La Gazzetta dello Sport

Dani Pedrosa Quanto mancherà il piccolo gigante «Sono orgoglioso di ciò che ho fatto»

1A Valencia l’addio: «Nessuno ha mai capito quanto fosse difficile la MotoGP col mio fisico»

- Paolo Ianieri INVIATO A SEPANG (MALESIA)

HO VINTO 54 GP, FA IMPRESSION­E PENSARCI: È PIÙ DI QUANTO SPERASSI DANI PEDROSA SUI SUCCESSI IN CARRIERA

Quella andata in scena all’alba italiana è stata la penultima gara di Dani Pedrosa. Che a 33 anni e dopo 18 di Mondiale, con 3 titoli, 1 in 125 e 2 in 250, e 54 vittorie, tutte con Honda, a Valencia dirà addio alle corse. Un anno complicato, nel quale Dani non è mai nemmeno salito sul podio, come mai in carriera.

Pedrosa, siamo ai titoli di coda di una gran storia. C’è tristezza?

«C’è un po’ di tutto. Le moto sono la mia passione, il sogno di bambino. È strano quello che provo in questo momento, fatico a spiegarlo. Magari tra un po’ lo capirò meglio».

Potrebbe essere l’unico anno senza vittorie, a parte la stagione di debutto in 125.

«Tutto l’anno è stato un po’ strano, è stato difficile ottenere le mie solite prestazion­i, non ho mai avuto il feeling giusto con la moto e le gomme. Il livello è cresciuto, tutti sono molto vicini, le gare sono più di strategia, serve un pacchetto molto competitiv­o per vincere. A livello di prestazion­i sono sempre stato indietro e se parti nel secondo gruppo fatichi».

Cosa cambia nella testa annunciand­o il ritiro?

«Io ci ho provato sempre, perché a me piace vincere. Il mio dna è quello, non partecipar­e».

Ha vinto 54 GP, come Mick Doohan, il suo idolo da piccolo.

«Per me è impression­ante esserci riuscito».

Lei è uno dei piloti più belli da vedere. Non avere vinto il titolo MotoGP pesa?

«Io so di averci provato al 100% e che non ce l’ho fatta per vari motivi, anche un po’ di sfortuna, come nel 2012 e 2013. Non è successo, ma dentro di me sono tranquillo. E ho bei ricordi, come quando i meccanici andavano in pista a guardarmi per poi dirmi che sono quello che guida meglio di tutti, il più bello da vedere».

La contraddis­tingue una grande forza di volontà: tanti infortuni ma si è sempre rialzato.

«Sì, in tanti anni ho dovuto fare sforzi extra per superare situazioni difficili: le braccia, le spalle… Guidare spesso è stato più duro del normale».

La gara più bella che ha fatto?

«Fatico a rispondere. Per fortuna ne ho fatte tante, una mol-

È STATO NATURALE RESTARE IN HONDA MA ORA FARÒ CRESCERE LA KTM

to, molto bella per me è stata la prima in 250, a Welkom nel 2004».

Il compliment­o più bello di un avversario?

«A questo livello tra noi non ci si dice mai molto, ma lo capisci dallo sguardo e dal rispetto che ti mostrano».

È sempre rimasto fedele alla Honda.

«Una cosa così oggi non esiste quasi più. Ma per me è stato naturale e logico».

L’arrivo di Alberto Puig, suo ex manager, come team manager in HRC ha significat­o la sua fine nel team?

«Non posso rispondere veramente a questo. Non conosco le discussion­i interne, ma il cambio di management probabilme­nte ha portato anche a pensieri diversi su come affrontare il futuro».

È stato compagno di Stoner e Marquez, due grandissim­i.

«Ovviamente non è stato facile. Quando hai un compagno così forte è complicato, anche se guidando la stessa moto ti dà il valore reale di quello che tu sai fare. Un tempo il regolament­o permetteva di cambiare molto la moto, motore, elettronic­a… Ora è tutto molto standardiz­zato e quindi più complicato. Mi sono dovuto adattare a quello che piace a Marc ed essendo più sensibile di lui, questo a volte ha fatto la differenza. In positivo, ma anche in negativo».

Nel 2019 la sua moto la guiderà Lorenzo. Faticherà?

«Non posso rispondere su questo».

Perché la trattativa con Yamaha non è andata in porto? Tanti pensavano che sarebbe andato forte.

«Ci ho pensato molto. Ma poi sono cambiate un po’ di cose, anche il fatto che non sarebbe stata una moto ufficiale e che non avrei potuto incidere sullo sviluppo ha avuto un peso».

Invece ha scelto la Ktm.

«Gare non ne farò più. Il lavoro sarà di aiutarli a recuperare terreno. Non hanno grande esperienza, proveremo a capire in che direzione andare il più velocement­e possibile».

La vita senza corse come la immagina?

«Un po’ meno adrenalini­ca. Ho tante idee, ma nessun progetto vero».

Guardando al lavoro, al dolore, alle vittorie, come raccontere­bbe la sua storia?

«Ho fatto più di quanto mai mi sarei immaginato. Ripensando agli inizi, agli sforzi della mia famiglia, già quello che ho ottenuto in 125 e 250 è stato molto bello. Se poi guardo alla MotoGP e mi confronto coi grandi con cui ho combattuto, superando i problemi di gomme, di peso della moto e del mio fisico, sono ancor più orgoglioso. Nessuno ha mai capito veramente lo svantaggio che questa categoria ha rappresent­ato per me. Così, alla fine posso dire solo una cosa: sono contento».

TUTTE CON LA STESSA MOTO

3

MONDIALI

I titoli Mondiali conquistat­i da Pedrosa: nel 2003 in 125, nel 2004 e 2005 in 250

18 STAGIONI NEL MONDIALE

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Daniel Pedrosa, 33 anni, quest’anno è 12°con 95 punti, con 3 quinti posti come migliori risultati MILAGRO

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