Rossi, il sogno scivola via a quattro giri dalla fine
●Va in testa, resiste alla rimonta furiosa di Marquez, ma poi cade «Peccato, poteva essere la domenica più bella della mia carriera»
Poteva essere la chiusura del cerchio, la gara magica nel giorno perfetto. Cominciato con Francesco Bagnaia campione del mondo Moto2 e con la dolcissima ciliegina di Luca Marini, ormai il non più solo fratellino che si scopre dominatore e va a prendersi la prima vittoria nel Mondiale. All’appello mancava solo lui, e per 16 dei 20 giri in programma, Valentino Rossi ha cavalcato il grande sogno, in fuga dal primo metro come ai bei vecchi tempi andati, rivitalizzato da una Yamaha che nelle ultime gare è apparsa tutt’altra cosa rispetto alla moto che ha balbettato tutta la stagione e che, dopo il freddo ventoso di Phillip Island, stava dominando anche il forno di Sepang.
DIGIUNO Poteva essere la gara del ritorno a quel successo che a Vale manca da 497 giorni, Assen 2017, e fino alla prima curva del 17o giro sembrava che il 9 volte iridato potesse riuscire nell’impresa, nonostante Marc Marquez si avvicinasse ogni giro un pochino di più, un decimo rosicchiato a ogni passaggio, da quel 1”247 che al 12o giro era stato il massimo distacco tra i due ai 648 millesimi dell’ultimo riscontro sul traguardo. Poteva essere il giorno della grande battaglia tra i due campioni che avevano infiammato, e avvelenato, il mondo dello sport proprio su questa pista in un 2015 lontano nel tempo eppure ancora molto fresco nella memoria. Poteva. CARICA E invece, ad appena 4 giri alla fine, la scivolata che non ti aspetti da Rossi ha fatto deflagrare di delusione le tribune di Sepang. «Se avessi vinto sarebbe stata una giornata storica, forse la più bella della mia carriera — riconosce Valentino —. Adesso c’è molta delusione, ho vissuto il sogno fino a 4 giri dalla fine, ma credo che stanotte e domani sarà ancora più dura, meglio nascondere corde e sgabelli per evitare che faccia qualche stupidata». Trova la forza di scherzare, Rossi, ma l’adrenalina della Moto2 («Bisogna essere bravi a dividere le emozioni, ma dopo aver visto Pecco e Luca, uno normale si siederebbe sfinito 3-4 ore sul divano a piangere, e invece ti tocca fare la gara») era diventata una carica extra per scattare meglio di tutti al via e tentare la fuga. Con Andrea Iannone ingannato dall’ennesimo salvataggio di Marquez e giù per terra alla fine del primo giro, e la Ducati di Andrea Dovizioso che spariva inaspettatamente dai radar, la corsa diventava una fuga a tre, con Johann Zarco nel mezzo prima di essere anche lui costretto ad arrendersi al ritmo infernale impresso dai due colossi del Mondiale.
INDOMITO Valentino forzava, Marc non mollava. Rossi segnava un giro veloce, Marc lo replicava immediatamente. «Il mio piano era di provarci, mi conoscete — racconta Marquez —. Per tre-quattro volte ho rischiato di cadere, ma volevo arrivare alla fine con lui. E lottare. Fossi stato in lotta per il Mondiale con Dovizioso, sarebbe stata una gara in cui mi sarei accontentato di finire secondo o terzo. Ma avevo la motivazione extra della penalizzazione in griglia, di vincere come qui non mi accadeva da tanto, e di Valentino lì davanti!». «Sono contento di essere una motivazione per lui — replica con una risata Rossi —. Quando ho visto che avevo 1”2, ho spinto per dare un altro strappo, ci fossi riuscito sarei arrivato da solo. Ma lui ha replicato forte, il vantaggio è sceso a 1”2, poi a 9 decimi, poi a 7. Ero pronto agli ultimi due giri alla morte, la mia strategia era quella. Ma anche la sua. Sarebbe stata una bella lotta, potevo giocarmela. Invece, non so perché, la moto mi è partita dietro e sono scivolato, evidentemente ho fatto un errore». È stata la fine del sogno, mentre lontano da Marquez all’ultimo giro Alex Rins scavalcava Johann Zarco per il 4o podio dell’anno (Suzuki sempre a podio in queste 3 gare), Maverick Viñales chiudeva 4° con la solita rimonta dalle retrovie e Andrea Dovizioso, 6° dietro a Dani Pedrosa metteva in cassaforte il 2°posto in campionato. Unica soddisfazione di una giornata da dimenticare per la rossa.