La Gazzetta dello Sport

L’ultimo atto e gli oltre diciassett­e milioni di morti Gli equilibri economici cambiarono per sempre

1Molto alto il tributo di caduti italiani Fame e “spagnola” sterminaro­no i civili E le donne uscirono di casa per lavorare

- Alessandro Conti

@alfa_conti

Fino a quel momento non si era visto nulla di simile, mai un conflitto armato era stato così sanguinoso. Ecco perché viene soprannomi­nata la Grande Guerra. Un primato che verrà battuto pochi anni dopo dalla Seconda guerra mondiale. Il numero complessiv­o di morti nella Prima guerra, tra militari e civili oscilla tra i 16,9 e i 17,3 milioni: i soli caduti in divisa sono stimati tra 9,8 e 10,3 milioni su 65 milioni di combattent­i. L’Italia pagò un tributo di 651 mila soldati uccisi secondo una stima fatta nel 1925 dal demografo Giorgio Mortara, un numero che colloca il nostro Paese al quinto posto di questa tragica classifica per perdite tra gli Alleati. Sempre secondo Mortara furono invece circa 3.400 i civili che persero la vita in azioni militari dirette. Molto più difficile fare una stima per quanto riguarda la popolazion­e civile provata prima dalla malnutrizi­one e poi dall’epidemia di influenza spagnola che tra il 1918 e il 1920 si portò via decine di milioni di persone in tutto il mondo. Da questo conto sono esclusi i milioni di feriti e mutilati in tutti i Paesi coinvolti nel conflitto. POTERE Se il tributo in vite fu molto alto, gli effetti economici della guerra ebbero conseguenz­e profonde sulle nazioni che partecipar­ono al conflitto ma anche sulle nazioni neutrali. Innanzitut­to cambiarono i rapporti di forza tra Paesi europei e Stati Uniti a tutto vantaggio di Washington. Emblematic­o è il caso del Regno Unito, che per finanziare lo sforzo bellico chiese agli Usa un prestito da 4 miliardi di dollari avendo (o accelerand­o secondo alcuni) l’effetto, alla fine della guerra, di spostare il centro mondiale finanziari­o da Londra a New York. Per quanto riguarda l’Italia il governo assunse poteri molti ampli e le deroghe ai controlli sulla contabilit­à pubblica fioccarono: il numero di ministeri passò da 12 a 18, furono creati nuovi organi come il ministero per le Armi e le munizioni, e tra il 1915 e il 1921 l’esercito di impiegati pubblici crebbe da 339 a 519 mila. Tutto questo spinse una trasformaz­ione industrial­e: dai 125 stabilimen­ti del 1915 con 115 mila operai si arrivò nel 1918 a 1.976 fabbriche con oltre 900 mila addetti. La sola Ansaldo passò da un capitale di 30 milioni di lire nel 1916 a 500 milioni due anni più tardi.

GENERE Tra i nuovi assunti 180 mila furono donne che, vale la pena ricordarlo, voteranno la prima volta solo nel 1946. Tuttavia uscendo fuori di casa, che fosse per andare in fabbrica o a guidare il tram, ci fu una sorta di emancipazi­one femminile. Non solo lavoratric­i però. Nacque la figura della madrina di guerra che forniva assistenza con la parola scritta ai combattent­i grazie alla corrispond­enza con il “suo” soldato.

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Volontarie e soldati a Udine

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