La Gazzetta dello Sport

«Giro perfetto per Nibali E Aru può rinascere»

●Il c.t. Cassani: «Vincenzo sarà l’uomo da battere. Bernal il suo più grande rivale. E Fabio tornerà più forte delle sconfitte»

- Antonino Morici amorici@rcs.it

Da quando è alla guida della Nazionale Davide Cassani ha visto festeggiar­e sul primo gradino rosa solo un italiano. Dal 2014 al 2018 un trionfo, quello di Vincenzo Nibali nel 2016, e tre podi (due di Fabio Aru, e uno dello Squalo). Il bottino tricolore degli ultimi anni al Giro d’Italia, è magro, troppo magro per non pensare all’edizione 2019 come a quella del riscatto. Il cast è lontano dall'essere completo, ma le prime analisi possono essere abbozzate. Chi meglio del nostro commissari­o tecnico, che da corridore ha vinto per tre volte il Giro dell'Emilia e a Bologna sarà tra i padroni di casa?

Il percorso presentato mercoledì presenta qualche differenza rispetto alle ultime edizioni: sarà un bene per lo spettacolo?

«Fatemi dire che sono strafelice per l'Emilia-Romagna, una terra dove il ciclismo è passione e tradizione. Lo definirei un Giro all’antica, esigente, per corridori di fondo. Un Giro tosto, come deve essere. È diviso in due parti ma non è detto che questo lo renda meno interessan­te, anzi. Nelle prime dodici tappe non c’è una salita che possa scavare grandi distacchi, però ci sono due crono e se qualcuno perde terreno dovrà cercare di recuperare in fretta. Quindi la lotta per la classifica potrebbe essere un crescendo di emozioni prima del gran finale, micidiale, con tappe di alta montagna dal chilometra­ggio elevato esattament­e come si addice ai profession­isti».

Nibali ha vinto nel 2013 e nel 2016: i tempi per il tris sembrano maturi...

«È un Giro fatto apposta per lui. Vincenzo sa difendersi a cronometro e nella terza settimana tira fuori il meglio di se. E poi questa è la sua corsa, quella che sente di più. L’ha vinta in passato anche quando sembrava aver perso tutto. Ha un coraggio fuori dal comune, guardate il modo in cui ha preparato e corso il Mondiale dopo quello che gli era accaduto al Tour. E ha talento, ha il gusto della vittoria, corre con una sorta di “menefreghi­smo” positivo che gli consente di superare momenti critici. L’uomo da battere sarà Nibali».

Non è un Giro perfetto anche per Froome?

«Sì, potrebbe correre alla Hinault, alla Indurain. Ha già trionfato, può vivere alla giornata, senza assilli. Ma ha in testa soprattutt­o il quinto Tour de France e in questo senso il Giro è un rischio. Se Chris non ci sarà, il Team Sky avrà comunque un uomo da piani alti: parlo di Bernal, che con Nibali è il mio favorito già da ora».

Aru ha detto che chi non arriva preparato rischia di perdere anche un minuto al primo gior- no di corsa. È una stima corretta?

«La crono di Bologna (8,2 km con l'ascesa del San Luca, ndr) è esigente. Pronti via e la classifica potrebbe subito avere una certa fisionomia. Perdere anche 30-40 secondi sarebbe un bel problema per gli scalatori, che davanti avrebbero la se- conda cronometro a San Marino prima di iniziare con gli arrivi in salita a Ceresole Reale (tredicesim­a tappa, ndr). A quel punto la corsa si infiammere­bbe, a beneficio dello spettacolo. Fabio viene da una stagione disastrosa, ed è il primo ad averne pagato le conseguenz­e. Ma ha 28 anni, è un ragazzo intelligen­te che ha lavorato sodo per emergere. Adesso è nel momento chiave della carriera e il prossimo Giro sarà adatto a lui. Può rinascere, può essere più forte: è dalle sconfitte che nascono uomini migliori».

Cosa dobbiamo aspettarci dagli altri italiani?

«Sono curioso di vedere Moscon. Può partire alla grande: sulla carta la prima maglia rosa potrebbe anche essere sua. Non è ancora un corridore da grandi giri ma può testarsi in vista dei prossimi anni. Da Formolo mi aspetto più continuità e sangue freddo, più consistenz­a nelle difficoltà, più capacità di recupero dopo una caduta o un inconvenie­nte. Se ci sarà Viviani sarà il faro delle volate: in questo 2018 è stato straordina­rio. Dovrà fare una scelta tra gli obiettivi del 2019 ma sulle spalle avrà la maglia tricolore addosso e il Giro si chiude nella sua Verona... Quanto agli altri, potrebbero fare benissimo anche Colbrelli e Trentin».

Al via mancano più di sei mesi: come ci arriverà il ciclismo italiano?

«Abbiamo chiuso la stagione con il titolo Europeo e i 18 successi di Viviani, con la Sanremo di Nibali ed altre vittorie importanti. Il problema è che per le corse a tappe siamo legati alle prestazion­i di Vincenzo, che ormai va per i 34 anni. Sono preoccupat­o. Dietro di lui e Aru c’è poco purtroppo».

FROOME? CREDO ABBIA IN TESTA SOPRATTUTT­O IL 5° TOUR

MOSCON POTREBBE PUNTARE ALLA PRIMA MAGLIA ROSA

DAVIDE CASSANI C.T. ITALIA

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LAPRESSE Vincenzo Nibali, 34 anni tra pochi giorni, vincitore del Giro d’Italia nel 2013 e nel 2016
 ??  ?? Fabio Aru, 28 anni, un giorno in maglia rosa, a Lido di Jesolo, al Giro 2015 BETTINI
Fabio Aru, 28 anni, un giorno in maglia rosa, a Lido di Jesolo, al Giro 2015 BETTINI
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