L’ultimo atto e gli oltre diciassette milioni di morti Gli equilibri economici cambiarono per sempre
1Molto alto il tributo di caduti italiani Fame e “spagnola” sterminarono i civili E le donne uscirono di casa per lavorare
@alfa_conti
Fino a quel momento non si era visto nulla di simile, mai un conflitto armato era stato così sanguinoso. Ecco perché viene soprannominata la Grande Guerra. Un primato che verrà battuto pochi anni dopo dalla Seconda guerra mondiale. Il numero complessivo di morti nella Prima guerra, tra militari e civili oscilla tra i 16,9 e i 17,3 milioni: i soli caduti in divisa sono stimati tra 9,8 e 10,3 milioni su 65 milioni di combattenti. L’Italia pagò un tributo di 651 mila soldati uccisi secondo una stima fatta nel 1925 dal demografo Giorgio Mortara, un numero che colloca il nostro Paese al quinto posto di questa tragica classifica per perdite tra gli Alleati. Sempre secondo Mortara furono invece circa 3.400 i civili che persero la vita in azioni militari dirette. Molto più difficile fare una stima per quanto riguarda la popolazione civile provata prima dalla malnutrizione e poi dall’epidemia di influenza spagnola che tra il 1918 e il 1920 si portò via decine di milioni di persone in tutto il mondo. Da questo conto sono esclusi i milioni di feriti e mutilati in tutti i Paesi coinvolti nel conflitto. POTERE Se il tributo in vite fu molto alto, gli effetti economici della guerra ebbero conseguenze profonde sulle nazioni che parteciparono al conflitto ma anche sulle nazioni neutrali. Innanzitutto cambiarono i rapporti di forza tra Paesi europei e Stati Uniti a tutto vantaggio di Washington. Emblematico è il caso del Regno Unito, che per finanziare lo sforzo bellico chiese agli Usa un prestito da 4 miliardi di dollari avendo (o accelerando secondo alcuni) l’effetto, alla fine della guerra, di spostare il centro mondiale finanziario da Londra a New York. Per quanto riguarda l’Italia il governo assunse poteri molti ampli e le deroghe ai controlli sulla contabilità pubblica fioccarono: il numero di ministeri passò da 12 a 18, furono creati nuovi organi come il ministero per le Armi e le munizioni, e tra il 1915 e il 1921 l’esercito di impiegati pubblici crebbe da 339 a 519 mila. Tutto questo spinse una trasformazione industriale: dai 125 stabilimenti del 1915 con 115 mila operai si arrivò nel 1918 a 1.976 fabbriche con oltre 900 mila addetti. La sola Ansaldo passò da un capitale di 30 milioni di lire nel 1916 a 500 milioni due anni più tardi.
GENERE Tra i nuovi assunti 180 mila furono donne che, vale la pena ricordarlo, voteranno la prima volta solo nel 1946. Tuttavia uscendo fuori di casa, che fosse per andare in fabbrica o a guidare il tram, ci fu una sorta di emancipazione femminile. Non solo lavoratrici però. Nacque la figura della madrina di guerra che forniva assistenza con la parola scritta ai combattenti grazie alla corrispondenza con il “suo” soldato.