La Gazzetta dello Sport

PERCHÉ LA PARTITA DI JAMES DURA 40’

Le imprese del playmaker di Milano

- Di DAN PETERSON

Meno male che c’era l’ambulanza venerdì sera al Forum perché Simone Pianigiani, coach dell’AX Milano, poteva anche averne bisogno! Il motivo? Il suo playmaker, Mike James, prima si è messo d’impegno per disfare una partita vinta, poi l’ha decisa con un tiro all’ultimo secondo.

L’AX si era portata perfino a +15 dopo un quarto d’ora di gioco. Poi James aveva cominciato a forzare tutto: entrata, tiro in sospension­e, tiro da tre, passaggio. Pian piano l’Efes Istanbul, che è una signora squadra, era tornata in partita piazzando un bel 12-0. All’intervallo, l’AX era sopra di +8, 43-35, ma James era già 1/10 al tiro e 0 nel plus-minus. Vlado Micov, giusto per fare un esempio, era a +15.

Nel 3° quarto James ha continuato a forzare con altri due tiri scriteriat­i. Pianigiani gli ha dato un po’ di riposo… ma non troppo. Il coach gli ha parlato, gli ha dato fiducia, gli ha concesso nuovamente spazio. Ma gli avversari ci avevano preso gusto: Moerman era un rebus per tutti; Micic faceva canestri da Nba; Pleiss schiacciav­a. James invece non trovava proprio il bandolo della matassa. Così ecco il sorpasso dell’Efes. Pianigiani però era lucido e sapeva su quale numero scommetter­e: il 2 di Mike James. Così, mentre i tifosi stavano in apnea, l’americano dell’Oregon con un secondo da giocare e la squadra a -2, lanciava un missile da distanza siderale, dopo avere quasi perso la palla in palleggio. Boom! Canestro e vittoria! Sono vittorie che danno morale ad una squadra. Che si convince di poter fare qualsiasi cosa perché alla fine qualcuno troverà la carta vincente nel mazzo.

Si può fare un paragone fra Mike James e Mike D’Antoni? D’Antoni era un play puro (prima il passaggio), James è un giocatore d’impatto («Fuori dalla mia strada!»). Ma racconto un episodio che accomuna i due giocatori. Nel 1985-86 andammo a Livorno per giocare contro l’Allibert. D’Antoni era in serata-no, come James contro l’Efes: 0/9 al tiro. Alla sirena, con la partita pari, 86-86, D’Antoni si alzò da tre e, come James, piazzò il canestro della vittoria, 89-86. Il campione è questo: anche in una giornata storta li sentirai bussare alla porta. Per due motivi. Il primo è che hanno un’autostima senza limiti. Il secondo è che per loro le partite durano 40’ e non 39’ 59”.

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