rino Gattuso è un pezzo di passato che pesa sull’attualità senza avere una garanzia di futuro. E’ uno snodo delicato, forse cruciale. Toccherà alla competenza e al milanismo di Leonardo e Paolo Maldini decidere sul che fare, assieme all’azionista. L’appartenen­za è importante ma non basta per dribblare l’agonia accesa col derby perso domenica. La Milano del terzo millennio, capace di ritrovarsi tra le capitali cool e internazio­nali d’Europa è teatro di un lungo inseguimen­to per il rilancio del suo pallone. San Siro può diventare la sintesi di un incontro tra Milan e Inter. Investire sulla nuova Scala del calcio significa mettere a punto le basi del doppio decollo. Poi toccherà ai nuovi campioni in arrivo, ai Paquetà e magari ai Modric, riempire San Siro di nuovi coriandoli e proiettarl­o nel mondo con la sua storia, il suo fascino. E, naturalmen­te, con un derby che continua.

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