La Gazzetta dello Sport

Gattuso: «Squadra e club sono con me Troppa pressione»

●>ino: «Chiacchier­e esagerate. Se avessi segnali negativi dai miei, sarei io a fare un passo indietro»

- Marco Fallisi MILANO

Una banda di cani rabbiosi guidati da un gatto, pardon, un Gattuso dalle sette vite: a immaginars­ela alla lettera, potrebbe venirne fuori un mini trattato di etologia piuttosto interessan­te. Depurata dalle metafore, invece, la situazione è chiarissim­a: aveva ragione Rino, il suo Milan non era morto ma vivissimo e lo ha dimostrato nello spirito messo in campo contro la Samp. E pure lui, che alla vigilia di questo esame da brividi aveva assicurato di essere più che acceso, ha motivi per tornarsene a casa decisament­e più sereno e a petto in fuori. Lo testimonia­no le parole usate in conferenza stampa, che non sono quelle di un allenatore in bilico ma di chi guarda molto più in là del singolo momento: «E’ stata una gran bella partita, vinta perché abbiamo abbinato tecnica e veemenza, mi servono altre 7-8 partite per capire se la squadra ha trovato un’identità». CON ME Rino parla da tecnico che ha il gruppo in pugno e ribadisce i concetti, forte di un tris che dà ossigeno, morale e migliora la classifica, perché la Champions ora è vicina. «Compliment­i ai ragazzi, io non devo più ringhiare ma preparare le gare nel modo giusto. Viviamo in un mondo che è un frullatore e ultimament­e ci finisco ALLENATORE MILAN sempre dentro, ma va bene così. La società mi appoggia e la squadra mi segue, se avessi letto dei segnali negativi in questo senso avrei fatto un passo indietro – spiega -. Su di noi c’è una pressione eccessiva e ho sentito troppe chiacchier­e su di me, voi giornalist­i scrivete e alla fine i giocatori ci cascano…». La pressione, quella dei 90 minuti e non solo, l’allenatore rossonero l’ha scaricata anche correndo addosso al quarto uomo al fischio finale: «Non avevo capito che avessero allungato il recupero di trenta secondi. Chiedo scusa, non è stato un bel vedere».

MODULO E TESTA La luce Gattuso l’ha trovata con un cambio di modulo che ha esaltato i due fari ad alto voltaggio lì davanti ma il sistema andrà testato ancora, perché non tutto ha funzionato a dovere: il Milan a tratti ha perso in palleggio e sofferto come sempre dalle parti di Gigio. «Abbiamo preso due gol su due tiri in porta, ma sarei preoccupat­o se ne avessimo subiti dodici di tiri, non siamo l’Ajax degli Anni 70 che faceva il calcio totale. Io preferisco sottolinea­re il fatto di aver segnato tre reti a una squadra che ne subisce pochissime. Il modulo? È riduttivo spiegare questo successo solo con il passaggio al 4-4-2, anche perché Suso e Laxalt si sono mossi da mezzali». Il suo Milan, invece, si è mosso con la mentalità giusta, perché è lì che si torna alla fine per Rino, che sia tridente o doppio centravant­i: «Quando si perde un derby in quel modo, o ti rialzi subito o quella sconfitta te la porti sempre dietro. Dobbiamo essere bravi ad accantonar­la, con i nostri alti e bassi». Già, meglio guardare in su: prossimo scalino, mercoledì col Genoa.

ABBIAMO ABBINATO TECNICA E VEEMENZA, VOGLIO CONFERME

RINO GATTUSO

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Gennaro Gattuso, 40 anni, allena il Milan dal novembre 2017 AP

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