Quando Silvio impose Boban trequartista a Zac Da quella cinquina a Udine partì la corsa scudetto
Silvio Berlusconi, la sera di domenica 18 aprile 1999, si presentò al seggio elettorale con un po’ di ritardo. «Scusatemi, ma prima ho voluto parlare con tutti i giocatori del Milan che hanno vinto una partita meravigliosa a Udine. Sono stati bravissimi – disse prima di inserire la scheda nell’urna –, si sono sentiti il Grande Milan». Non pronunciò, per scaramanzia, la parola «scudetto», ma si capì che ci credeva e, soprattutto, si considerava il principale artefice della grande rimonta sulla Lazio: fu l’allora Cavaliere a imporre all’allenatore Zaccheroni di schierare Boban come trequartista, e quella risultò la mossa decisiva nella volata per il titolo. Il successo contro l’Udinese al Friuli fu roboante: un 5-1 che portò i rossoneri a un solo punto di distanza dalla capolista Lazio, sconfitta in casa, il sabato precedente, dalla Juve. La classifica recitava: 56 punti per la squadra di Eriksson e 55 per il Diavolo. Mancavano cinque partite al termine del campionato.
SUGGERIMENTI Ben poco interessato all’esito del referendum per il quale si era recato al seggio elettorale, anche perché sicuro che non sarebbe stato raggiunto il quorum come difatti avvenne, Berlusconi si tuffò sul calcio per riaccendere l’entusiasmo. In quella primavera, in particolare, dopo averne approvato l’ingaggio nell’estate precedente, Berlusconi scelse Zaccheroni come bersaglio e, secondo il suo classico stile, cominciò a suggerire schemi, moduli, tattiche. Il 3-4-3 di Zac non lo aveva mai convinto del tutto, avrebbe voluto un trequartista alle spalle della coppia Bierhoff-Weah, e fu accontentato. A Udine fu un autentico show di tecnica e di fantasia: Boban realizzò una doppietta, Bierhoff lo imitò e Weah, oltre a fare il suggeritore, timbrò la rete finale. Di Marcio Amoroso l’unico gol dell’Udinese. Negli spogliatoi, pressato dalle domande dei cronisti, Zaccheroni ammise: «Sì, lo scudetto è possibile». E tutto l’ambiente si allineò a quel desiderio che doveva trasformarsi in progetto e poi in realtà.
SORPRESA Rientrato a Roma per i consueti impegni politici, la settimana successiva Berlusconi si occupò di trovare un accordo con Massimo D’Alema per l’imminente elezione del presidente della Repubblica (e Ciampi fu nominato al primo scrutinio), seguì con apprensione la terribile guerra che insanguinava i Balcani, e nella quale anche l’Italia era coinvolta, e non rispose alle illazioni di Sergio Cragnotti, presidente della Lazio, che a proposito del 5-1 rossonero a Udine parlò di «un risultato che mi ha un po’ sorpreso, ma nel calcio succede di vincere partite contro squadre che sono poco motivate». Alla fine del torneo Cragnotti sarebbe stato ancora più sorpreso nel vedere Berlusconi che festeggiava lo scudetto del Milan.