Milan, c’è solo Higuain Da Bakayoko a Laxalt adesso serve lo sprint
●Il Pipita resta l’unico acquisto rossonero con il passo giusto: il francese ha deluso, Castillejo a sprazzi e Caldara aspetta
Ogni mattina un tifoso milanista si sveglia e sa che dovrà convivere con i milioni di dubbi che affollano la sua mente. Settantadue, a voler essere precisi, come i milioni di euro sborsati questa estate da via Aldo Rossi, oltre ai 18 di prestito per assicurarsi Higuain. Pipita a parte, i rinforzi rossoneri oscillano spesso tra panchina e tribuna e quando scendono in campo non sempre si rivelano all’altezza (vedi Betis). Guai a tralasciare le attenuanti, dal periodo di ambientamento che va concesso a chiunque sbarchi da campionati, abitudini tattiche o semplicemente club diversi, alle scelte del tecnico, che quasi sempre ha preferito puntare sull’ultra-collaudato impianto dei titolarissimi. L’istantanea del Milan di questo inizio di autunno, però, parla chiaro perché fotografa una sola certezza, il Pipita, e tanti punti di domanda sullo sfondo. Contro Inter e Betis Gonzalo non ha inciso, ma il suo apporto è fuori discussione: 6 gol in 9 presenze sono un bilancio in linea con le aspettative. Semplificando, il Pipita ha il passo da Champions che la nuova società si aspetta di vedere. E gli altri?
L’ATTESA Il caso di Mattia Caldara è tra i temi più discussi, al bar come sui social: minuti giocati inversamente proporzionali all’attesa generata dal suo acquisto. Che poi è stato uno scambio con la Juve per Bonucci e sembrava l’equazione perfetta: via il capitano «traditore», dentro uno dei migliori prospetti che la nostra scuola di difensori possa offrire. Ma i tempi, di inserimento tattico prima e di recupero poi, hanno trasformato il suo avvio in un non-inizio. Il peggio è alle spalle (Caldara ha ● gli assist di Samu Castillejo in 9 presenze con il Milan: serviti entrambi in Europa League, a Higuain contro il Dudelange e a Cutrone contro il Betis
recuperato dal principio di pubalgia) ma la maglia da titolare per ora resta addosso a Musacchio. L’ex Atalanta ha giocato solo in Lussemburgo nel successo sul Dudelange: ironia della sorte, è stata l’unica gara che il Milan ha chiuso senza prendere gol. BOZZANI FLOP BAKAYOKO È quello che finora ha deluso di più, come testimonia la media voto Gazzetta: 5,42, la più bassa tra i rossoneri con più di 5 presenze. Timù doveva offrire una doppia alternativa: fisica, essendo per caratteristiche il cambio ideale di Kessie, e tattica, da mediano in un 4-2-3-1. Progetti abbandonati: Bakayoko è troppo indietro, tatticamente e fisicamente. La società osserva (il francese, coi suoi 3,5 milioni, ha il terzo ingaggio più ricco in rosa dopo quelli di Higuain e Donnarumma) e non sono da escludere mal di pancia del giocatore in vista del mercato di gennaio. FRECCE A sinistra si fatica, nonostante Castillejo abbia segnato il primo gol da milanista alla prova più difficile, quella da falso 9 col Sassuolo, e Diego Laxalt sia ritenuto da Gattuso uno dei più pronti. Devono vincere la concorrenza degli intoccabili Calhanoglu e Rodriguez, ma se l’ottimo inizio dello svizzero ha sbarrato la porta all’ex Genoa, i problemi del turco potrebbero aprire nuovi varchi da sfruttare al Fideo. Che deve convivere con la pesante investitura di Maldini, «potrebbe essere la sorpresa dell’anno», e andare oltre le prestazioni a sprazzi offerte fino a oggi, inclusa quella a due facce col Betis: un assist, un palo e l’occasione del rigore non concesso, ma anche il rosso nel finale e un primo tempo incolore.
GLI ALTRI Aspettano Ivan Strinic, fermato dai problemi cardiaci, e Alen Halilovic, che si «sfoga» in nazionale Under 21 ma da milanista alterna tribuna e panchina. Ci tornerà domani, in panca, Reina, ma le gerarchie tra i pali sono definite da luglio. L’altra sera però ha deluso pure lui: a Siviglia servirà il Pepe di Napoli.
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