ANTONIO, L’UOMO GIUSTO PUÒ FERMARE LO SFACELO
Il Milan si rilancia, il Napoli si ferma, rimpianti Roma
La tigre è ancora viva. Gattuso, modello Sandokan, ringhia ancora. Si salva e allontana il rischio esonero al termine di una partita più emozionante che perfetta da un punto di vista tecnico-tattico, ma piena di tante cose tra gol, prodezze, errori, rischio di crollare e capacità di risorgere. Alla fine il cuore ha contato più della ragione e il Milan ha vinto meritatamente. Ha visto l’inferno, Rino, ma lui che ha passato una vita a combattere per il Diavolo non si è spaventato, ha continuato a incitare i suoi ragazzi, ed è stato ripagato.
«Non è finita finché non è finita», insegnava la leggenda del baseball Usa Yogi Berra. I «gattusiani» sono passati in vantaggio, andati sotto e quando potevano disunirsi e perdersi definitivamente hanno rialzato la testa prima con un gol rabbioso di Higuain (al termine di un mirabile triangolo con Cutrone: la coppia funziona), poi con un colpo balistico marchio di fabbrica di Suso. Se c’è un primo fondamentale elemento che emerge da questa sofferta vittoria da dentro o fuori è che la squadra sta con il tecnico. Questo gruppo ha sicuramente dei limiti: alcuni di gioco, imputabili all’allenatore, altri caratteriali e tecnici che riguardano i singoli. Ma nessuno rema contro e tutti giocano per l’allenatore. Nel calcio la mozione degli affetti conta fino a un certo punto. È piena la storia di tecnici esonerati, anche se difesi dai propri giocatori: i risultati sono un giudice cinico e severo che non concede appelli. Quelli del Milan cominciavano a deludere, ma questi tre punti puntellano la classifica e permettono di renderla ancora più importante se mercoledì arrivasse un altro successo contro un’altra ligure, il Genoa atteso al recupero della prima giornata. Gattuso potrebbe ritrovarsi a 18 punti. In perfetta linea con l’obiettivo in campionato: lottare per il quarto posto.
Quello che invece rischia di far diventare la stagione una tortura è il clima da ultima spiaggia ogni volta che arriva un risultato negativo. Per togliere questo clima però c’è un solo modo. Non solo fare punti, ma farli bene. Cioè migliorare gioco e prestazioni. Soffrire meno e convincere di più.
Il big match Napoli-Roma regala un pareggio giusto che lascia l’amaro in bocca ad entrambe le squadre. Al Napoli perché vede nuovamente allontanarsi la Juve a +6 e col rischio di essere raggiunta oggi al secondo posto dall’Inter impegnata all’Olimpico contro la Lazio. Ma è amaro anche per la Roma che ha accarezzato fino al 90’ una vittoria (sarebbe stata la seconda di fila al San Paolo) non solo di prestigio, ma che l’avrebbe rilanciata nell’alta classifica. I 15 punti attuali invece certificano non solo la distanza abissale dalla Juve che alla decima giornata ne ha quasi il doppio (28) ma anche il distacco pesante dallo stesso Napoli (22). I rimpianti però sono legati ai punti buttati via contro Spal, Bologna, Chievo (solo uno su nove disponibili). Al San Paolo i giallorossi hanno giocato un ottimo primo tempo nelle due fasi (difensiva e offensiva), andando in vantaggio, subendo, ma sfiorando anche il raddoppio. Nella ripresa le due fasi sono diventate una sola, quella difensiva. L’ha fatta bene la Roma ma arretrando sempre di più: il forcing del Napoli unito alla visibile stanchezza romanista ha permesso il meritato pareggio di Mertens che ha premiato il lungo dominio territoriale della squadra di Ancelotti, che ha giocato una buona gara, a tratti ottima, ma ha pareggiato troppo tardi per avere il tempo anche di vincere. E la Juve ringrazia.