La Gazzetta dello Sport

ANTONIO, L’UOMO GIUSTO PUÒ FERMARE LO SFACELO

Il Milan si rilancia, il Napoli si ferma, rimpianti Roma

- Di ALESSANDRO DE CALÒ

La tigre è ancora viva. Gattuso, modello Sandokan, ringhia ancora. Si salva e allontana il rischio esonero al termine di una partita più emozionant­e che perfetta da un punto di vista tecnico-tattico, ma piena di tante cose tra gol, prodezze, errori, rischio di crollare e capacità di risorgere. Alla fine il cuore ha contato più della ragione e il Milan ha vinto meritatame­nte. Ha visto l’inferno, Rino, ma lui che ha passato una vita a combattere per il Diavolo non si è spaventato, ha continuato a incitare i suoi ragazzi, ed è stato ripagato.

«Non è finita finché non è finita», insegnava la leggenda del baseball Usa Yogi Berra. I «gattusiani» sono passati in vantaggio, andati sotto e quando potevano disunirsi e perdersi definitiva­mente hanno rialzato la testa prima con un gol rabbioso di Higuain (al termine di un mirabile triangolo con Cutrone: la coppia funziona), poi con un colpo balistico marchio di fabbrica di Suso. Se c’è un primo fondamenta­le elemento che emerge da questa sofferta vittoria da dentro o fuori è che la squadra sta con il tecnico. Questo gruppo ha sicurament­e dei limiti: alcuni di gioco, imputabili all’allenatore, altri caratteria­li e tecnici che riguardano i singoli. Ma nessuno rema contro e tutti giocano per l’allenatore. Nel calcio la mozione degli affetti conta fino a un certo punto. È piena la storia di tecnici esonerati, anche se difesi dai propri giocatori: i risultati sono un giudice cinico e severo che non concede appelli. Quelli del Milan cominciava­no a deludere, ma questi tre punti puntellano la classifica e permettono di renderla ancora più importante se mercoledì arrivasse un altro successo contro un’altra ligure, il Genoa atteso al recupero della prima giornata. Gattuso potrebbe ritrovarsi a 18 punti. In perfetta linea con l’obiettivo in campionato: lottare per il quarto posto.

Quello che invece rischia di far diventare la stagione una tortura è il clima da ultima spiaggia ogni volta che arriva un risultato negativo. Per togliere questo clima però c’è un solo modo. Non solo fare punti, ma farli bene. Cioè migliorare gioco e prestazion­i. Soffrire meno e convincere di più.

Il big match Napoli-Roma regala un pareggio giusto che lascia l’amaro in bocca ad entrambe le squadre. Al Napoli perché vede nuovamente allontanar­si la Juve a +6 e col rischio di essere raggiunta oggi al secondo posto dall’Inter impegnata all’Olimpico contro la Lazio. Ma è amaro anche per la Roma che ha accarezzat­o fino al 90’ una vittoria (sarebbe stata la seconda di fila al San Paolo) non solo di prestigio, ma che l’avrebbe rilanciata nell’alta classifica. I 15 punti attuali invece certifican­o non solo la distanza abissale dalla Juve che alla decima giornata ne ha quasi il doppio (28) ma anche il distacco pesante dallo stesso Napoli (22). I rimpianti però sono legati ai punti buttati via contro Spal, Bologna, Chievo (solo uno su nove disponibil­i). Al San Paolo i gialloross­i hanno giocato un ottimo primo tempo nelle due fasi (difensiva e offensiva), andando in vantaggio, subendo, ma sfiorando anche il raddoppio. Nella ripresa le due fasi sono diventate una sola, quella difensiva. L’ha fatta bene la Roma ma arretrando sempre di più: il forcing del Napoli unito alla visibile stanchezza romanista ha permesso il meritato pareggio di Mertens che ha premiato il lungo dominio territoria­le della squadra di Ancelotti, che ha giocato una buona gara, a tratti ottima, ma ha pareggiato troppo tardi per avere il tempo anche di vincere. E la Juve ringrazia.

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