La Gazzetta dello Sport

«HO DATO TUTTO PER IL CALCIO ORA MI GODO VITA E NIPOTI»

IL MONDO DI SOR CARLETTO: «NON RICONOBBI PEP AL TELEFONO. GUARDO LE PARTITE E TIFO PER LE “MIE” SQUADRE»

- IL RACCONTO di G.B. OLIVERO

Che bella invenzione i nonni. Uno sguardo a volte severo ma perennemen­te comprensiv­o; una parola adatta a ogni situazione; un sorriso che cancella le delusioni. Carlo Mazzone, oggi, è un nonno ma in realtà lo era anche quando allenava: «Tratto i miei nipoti come trattavo i calciatori: insegnando il rispetto e l’educazione». I calciatori se lo sono goduto per tanti anni, dal 1968 (debutto ad Ascoli) al 2006 (sipario a Livorno). Adesso tocca ai nipoti. Se volete scorgere la sagoma imponente di Mazzone dovete andare ad Ascoli o, in estate, a San Benedetto. Lo vedrete fare una passeggiat­a al mattino o lo incroceret­e al pomeriggio mentre va al circolo per una partitina a carte con gli amici di sempre. Ma l’attività preferita è godersi la famiglia, a lungo lasciata… in panchina. Da 55 anni la moglie Maria Pia è l’inseparabi­le compagna di vita: la donna che spesso assorbiva un po’ delle tensioni del suo uomo. Da questo matrimonio sono nati Sabrina e Massimo. E poi i quattro nipoti: Vanessa e Alessio (rispettiva­mente 27 e 20 anni, figli di Sabrina), Iole (17, figlia di Massimo) e il piccolo Cristian (2, figlio di Vanessa). Non solo nonno, anche bisnonno. Tutta la famiglia abita ad Ascoli e da lì Mazzone non si muove rifiutando quasi ogni invito e dribblando le interviste: «Un po’ per non fare torto a nessuno e un po’ perché non vuole più sottrarre tempo a noi», racconta Alessio, la nostra guida nel mondo di un allenatore atipico e di un uomo schietto, leale, impulsivo, generoso.

NIENTE TELEFONO A qualche domanda, comunque, sor Carletto risponde. Che poi nemmeno si tratta di domande: sono ricordi, viaggi nel tempo, immagini che si rincorrono, momenti che non si possono dimenticar­e. «Qualche giorno fa Guardiola ha parlato benissimo di me. Mi sono commosso. Per me Pep è come un figlio, seguo le sue partite in tv, faccio il tifo per lui: una persona rispettosa e meraviglio­sa che ha segnato la mia vita e la carriera». E che gli dedicò un pensiero stupendo quattro giorni prima della finale di Champions a Roma tra il suo Barcellona e il Manchester United (2009): «Squillò il telefono, andò a rispondere mio nipote. “Nonno, c’è Guardiola al telefono”. Io sbuffo, prendo la cornetta: “Pronto, chi è?”. E lui: “Mister, sono Pep”. “Sì, e io sono Garibaldi”. I miei amici di Ascoli mi fanno spesso degli scherzi, pensavo fossero loro. “No, mister, sono davvero Pep. Volevo invitarla alla finale”. “Pep, ma tu tra quattro giorni giochi la finale di Champions e pensi a me?”. “Sì, mister: penso a lei e la voglio in tribuna”. Ci andai. E lui vinse». A squillare fu il telefono di casa perché Mazzone non ha mai avuto un cellulare: quando deve mandare un messaggio a Totti o Baggio usa quello della moglie. A Natale, invece, parte la chiamata: «Anche Totti è come un figlio. Ho letto quello che ha scritto di me sul suo libro e mi sono venuti i brividi. Baggio era come Francesco: rispettoso, un grande uomo dentro e fuori dal campo. Se avessi potuto farli giocare insieme, avrei perso meno capelli. Quando li sento sono felice».

VIDEOCASSE­TTE

Questa è una storia di calcio e di buoni sentimenti, di valori antichi e intuizioni tattiche: «In allenament­o vidi che Pirlo avrebbe potuto esaltare la sua eccelsa tecnica arretrando la posizione. Quell’intuizione ha generato buoni frutti per me e per lui che è un ragazzo fantastico». Ragazzi, per Carletto sono ancora tutti ragazzi. Pure se loro hanno superato i 40 e lui ha festeggiat­o gli 80 nel marzo 2017 con una grande festa in famiglia. Per celebrare il nonno, Alessio ha aperto una pagina Facebook e Instagram a suo nome: «Così può ricevere i messaggi dei tifosi che gli vogliono bene. Ho pubblicato i video-auguri di Totti, Materazzi, Bonera e tanti altri. Al nonno piace stare in compagnia. Quando siamo tutti insieme, gli leggi negli occhi la felicità. Per tanti anni vedeva la nonna solo il lunedì perché lei non lo seguiva. E’ stata dura, anche perché nella giornata libera il nonno voleva rivedere le partite che faceva registrare. Mi hanno raccontato che c’erano tante videocasse­tte a casa».

QUELLA CORSA E LE SCUSE

Su youtube Alessio ha visto spesso la famosa corsa ai tempi del Brescia sotto la curva dell’Atalanta per rispondere agli insulti: «Mi hanno raccontato che appena rientrato nello spogliatoi­o nonno telefonò a casa per tranquilli­zzare tutti. Poco tempo fa a San Benedetto l’hanno fermato tre tifosi dell’Atalanta per scusarsi e fargli i compliment­i. Che uomo, il nonno: con noi nipoti è sempre stato severo ma dolce e negli ultimi anni si è ulteriorme­nte intenerito, ci concede qualcosa in più. Ha mandato me e la mia fidanzata Giulia a rappresent­arlo all’addio di Pirlo: quella sera ho sentito racconti commoventi sul suo conto». Alessio ha giocato nelle giovanili dell’Ascoli, ma Mazzone non è mai andato a vederlo per evitare che qualcuno pensasse a una sua spintarell­a. In tv, invece, Carletto guarda tutte le partite: Serie A, Premier, Serie B, basta che il pallone rotoli. «E tifa per le sue ex squadre. A volte fa qualche commento tecnico, mi dice quali sostituzio­ni effettuere­bbe». D’altronde, anche da nonno, Mazzone resta sempre un allenatore. E l’ultima frase che ci regala è anche uno splendido ritratto di se stesso: «Io sono sereno, mi godo la vita e i nipoti. Per me allenare era una grande passione; rendere felici i tifosi era una missione. Ho dato tutto me stesso, è stata una bellissima avventura».

P.S. PER I LETTORI UNDER 18

Tre appunti per raccontare mister Mazzone ai più giovani. ORIGINALE Amedeo Carboni era un terzino della Roma che amava sganciarsi. In una partita del 1994-95 lo fece troppe volte e Mazzone sbottò: «Amede’, quante partite hai fatto?». «350, mister». «E quanti gol ?». «4, mister». «E allora ‘ndo caz... vai!!!».

COMPETENTE Mazzone allenava in provincia quando per gli squadroni provincia significav­a fatica, sudore, trappola e magari sconfitta (Ascoli-Juve 1-0 nel 1981-82, Lecce-Napoli 1-0 nel 1988-89, Bologna-Inter 2-0 nel 1998-99 e tante altre).

UMANO Non ha coppe in bacheca, solo tre promozioni. Ma tante salvezze, alcuni miracoli e il trofeo più bello: l’affetto di tutti i suoi giocatori e la stima infinita, umana e profession­ale, dei più grandi: Totti, Guardiola, Baggio. A Brescia Robi fece mettere una clausola sul contratto: «Se va via Mazzone, vado via io». Quando aveva squadre scarse, le faceva lottare. Quando il livello si alzava un po’, le faceva giocare. A modo suo è entrato nella storia del nostro calcio. E non solo perché si è seduto su una panchina di A 792 volte.

FRANCESCO È COME UN FIGLIO. QUANDO LO SENTO, SONO FELICE

SUL SUO RAPPORTO CON FRANCESCO TOTTI

I RICORDI «Qualche giorno fa Guardiola mi ha fatto commuovere: è meraviglio­so»

«Allenare era una grande passione, rendere felici i tifosi era una missione» ROBERTO È UN GRANDE UOMO, UN CAMPIONE NELLA VITA

SUL SUO RAPPORTO CON ROBERTO BAGGIO

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 ??  ?? Carlo Mazzone con la famiglia in due immagini scattate alla festa degli 80 anni. A sinistra è con la moglie Maria Pia e il piccolo Cristian
Carlo Mazzone con la famiglia in due immagini scattate alla festa degli 80 anni. A sinistra è con la moglie Maria Pia e il piccolo Cristian
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