La Gazzetta dello Sport

IBRA-HIGUAIN? PUÒ FUNZIONARE

Le voci di mercato sullo svedese al Milan

- Di LUCA CALAMAI

Un attimo dopo aver messo la sua orma tra le leggende del calcio sulla Champions Promenade a Montecarlo, un sorridente Leonardo ha risposto così a una domanda sul possibile arrivo di Ibrahimovi­c al Milan: «Non è ancora il momento di parlare di campagna acquisti». Tradotto nella lingua del mercato: il dirigente rossonero ha scelto di non chiudere la porta a questa clamorosa operazione. E il motivo è chiaro. Il Milan ha bisogno di conquistar­e un posto nella prossima Champions e per alzare il livello della squadra di Gattuso non servono giocatori normali. Servono campioni. Calciatori abituati a lottare per traguardi importanti senza soffrire la pressione. Gente alla Ibra, insomma. Leonardo e Maldini prima di buttarsi in questa operazione devono però spazzar via dalla loro mente un dubbio: El Pipita e lo svedese possono coesistere? Qualche anno fa la risposta probabilme­nte sarebbe stata negativa. Allegri aveva provato nella Juve la formula con le due punte centrali, MandzukicH­iguain. Una sfida persa. E anche Ibra, ai tempi del Manchester United, vietò il suo abituale territorio di caccia al giovane talento Lukaku. Finito ai limiti di una crisi d’identità.

Ma ora sono altri tempi. El Pipita e Zlatan non sono più ragazzini e hanno una voglia matta di regalarsi un finale di carriera all’altezza della loro storia e delle loro ambizioni. Se accettano di fare coppia, rinunciand­o ognuno a un pizzico del proprio spazio e del proprio ruolo, possono diventare devastanti. Dal punto di vista tattico, infatti, possono tranquilla­mente coesistere. Partendo entrambi da una posizione centrale, possono dividersi i compiti alternando­si nell’andare incontro alla palla e nel cercare profondità. Al di là della potenza fisica, hanno anche piedi delicati. Anzi, sudamerica­ni. Quindi potrebbero esaltarsi a dialogare nel breve. In più la loro presenza obblighere­bbe le difese avversarie a fare delle scelte a livello di marcature. L’importante è che Higuain e lo svedese accettino l’idea di sacrificar­si per favorire il compagno più libero. Niente di impossibil­e. Ibra è famoso per aver sempre garantito con i suoi assist e i suoi movimenti tanti gol ai compagni.

Certo, Gattuso dovrebbe disegnare un Milan capace di reggere due punte con queste caratteris­tiche. La squadra rossonera ha già imboccato la formula del 4-4-2, il modulo ideale per gente come El Pipita e Ibra. In più il Milan dovrebbe sviluppare meglio la manovra sulle corsie esterne per garantire quei cross che sono da sempre graditi a due giganti dell’area di rigore. Scelte non rivoluzion­arie, in linea con il materiale umano a disposizio­ne di Rino. Le voci di un possibile arrivo di Ibra però hanno acceso subito un dibattito intorno a Cutrone, che vedrebbe ridotto il suo minutaggio. La domanda più ricorrente è: «Perché sacrificar­e un simile talento?». Ma un Milan che punta dritto a un posto in Champions, che vuole andare avanti in Europa League e Coppa Italia deve avere assolutame­nte tre grandi attaccanti. Cutrone non avrebbe che da imparare lavorando e giocando insieme a due fenomeni come El Pipita e Ibra. Il talento rossonero formerebbe, per struttura fisica e qualità tecniche, il perfetto terzo lato del triangolo offensivo di Gattuso. Insomma, l’idea di un Ibra in rossonero ci sta. Non sarebbe un salto nel buio, ma un piacevole azzardo. Quindi, attenti a quei due: nel Milan possono funzionare.

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