La Gazzetta dello Sport

Ecco Spalletti: «Garanzia Zhang Tra le prime 4 vale un trofeo»

● Il presidente torna nello stadio che ha cambiato la sua storia nerazzurra

- Davide Stoppini INVIATO AD APPIANO GENTILE

La scenetta è simpatica e simbolica. Luciano Spalletti lascia la sala stampa e si chiude nella stanza di Appiano Gentile destinata alle interviste tv, ma fa avvertire tutti i giornalist­i: «Non ve ne andate, vi devo dire qualcosa». Dieci minuti scarsi, il tecnico rientra e fa, di fronte a taccuini che all’improvviso si riaprono: «Mi piaceva sottolinea­re questo: Steven Zhang è una garanzia per i tifosi dell’Inter, il fatto che sia diventato presidente è un passaggio fondamenta­le. Sono stato in Cina, ho avuto modo di conoscere anche suo papà, ho capito la loro lucidità nel fare business. Ogni volta che vedo Steven e ci parlo, lui riesce a trasmetter­mi la sua voglia di Inter. Sembra dirti, con la sua espression­e, “io ci sono mister, sono con lei”».

PIÙ SU Parole al miele, Spalletti non voleva sprecare l’occasione nella settimana della svolta. La carezza è fisiologic­a, verrebbe da dire. Meno però quando Spalletti fa la fotografia di quello che il presidente si aspetta da lui e dall’Inter tutta: «Dobbiamo regalargli la qualificaz­ione alla Champions. È un trofeo per noi, vale come quelli che si alzano con le mani. E poi dobbiamo cominciare a giocare e a vincere le grandi partite, come in parte già abbiamo iniziato a fare. Non mi fermo al Lazio-Inter della scorsa stagione, quel tipo di partite vogliamo ripeterle. E andare a vincere gare anche più importanti». C’è tutto, in queste parole di Spalletti. C’è la consapevol­ezza che le parole di venerdì del neo presidente hanno alzato l’asticella delle aspettativ­e. O forse è più giusto dire che quelle dichiarazi­oni ambiziose hanno messo nero su bianco i programmi di vertice nerazzurri. Oggi Zhang sarà all’Olimpico, nello stadio che ha cambiato la sua storia e la sua percezione del club. Le lacrime a fine partita sono l’Immagine con la I maiuscola: senza quella vittoria, non è detto che oggi Steven sarebbe presidente. Grazie a quella sera la famiglia Zhang ha assaporato la Champions, ha capito una volta di più l’importanza (anche economica per il gruppo Suning) di calcare certi palcosceni­ci e la voglia adesso di tenerseli stretti. Di più: la necessità di riuscire a viverli da protagonis­ti e non da comparse. Questo viene chiesto a Spalletti: abituare l’Inter a non spaventars­i, neppure al Camp Nou, neppure di fronte al Barcellona che pure stravince il Clasico quattro giorni dopo.

IN TRASFERTA L’Inter è un esame continuo, verrebbe da sintetizza­re. «Ma in allenament­o ho avuto le risposte che volevo – ancora Spalletti – per intensità e partecipaz­ione, la squadra ha reagito non volendo accettare passivamen­te il corso degli eventi, quella è la medicina migliore per superare qualsiasi difficoltà». E magari continuare una tendenza simpatica almeno tanto quanto la scenetta di Appiano: in Serie A l’Inter ha vinto le ultime tre trasferte, sei delle ultime sette consideran­do la scorsa stagione. Consideran­do, appunto, quel Lazio-Inter delle lacrime di Zhang.

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Luciano Spalletti, 59 anni GETTY

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